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Giovedì, 25 Aprile 2024
Fumo e cancro ai polmoni

Perché molti fumatori non rischiano di sviluppare il cancro ai polmoni

Secondo uno studio, solo il 10-20% dei fumatori sviluppa questa neoplasia perchè questi soggetti hanno un sistema capace di riparare i danni genetici causati dal fumo o di ‘disintossicare’ da esso

Il tumore del polmone è una delle prime cause di morte per cancro negli uomini e la seconda nelle donne in Italia, con quasi 34.000 decessi nel 2021. Negli ultimi anni si è registrata una lieve diminuzione dell'incidenza negli uomini, ma un aumento significativo nelle donne: questa inversione di tendenza è legata all'abitudine al fumo, calata nella popolazione maschile ma aumentata in quella femminile. Il fumo di sigaretta è, infatti, considerato il più importante fattore di rischio per questa neoplasia. Più si fuma (o più fumo si respira passivamente) nella vita, maggiore è la probabilità di ammalarsi. Ad aumentare il rischio, non solo la quantità di tempo in cui si è fumato ma anche il numero di sigarette fumate (anche se il primo fattore rimane il più impattante). Secondo gli esperti, se si inizia a fumare da giovanissimi un pacchetto al giorno e si prosegue per il resto della vita, ci si può ammalare addirittura di più rispetto a chi fuma due pacchetti al giorno ma per un tempo più breve. In particolare, il rischio dei fumatori di ammalarsi di tumore al polmone aumenta di circa 14 volte rispetto ai non fumatori e addirittura fino a 20 volte se si fumano più di 20 sigarette al giorno. Smettere, invece, determina una forte riduzione del rischio che varia, però, a seconda dell’età. Secondo l’American Cancer Society, se si smette di fumare prima dei 35 anni il rischio si riduce del 90%, se si smette entro i 50 anni la mortalità nei 15 anni successivi si dimezza rispetto a chi continua, se si mette dopo i 60 anni si guadagnano 3 anni di vita attesa.

Fumare tabacco, quindi, non solo aumenta il rischio di malattie cardiache, diabete e ictus, ma è anche la principale causa nella stragrande maggioranza dei casi di cancro al polmone. Nonostante questa evidenza, tuttavia, solo il 10-20% dei fumatori sviluppa effettivamente questa neoplasia. Alcune persone fumano per decenni un pacchetto di sigarette al giorno e in qualche modo evitano il cancro ai polmoni. Come è possibile? Secondo quanto emerso da una recente ricerca, condotta dall'Albert Einstein College of Medicine, questi fumatori hanno un sistema capace di riparare i danni genetici causati dal fumo e che li protegge dal rischio di tumore al polmone. Questa scoperta, pubblicata su Nature Genetics, potrebbe aiutare a identificare precocemente quei fumatori che corrono un rischio maggiore di sviluppare la malattia e quindi meritano un monitoraggio più attento.

Sintomi e tipi di tumore del polmone

Il tumore del polmone non si manifesta quasi mai con sintomi nelle fasi iniziali. Spesso, la malattia viene, infatti, diagnosticata quando si effettuano esami per altri motivi. Quando presenti, i sintomi più comuni sono: tosse continua che non passa o peggiora nel tempo, raucedine, presenza di sangue nel catarro, respiro corto, dolore al petto che aumenta nel caso di un colpo di tosse, perdita di peso e di appetito, stanchezza, infezioni respiratorie (bronchiti o polmoniti) frequenti o che ritornano dopo il trattamento.

Dal punto di vista clinico - come chiarisce l’AIRC - si distinguono due tipi principali di tumore del polmone che insieme rappresentano oltre il 95% di tutte le neoplasie che colpiscono questi organi: il tumore polmonare a piccole cellule (10-15% dei casi) e il tumore polmonare non a piccole cellule (85% dei casi), entrambi originati dal tessuto epiteliale che riveste le strutture polmonari. Nel restante 5% dei casi il tumore non origina dall'epitelio ma dal tessuto endocrino (carcinoide polmonare) o linfatico (linfoma polmonare).

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Il fumo causa mutazioni genetiche

Da tempo la ricerca ha appreso che il fumo innesca mutazioni genetiche nelle cellule epiteliali polmonari normali (cioè le cellule che rivestono il polmone) che, a loro volta, possono portare al cancro del polmone. In particolare, secondo uno studio, pubblicato su Science, le cellule polmonari delle persone che fumano un pacchetto di sigarette al giorno sviluppano circa 150 nuove mutazioni genetiche ogni anno, aumentando enormemente il rischio di cancro ai polmoni. Le cellule epiteliali polmonari sopravvivono per anni, anche decenni, e quindi possono accumulare mutazioni sia con l'età che con il fumo. Di tutti i tipi di cellule del polmone, le epiteliali polmonari sono quelle con la più alta probabilità di diventare cancerose.

Una nuova tecnica di sequenziamento

Partendo da questa evidenza, il team ha analizzato con una nuova tecnica di sequenziamento (chiamata “amplificazione a spostamento multiplo a cellula singola” e sviluppata nel 2017 dal Dr. Jan Vijg, co-autore senior dello studio e professore di Genetica), le cellule epiteliali polmonari, raccolte con broncoscopia da 14 soggetti non fumatori, di età compresa tra 11 e 86 anni, e da 19 soggetti fumatori, di età compresa tra 44 e 81 anni, che avevano fumato un pacchetto di sigarette fumate al giorno per un anno. “I metodi di sequenziamento dell'intero genoma a cellula singola possono includere errori di sequenziamento difficili da distinguere dalle vere mutazioni, un grave difetto quando si analizzano cellule contenenti mutazioni rare e casuali”, ha spiegato il Dr. Vijg. Il nuovo metodo, sviluppato dal ricercatore, ha risolto questo problema e consentito di ottenere una rappresentazione molto più accurata delle vere mutazioni delle cellule epiteliali polmonari dei pazienti coinvolti nello studio.

I fumatori 'accaniti' sono capaci di riparare i danni genetici causati dal fumo

Come previsto, i ricercatori hanno trovato molte più mutazioni nelle cellule polmonari dei fumatori rispetto a quelle dei non fumatori, ma scoperto anche che i fumatori più accaniti non avevano il più alto numero di mutazioni. In particolare, hanno osservato che il numero di mutazioni cellulari era strettamente legato alla quantità di sigarette che il soggetto aveva fumato, ma solo fino a un certo punto: nei soggetti che avevano fumato 23 pacchetti all'anno (un pacchetto all'anno di fumo equivale a un pacchetto di sigarette fumato al giorno per un anno), l'aumento delle mutazioni cellulari si era interrotto.

Il motivo per cui i fumatori più accaniti non mostravano il più alto carico di mutazioni, secondo gli autori dello studio, è legato al fatto che queste persone hanno sistemi molto più competenti nel riparare i danni al DNA o nel ‘disintossicare’ dal fumo di sigaretta renderlo meno ‘capace’ di causare mutazioni. “Tuttavia - hanno dichiarato i ricercatori - sono necessarie ulteriori prove per confermare questa spiegazione”.

Solo il 10-20% dei fumatori sviluppa il cancro ai polmoni

Lo studio ha, quindi, dimostrato che i fumatori più ‘accaniti’ sono sopravvissuti così a lungo nonostante abbiano fumato più degli altri soggetti, perché sono riusciti a interrompere l’accumulo di mutazioni causate da esso. "Questo - ha spiegato il Dr. Simon Spivack, coautore senior dello studio e professore di professore di medicina, epidemiologia, salute della popolazione e genetica all'Albert Einstein College of Medicine - conferma sperimentalmente che il fumo aumenta il rischio di cancro ai polmoni aumentando la frequenza delle mutazioni, come precedentemente ipotizzato, ma probabilmente è anche uno dei motivi per cui così pochi fumatori (dal 10 al 20%) si ammalano di cancro ai polmoni”.

L’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce

Se questa scoperta sarà confermata anche da ulteriori studi, potrebbe tracciare la strada a nuove strategie per la prevenzione e la diagnosi precoce abbassando così il tasso di mortalità per cancro ai polmoni. Dopo questo studio, il team spera  di poter sviluppare nuovi test che siano in grado di determinare la capacità di una persona di riparare il DNA o di disintossicarsi dal fumo, per poter valutare il suo rischio di sviluppare il tumore ai polmoni a causa del fumo, e, in tal caso, intervenire tempestivamente.

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