Giornata Mondiale senza Tabacco: i dati e le iniziative per smettere di fumare
Solo in Italia muoiono 90mila persone ogni anno a causa del fumo e delle patologie collegate al tabacco: ecco perché smettere di fumare è fondamentale
Oggi, 31 maggio 2021, è la 33ma edizione della Giornata Mondiale senza Tabacco, dedicata quest’anno a quanti vorrebbero smettere di fumare ma sono sprovvisti degli strumenti adeguati e sufficienti ad affrontare questo percorso.
Secondo l’indagine PASSI, per il triennio 2014-2017, sono oltre 10 milioni (11,6) i fumatori in Italia, divisi tra 7,1 milioni di uomini e 4,5 di donne, con una media di 10-19 sigarette al giorno per il 42,8%. Ad aver smesso sono 6,3 milioni, mentre il 35% ha provato a smettere di fumare almeno 1 volta, ma senza successo (perché solo 1 su 10 ce la fa), e chi comincia a fumare ha un’età compresa tra i 15 e 17 anni.
Solo in Italia, inoltre, muoiono 90mila persone ogni anno a causa del fumo e delle patologie collegate al tabacco (a partire dai tumori, malattie respiratorie e cardiovascolari), e di questi 1 su 4 ha meno di 65 anni.
In prima linea, nell’intento di sensibilizzare la popolazione sugli effetti dannosi del fumo, l’Associazione Respiriamo Insieme-APS, che rinnova l’impegno promuovendo nel corso della Giornata Mondiale senza Tabacco un incontro live streaming con esperti medico-scientifico e rappresentanti delle istituzioni.
“Anche la nostra associazione si sta battendo per ottenere l’aumento del costo delle sigarette (normali ed elettroniche), del tabacco riscaldato e di altri prodotti considerati “light”. Si tratta di una misura che riteniamo necessaria e urgente – precisa Simona Barbaglia, Presidente dell’Associazione Respiriamo Insieme-APS - per mitigare l’impatto delle malattie fumo-correlate. Continua la nostra azione per mobilizzare le risorse utili a promuovere campagne nazionali di sensibilizzazione e per rispondere alle esigenze dei fumatori nella lotta alla dipendenza oltre a potenziare, con il personale sanitario e socio-sanitario, i servizi offerti dai centri pneumologici a favore dei malati con patologia respiratoria cronica aggravata dal fumo”.
I danni del fumo
Tra i dati più allarmanti che emergono dalle ultime ricerche, chi comincia a fumare ha un’età compresa tra i 15 e 17 anni.
“È in questa fascia di età che il nostro apparato respiratorio è ancora in formazione e l’albero bronchiale in particolare non è ancora completamente sviluppato, essendo le ramificazioni bronchiali ancora in numero ridotto rispetto a quello della maturità dell’apparato respiratorio, che si raggiunge in entrambi i sessi dopo i 20 anni. Il fumo quindi – spiega Gianna Camiciottoli, Coordinatore del Comitato Scientifico dell'Associazione Respiriamo Insieme-APS, Professore Associato dell’Università di Firenze e Responsabile Unit Asma Grave Ospedale Universitario Careggi di Firenze - è un’importante causa di ridotta funzione polmonare permanente proprio per questo effetto di riduzione e/o arresto dello sviluppo completo dell’albero bronchiale. Il fumo agisce anche sulle pareti bronchiali creando un’infiammazione con caratteristiche tipiche, che comporta ispessimento delle pareti del bronco e aumento del numero e della funzione delle cellule mucipare. Inoltre il fumo riduce o azzera le capacità difensive dei bronchi e favorisce quindi il ristagno di secrezioni bronchiali, agendo inoltre sul parenchima polmonare con effetti di tipo destruente soprattutto sulle fibre elastiche, causando vere e proprie perdite di tessuto a configurare il quadro noto come enfisema polmonare”.
Ma non solo.
Il fumo di sigaretta è anche la causa principale dell'insorgenza della BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva), una condizione patologica dell’apparato respiratorio caratterizzata dalla comparsa di tosse, espettorazione e fatica respiratoria. Sebbene tutti i fumatori, con il tempo, andranno incontro a sintomi come tosse ed espettorazione, si stima che il 15-50% dei fumatori sviluppi questa patologia nel corso della vita. Il rischio di sviluppare la BPCO, inoltre, è maggiore in coloro che iniziano a fumare da giovani poiché, in questo caso, viene compromesso lo sviluppo polmonare.
“Il fumo peggiora il controllo dell’asma bronchiale. Basti pensare che il cardine della terapia dell’asma bronchiale, in tutti i suoi possibili step di gravità (Documento GINA 2021), è l’antiinfiammatorio assunto per via inalatoria e che la maggior parte dei composti aspirati con il fumo di sigaretta – conclude Camiciottoli - ha un elevato potere infiammatorio. Inoltre alcuni di questi composti si legano sulla superficie bronchiale agli stessi recettori dove si legano i farmaci antiasmatici, contrastandone pesantemente l’efficacia”.
Perché è difficile smettere di fumare
Smettere di fumare risulta difficile. Si stima infatti che almeno il 35% degli italiani ha provato a smettere di fumare almeno una volta, ma di questi solo una bassa quota, meno del 10%, raggiunge l’obiettivo e riferisce di avere smesso di fumare da più di 6 mesi.
“Fumare determina tre tipi di dipendenze che devono essere affrontate in modo diverso. La prima è quella fisica causata dalla nicotina. La seconda è quella comportamentale legata alle abitudini, ai gesti e ai rituali associati alla sigaretta. Infine quella psicologica dovuta al fatto che fumare aiuta a regolare ansia e a creare piacere, fornendo una sensazione di controllo sugli eventi esterni e su sé stessi, rendendo più agevole il contatto sociale. Inoltre, per chi soffre di una patologia respiratoria cronica, - spiega Ilaria Baiardini, Psicologa e Psicoterapeuta - la sigaretta può diventare una strategia disfunzionale per gestire le difficoltà e le emozioni connesse alla malattia. Fumare, in questi pazienti, assume quindi un’ulteriore valenza negativa, in quanto non solo danneggia la salute, ma ostacola il processo di adattamento alla malattia”.