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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Vitamina D

Gli integratori di vitamina D servono davvero?

La supplementazione di questo pro-ormone è ampiamente raccomandata per la salute delle ossa, tuttavia i dati sulla prevenzione dell'osteoporosi e patologie simili, sono incoerenti

Quando occorre integrare la vitamina D, e soprattutto in che dosi? Il dibattito nella comunità scientifica è aperto da tempo. Se da un lato ci sono studi che sottolineano i benefici di questa vitamina, dall’altro ci sono quelli che mettono in luce i rischi che si potrebbero correre con la supplementazione di integratori. Sebbene, infatti, gli integratori di vitamina D siano ampiamente prescritti e utilizzati a beneficio della salute delle ossa per le persone con gravi carenze, massa ossea ridotta o osteoporosi, ancora non è chiaro se questa supplementazione riduca il rischio di danni muscoloscheletrici nella popolazione generale e sana. Ora un ampio studio clinico, condotto dai ricercatori del Brigham and Women's Hospital, ha rilevato che l’assunzione di integratori di vitamina D non riduce il rischio di rottura delle ossa nelle persone sane, dunque l'apparato muscoloscheletrico sembra trarre ben poco beneficio dalla supplementazione di questa vitamina. I risultati sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine.

La vitamina D e la salute delle ossa

Un terzo del nostro fabbisogno giornaliero di vitamina D proviene dagli alimenti (soprattutto pesce azzurro, tuorlo d’uovo, latte e formaggio), la restante parte viene prodotta dal nostro corpo (l’80%), per effetto dell’esposizione solare. Tra i compiti più importanti che svolge questa vitamina c’è l’assorbimento di calcio e fosforo nel sangue, ruolo che svolge nell’intestino (modulando l’assorbimento), nei reni (gestendo l'eliminazione) e nelle ossa (utilizzandoli). Il calcio in particolare è un minerale vitale per mantenere in buono stato di salute le ossa, che contengono il 99% del calcio presente nel corpo. Pertanto, quando i livelli di vitamina D sono bassi (al di sotto di 20-30 ng/ml), viene a mancare un adeguato “controllo” dell’assorbimento intestinale del calcio e del fosforo, causando rachitismo nei bambini in crescita, l’osteomalacia negli adulti, e l'osteoporosi. Le strutture scheletriche diventano quindi più fragili e soggette a fratture, malformazioni e dolori.

Lo studio

I ricercatori hanno raccolto i dati di uno studio chiamato VITAmin D e OmegA-3 TriaL (VITAL), nato originariamente per esaminare gli esiti cardiovascolari e il cancro. Tuttavia, lo studio, ha consentito anche l’accumulo di un'enorme quantità di informazioni sull'integrazione di vitamina D e altri problemi di salute. Dunque, i ricercatori hanno esaminato i dati relativi a quasi 26.000 adulti che hanno assunto la vitamina D supplementare (2.000 UI al giorno). All’inizio dello studio, la stragrande maggioranza dei partecipanti aveva livelli di vitamina D buoni (valori da 30 a 100 ng/ml), con solo il 2,4% che aveva livelli sufficientemente bassi, quindi con una grave carenza (valori inferiori a 10 ng/ml). Dopo 5 anni, sono state riportate in totale 1.991 fratture su 1.551 partecipanti. Rispetto al placebo, dunque, la vitamina D supplementare non ha ridotto le fratture totali, non vertebrali o dell'anca.  Le analisi hanno inoltre mostrato che non vi erano effetti della vitamina D supplementare su fratture osteoporotiche maggiori, fratture del polso o fratture pelviche. 

La vitamina D non riduce il rischio di fratture in persone sane

Nel complesso, i risultati di questo ampio studio clinico non supportano l'uso di integratori di vitamina D per ridurre le fratture negli uomini e nelle donne sani. “Tuttavia, questi risultati - ha dichiarato Meryl LeBoff, autrice principale dello studio - non si applicano agli adulti con carenza di vitamina D o bassa massa ossea o con osteoporosi. La maggior parte dei partecipanti allo studio non era, infatti, carente e potrebbe aver già raggiunto il livello di vitamina D necessario per mantenere in salute le ossa. I nostri studi in corso - ha proseguito LeBoff - stanno cercando di capire se i livelli di vitamina D libera o la variazione genetica nell'assorbimento, nel metabolismo o nella funzione dei recettori della vitamina D, forniranno informazioni sugli individui che potrebbero trarre beneficio dalla vitamina D supplementare sulla salute muscoloscheletrica”.

Cosa dicono gli altri studi

E’ chiaro dunque che la vitamina D sia un pro-ormone fondamentale per la salute dell'organismo. Oltre ad essere un regolatore nel metabolismo del calcio e delle ossa, esercita anche una funzione immuno-modulante, cioè migliora la risposta immunitaria dell’organismo. Pertanto, la carenza di questa vitamina è associata non solo a un indebolimento della struttura muscoloscheletrica, ma anche a un aumento delle infezioni in generale, e a un rischio aumentato di diverse malattie, come cancro, malattie cardiovascolari e autoimmuni, morbo di Alzheimer, allergie, sclerosi multipla, obesità e riduzione del tono dell’umore.

Per questo motivo la vitamina D si è guadagnata la reputazione di essere uno dei pochi integratori che le persone sane dovrebbero assumere sempre. Ma su questo gli studi restituiscono conclusioni contrastanti. Mentre uno studio del 2021 ha concluso che gli integratori di vitamina D non proteggono la maggior parte delle persone dallo sviluppo di raffreddori, influenza e altre infezioni respiratorie acute, sebbene potrebbero aiutare ad alleviarle, una serie di precedenti risultati del progetto VITAL hanno concluso che gli integratori di vitamina D non prevengono nemmeno infarti, ictus o cancro, sebbene sembrino ridurre potenzialmente il rischio di morte per cancro. D'altra parte, un altro studio, pubblicato quest'anno, ha rilevato che gli integratori giornalieri di vitamina D potrebbero ridurre il tasso di malattie autoimmuni del 22% negli ultracinquantenni.

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