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Giovedì, 25 Aprile 2024
Salute

Giornata Mondiale senza Tabacco: i dati e le iniziative per smettere di fumare

Solo in Italia muoiono 90mila persone ogni anno a causa del fumo e delle patologie collegate al tabacco: ecco perché smettere di fumare è fondamentale

Oggi, 31 maggio 2021, è la 33ma edizione della Giornata Mondiale senza Tabacco, dedicata quest’anno a quanti vorrebbero smettere di fumare ma sono sprovvisti degli strumenti adeguati e sufficienti ad affrontare questo percorso.

Secondo l’indagine PASSI, per il triennio 2014-2017, sono oltre 10 milioni (11,6) i fumatori in Italia, divisi tra 7,1 milioni di uomini e 4,5 di donne, con una media di 10-19 sigarette al giorno per il 42,8%. Ad aver smesso sono 6,3 milioni, mentre il 35% ha provato a smettere di fumare almeno 1 volta, ma senza successo (perché solo 1 su 10 ce la fa), e chi comincia a fumare ha un’età compresa tra i 15 e 17 anni.

Solo in Italia, inoltre, muoiono 90mila persone ogni anno a causa del fumo e delle patologie collegate al tabacco (a partire dai tumori, malattie respiratorie e cardiovascolari), e di questi 1 su 4 ha meno di 65 anni.

In prima linea, nell’intento di sensibilizzare la popolazione sugli effetti dannosi del fumo, l’Associazione Respiriamo Insieme-APS, che rinnova l’impegno promuovendo nel corso della Giornata Mondiale senza Tabacco un incontro live streaming con esperti medico-scientifico e rappresentanti delle istituzioni.

“Anche la nostra associazione si sta battendo per ottenere l’aumento del costo delle sigarette (normali ed elettroniche), del tabacco riscaldato e di altri prodotti considerati “light”. Si tratta di una misura che riteniamo necessaria e urgente – precisa Simona Barbaglia, Presidente dell’Associazione Respiriamo Insieme-APS - per mitigare l’impatto delle malattie fumo-correlate. Continua la nostra azione per mobilizzare le risorse utili a promuovere campagne nazionali di sensibilizzazione e per rispondere alle esigenze dei fumatori nella lotta alla dipendenza oltre a potenziare, con il personale sanitario e socio-sanitario, i servizi offerti dai centri pneumologici a favore dei malati con patologia respiratoria cronica aggravata dal fumo”. 

I danni del fumo

Tra i dati più allarmanti che emergono dalle ultime ricerche, chi comincia a fumare ha un’età compresa tra i 15 e 17 anni.

“È in questa fascia di età che il nostro apparato respiratorio è ancora in formazione e l’albero bronchiale in particolare non è ancora completamente sviluppato, essendo le ramificazioni bronchiali ancora in numero ridotto rispetto a quello della maturità dell’apparato respiratorio, che si raggiunge in entrambi i sessi dopo i 20 anni. Il fumo quindi – spiega Gianna Camiciottoli, Coordinatore del Comitato Scientifico dell'Associazione Respiriamo Insieme-APS, Professore Associato dell’Università di Firenze e Responsabile Unit Asma Grave Ospedale Universitario Careggi di Firenze - è un’importante causa di ridotta funzione polmonare permanente proprio per questo effetto di riduzione e/o arresto dello sviluppo completo dell’albero bronchiale. Il fumo agisce anche sulle pareti bronchiali creando un’infiammazione con caratteristiche tipiche, che comporta ispessimento delle pareti del bronco e aumento del numero e della funzione delle cellule mucipare. Inoltre il fumo riduce o azzera le capacità difensive dei bronchi e favorisce quindi il ristagno di secrezioni bronchiali, agendo inoltre sul parenchima polmonare con effetti di tipo destruente soprattutto sulle fibre elastiche, causando vere e proprie perdite di tessuto a configurare il quadro noto come enfisema polmonare”.

Ma non solo.

Il fumo di sigaretta è anche la causa principale dell'insorgenza della BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva), una condizione patologica dell’apparato respiratorio caratterizzata dalla comparsa di tosse, espettorazione e fatica respiratoria. Sebbene tutti i fumatori, con il tempo, andranno incontro a sintomi come tosse ed espettorazione, si stima che il 15-50% dei fumatori sviluppi questa patologia nel corso della vita. Il rischio di sviluppare la BPCO, inoltre, è maggiore in coloro che iniziano a fumare da giovani poiché, in questo caso, viene compromesso lo sviluppo polmonare. 

“Il fumo peggiora il controllo dell’asma bronchiale. Basti pensare che il cardine della terapia dell’asma bronchiale, in tutti i suoi possibili step di gravità (Documento GINA 2021), è l’antiinfiammatorio assunto per via inalatoria e che la maggior parte dei composti aspirati con il fumo di sigaretta – conclude Camiciottoli - ha un elevato potere infiammatorio. Inoltre alcuni di questi composti si legano sulla superficie bronchiale agli stessi recettori dove si legano i farmaci antiasmatici, contrastandone pesantemente l’efficacia”.

Perché è difficile smettere di fumare

Smettere di fumare risulta difficile. Si stima infatti che almeno il 35% degli italiani ha provato a smettere di fumare almeno una volta, ma di questi solo una bassa quota, meno del 10%, raggiunge l’obiettivo e riferisce di avere smesso di fumare da più di 6 mesi. 

“Fumare determina tre tipi di dipendenze che devono essere affrontate in modo diverso. La prima è quella fisica causata dalla nicotina. La seconda è quella comportamentale legata alle abitudini, ai gesti e ai rituali associati alla sigaretta. Infine quella psicologica dovuta al fatto che fumare aiuta a regolare ansia e a creare piacere, fornendo una sensazione di controllo sugli eventi esterni e su sé stessi, rendendo più agevole il contatto sociale. Inoltre, per chi soffre di una patologia respiratoria cronica, - spiega Ilaria Baiardini, Psicologa e Psicoterapeuta - la sigaretta può diventare una strategia disfunzionale per gestire le difficoltà e le emozioni connesse alla malattia. Fumare, in questi pazienti, assume quindi un’ulteriore valenza negativa, in quanto non solo danneggia la salute, ma ostacola il processo di adattamento alla malattia”.

Come smettere di fumare: trucchi e consigli per dire addio alle sigarette

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