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Giovedì, 28 Marzo 2024
Ictus pediatrico

Ictus cerebrale nei bambini, quali sono i sintomi e quando intervenire: risponde la pediatra

“Lo stroke può colpire anche il bambino fin dall’età perinatale. La tempestività nell’intervento è fondamentale!”. La dott.ssa Di Stefano (SIP) spiega quali sono i campanelli cui prestare attenzione e come agire

Contrariamente a quel che molti pensano, l’ictus cerebrale può colpire non solo l’adulto ma anche il bambino fin dall’età perinatale. Lo stroke pediatrico (o ictus pediatrico) rientra, infatti, tra le prime 10 cause di morte nell’infanzia con una percentuale più alta nel primo anno di vita. “Gli ictus pediatrici, purtroppo, sono frequenti - spiega la dott.ssa Antonella Di Stefano, Direttore UOC Pediatria e Pronto Soccorso Pediatrico dell’AOE Cannizzaro di Catania e Consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria (SIP) -, ma non hanno una grandissima incidenza. "In base alla fascia d’età - continua la pediatra - distinguiamo tre tipologie di ictus cerebrale: perinatale (se avviene nelle ultime 18 settimane di gestazione fino ai primi 30 giorni dopo la nascita), neonatale (se avviene nel primo mese di vita) e pediatrico (se avviene tra 1 mese di vita e i 18 anni)". La maggior parte degli ictus in bambini al di sotto del 18 anni si verifica nel periodo perinatale. Per la sorpresa di molti, le giornate più “a rischio” di ictus ischemico (ostruisce di un vaso sanguigno cerebrale) corrispondono, infatti, alla prima settimana di vita. Stime precedenti riportavano un'incidenza di circa 1 caso su 3000 nati vivi. Secondo dati più recenti il rischio potrebbe arrivare addirittura a 1 caso su 1000 nati. La sua incidenza in soggetti di età compresa tra 28 giorni di vita e 18 anni è stimata, invece tra, 2 e 13 su 100.000 bambini all'anno (non così rara, se si pensa che questa incidenza è paragonabile a quella dei tumori cerebrali infantili).

Come negli adulti, anche nei bambini la tempestività nell’intervento è fondamentale. Perché questo sia efficace deve essere effettuato in una finestra di tempo molto stretta, ovvero entro 4 ore dalla manifestazione dei sintomi. Se l’ictus viene preso in tempo e curato presso una struttura idonea (Stroke Unit), possono cambiare la prognosi e e la qualità della vita del bambino. La dott.ssa Antonella Di Stefano, Direttore UOC Pediatria e Pronto Soccorso Pediatrico dell’AOE Cannizzaro di Catania e Consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria (SIP), spiega quali sono i campanelli d’allarme cui i genitori devono prestare attenzione e quando (e come) intervenire.

Ictus ischemico e Ictus emorragico

L’ictus si verifica quando un piccolo grumo di sangue ostruisce per un istante un vaso sanguigno cerebrale, in questo caso si parla di ictus ischemico. Quando, invece, un vaso cerebrale si rompe, si parla di ictus emorragico. In quest’ultimo caso lo stroke insorge più rapidamente e ha esiti spesso più gravi e con un rischio maggiore di esiti fatali. “Nel momento in cui avviene l’ictus - spiega la dott.ssa Di Stefano - una porzione del cervello rimane priva di ossigeno con comparsa di manifestazioni neurologiche, per questo motivo il tempo intercorso dalla sintomatologia alla diagnosi, e quindi alla conseguente terapia, è importante. La diagnosi precoce così come la terapia immediata possono, infatti, cambiare la prognosi e la qualità della vita del bambino, sin dall’età perinatale”.

I fattori di rischio nel bambino:

  • Malattie cardiache congenite o acquisite (soprattutto se associate a danni alle valvole cardiache);
  • Anomalie congenite delle pareti dei vasi;
  • Anomalie nella coagulazione del sangue.  

A queste si aggiungono, se l’ictus è perinatale:

  • Disordini nel funzionamento della placenta;
  • Parto prematuro o neonato piccolo per età gestazionale; 
  • Alterazioni della coagulazione o malattie autoimmuni nella madre;
  • Ipoglicemia grave del neonato o infezioni;
  • Complicanze durante il parto (meno del 10%).  

Nel caso dell’ictus pediatrico e giovanile altri fattori di rischio sono:

  • Traumi alla testa;
  • Malattie autoimmuni;
  • Anemia falciforme;
  • Infezioni.

Ictus e forame ovale pervio

Nell’ambito delle malattie cardiache congenite, un fattore di rischio può essere il forame ovale pervio, ovvero un’anomalia cardiaca che nei bambini è abbastanza frequente. “Nello specifico - spiega Di Stefano - il forame ovale, che si trova nella parete del setto interatriale che separa le due camere cardiache, atrio destro e atrio sinistro, è sempre aperto in utero durante la gravidanza e si chiude fisiologicamente entro il sesto mese o il primo anno di vita del bambino. L’insorgenza di cefalee improvvise, nel bambino più grande e nell’adolescente, potrebbero essere dovute alla presenza del forame ovale ancora pervio attraverso il quale si potrebbe verificare il passaggio di microemboli innescando i sintomi dell’emicrania”.

“Tra le possibili cause dell'ictus nei bambini - aggiunge la Consigliera SIP- si è parlato anche di ipertensione arteriosa nel bambino, ma non ci sono, ad oggi, ancora evidenze scientifiche in letteratura che dimostrino che la sola ipertensione nel bambino possa essere causa di ictus, bensì associata ad altre patologie come l’obesità e/o l’iperglicemia”.

Quando sospettare uno stroke nel bambino

Se il piccolo ha:

  • Convulsioni;
  • Paralisi di una parte o di metà del corpo;
  • Vomito a getto;
  • Mal di testa che insorge improvvisamente e peggiora rapidamente;
  • Coma;
  • Disturbo improvviso della deambulazione;
  • Disturbo improvviso della parola;
  • Disturbo improvviso della vista.

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Covid-19 e ictus nei bambini

Come negli adulti, l’ictus pediatrico è una complicanza della SARS-CoV-2. "Uno studio del 2021 - spiega la pediatra - ci sottolinea, tuttavia, che è stata rilevata solo nel 4,6% dei pazienti pediatrici con ictus ischemico testati per il virus. Infine, nei casi di MIS-C, tra i sintomi neurologici, è stato riportato anche lo stroke".

I campanelli d’allarme: quando recarsi dal pediatra

L’appello che il medico rivolge ai genitori è quello di “andare dal proprio pediatra o al pronto soccorso nel caso in cui si trovino davanti a una qualsiasi manifestazione dubbia a carattere neurologico, come per esempio una paresi anche sfumata di una parte del corpo, una difficoltà alla deambulazione, una cefalea improvvisa che non passa neanche dopo somministrazione di antidolorifico e per la quale il bambino richiede di stare con la luce spenta. O se insorgono problemi di articolazione della parola o improvvisi problemi di vista per cui il bambino non riesce a mettere a fuoco. Ecco, tutti questi possono essere dei campanelli di allarme”. La pediatra ricorda, infatti, che “agendo tempestivamente la prognosi cambia totalmente”.

Come prevenire l’ictus nei bambini

Di Stefano sottolinea “l’importanza di lavorare molto sulla prevenzione sia dei fattori di rischio, come ipertensione e obesità, ma anche sulle cause genetiche e malformative”. Nel caso dele forme perinatali, oggi non è ancora possibile identificare quali siano le madri o i neonati a rischio poiché non è stata ancora identificata la causa nella maggior parte dei casi. Di conseguenza, non ci sono misure preventive che al momento possano ritenersi efficaci. Per quanto riguarda le forme pediatriche, invece, alcune misure preventive possono essere attuate: le vaccinazioni, ad esempio, che riducono il rischio di ictus post-infettivo, e l’identificazione precoce dei soggetti a rischio (bambini con anemia falciforme o con altre malattie genetiche predisponenti l’ictus ischemico e con coagulopatie predisponenti l’ictus emorragico).

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