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Venerdì, 19 Aprile 2024
Freddo e influenza

Perché quando arriva il freddo ci ammaliamo più facilmente?

Una nuova ricerca ha scoperto per la prima volta qual è il meccanismo biologico che spiega come mai in inverno siamo più predisposti ad ammalarci

Con l’arrivo dell’inverno siamo tutti più predisposti ad ammalarci. Ma perché? Il nesso tra freddo e malanni stagionali è evidente da sempre, tuttavia la ricerca non era, sino ad ora, ancora riuscita a capire in che modo le temperature fredde rendessero più vulnerabile il nostro organismo. Convenzionalmente, si è sempre pensato che la stagione del raffreddore e dell'influenza fosse quella invernale, poiché nei mesi più freddi le persone tendono a stare maggiormente in casa o confinati in spazi chiusi, dove la trasmissione virale è facilitata (lo abbiamo visto con il Covid). Ma a quanto pare non è questo il motivo.

Un team di ricerca della Northeastern University di Boston ha scoperto il meccanismo biologico che spiega come mai quando le temperature si abbassano ci si ammala di più di raffreddore, influenza e anche di Covid. Secondo i ricercatori, il freddo indebolisce la risposta immunitaria messa in atto dalla mucosa nasale per combattere gli attacchi degli agenti patogeni. La scoperta potrebbe tracciare la strada allo sviluppo di nuovi farmaci preventivi. I risultati sono stati pubblicati sul Journal of Allergy and Clinical Immunology.

Il naso è la prima linea di difesa dell’organismo

Il naso è il primo sito di contatto tra l’organismo e l'ambiente esterno, e quindi un probabile punto di ingresso per agenti patogeni che possono causare infezioni. Questi agenti di diversa natura (virus, batteri, ecc) vengono inalati oppure trasportati dalle mani nella parte anteriore del naso dove si fanno strada nell’organismo attraverso le vie aeree superiori, e scatenano infezioni. Il modo in cui la mucosa nasale si protegge dall’attacco di questi agenti patogeni non era ben compreso fino a quando uno studio del 2018 della Northeastern University ha scoperto che il naso innesca una risposta immunitaria innata quando i batteri vengono inalati. Più precisamente, una volta che le cellule nella parte anteriore del naso, rilevano i batteri, rilasciano nel muco miliardi di minuscole sacche piene di liquido chiamate vescicole extracellulari (o EV, extracellular vesicle) per circondare e attaccare i batteri. “Il rilascio di questo sciame di veicoli elettrici è un po' come dare un calcio a un nido di vespe” ha affermato il dott. Belier.

I ricercatori avevano inoltre scoperto che le sacche piene di liquido trasportato dagli EV contenevano proteine antimicrobiche capaci di proteggere sia la parte anteriore del naso (quella del primo contatto) sia quella posteriore, impedendo ai batteri di penetrare troppo nell’organismo. Con il nuovo studio, volevano capire se questo stesso meccanismo innato di difesa veniva innescata anche coi virus respiratori.

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Lo studio

I ricercatori hanno così raccolto campioni di tessuto nasale dal naso di un gruppo di pazienti sottoposti a intervento chirurgico e di volontari sani, e osservato come il muco nasale rispondeva all'attacco di tre virus: un coronavirus e due rinovirus che causano il comune raffreddore. Ogni virus ha innescato nelle cellule nasali il rilascio di uno sciame di vescicole extracellulari, come accade coi batteri ma utilizzando un percorso di segnalazione diverso. I ricercatori hanno anche compreso il meccanismo alla base di questa risposta ai virus: dal momento in cui gli EV vengono rilasciati, agiscono come esche, trasportando recettori a cui il virus si lega al posto delle cellule nasali. "Più esche ci sono - ha spiegato il dott. Di Huang, primo autore dello studio - più particelle virali agganciano prima che queste abbiano la possibilità di legarsi alle cellule nasali, il che impedisce l'infezione".

Il freddo compromette la risposta immunitaria che si innesca nel naso

 A questo punto, i ricercatori hanno testato in che modo le temperature più fredde influenzano questa risposta, tenendo conto del fatto che la temperatura interna del naso dipende fortemente dalla temperatura dell'aria esterna che inala. Hanno, quindi, fatto spostare i volontari sani da un ambiente con una temperatura ambiente (circa 25°) in un ambiente con temperature di 4,4° C per 15 minuti, e visto che la temperatura all'interno del naso era scesa di circa 5° C. Hanno quindi portato a 4,4° anche i campioni di tessuto nasale prelevati da pazienti operati e osservato una risposta immunitaria attenuata.

In particolare, hanno visto che passando da una temperatura di circa 25° a una di 4,4° la quantità di EV secreta dalle cellule nasali diminuiva del 42%, così come veniva compromessa la quantità di proteine antivirali presente nelle vescicole. "Combinati, questi risultati - ha detto Huang - forniscono una spiegazione meccanicistica per la variazione stagionale delle infezioni delle vie respiratorie superiori".

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La scoperta traccia la strada allo sviluppo di nuovi farmaci preventivi

Con questo studio ricercatori hanno scoperto qual è il meccanismo immunitario che si innesca nel naso per difendere l’organismo dagli attacchi patogeni, e mostrato come il freddo può compromette questa protezione. “Ora - ha concluso Mansoor Amiji, della Northeastern University - la domanda è in che modo possiamo sfruttare questo fenomeno naturale, ricreare un meccanismo difensivo all'interno del naso e potenziare questa protezione, soprattutto nei mesi più freddi". In effetti, secondo gli autori si possono immaginare delle terapie farmacologiche, come ad esempio uno spray nasale che aumenti il numero di vescicole nel naso o che agisca sui recettori delle vescicole.

Immagine tratta dallo studio

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