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Giovedì, 28 Marzo 2024
Come sta cambiando l'olfatto

Gli esseri umani stanno perdendo lentamente l'olfatto: lo svela uno studio

Questa volta il Covid non c'entra. Alcuni ricercatori hanno scoperto come l'evoluzione di specie ci stia facendo gradualmente perdere la capacità di distinguere gli odori

L’olfatto ricopre una funzione fondamentale per l’essere umano perché ci consente, insiemi agli altri 4 sensi, di interagire con l’ambiente circostante. Ma ognuno lo sperimenta in modo differente. C’è, infatti, chi è incapace di percepire un particolare odore, e chi, invece, ne riconosce perfettamente qualità, gradevolezza e/o intensità. Questo accade perché il nostro sistema olfattivo, per rappresentare l’odore, combina l’input di più tipi di recettori odorosi (ne sono circa 400 che variano da soggetto a soggetto) con un insieme unico di variazioni genetiche (diverso per ogni soggetto) che portano a variazioni nella percezione olfattiva. Secondo uno studio del 2013 pubblicato su Nature, due persone, in media, hanno differenze in oltre il 30% dei loro geni dei recettori odoranti. Questo spiegherebbe perché alcuni trovano degli odori pungenti o piacevoli mentre altri non riescono nemmeno a percepirli. 

A fornirci maggiori informazioni sui meccanismi della codifica olfattiva (di cui si conosce ancora molto poco), un team di ricerca dello Shanghai Institute of Nutrition and Health. I ricercatori hanno scoperto una variabilità genetica (riscontrata in buona parte del campione analizzato) associata a una minore percezione degli odori, e concluso che questa informazione è un indicatore del fatto che con l’evoluzione di specie gli esseri umani starebbero perdendo gradualmente l’olfatto. Lo studio è stato pubblicato su PLOS Genetics .

Come funziona l’olfatto

Il funzionamento dell’olfatto è legato ai neuroni sensoriali olfattivi, localizzati nella parte alta del cavo nasale, che si collegano direttamente con il cervello e fanno sì che questo elabori le informazioni sugli odori. Ciascun neurone olfattivo ha un recettore per uno specifico odorante. Quando ci troviamo a bere una tazzina di caffè o annusiamo un fiore o un albero di pino, le microscopiche molecole rilasciate da queste sostanze stimolano i recettori cosìcchè i neuroni corrispondenti inviino messaggi al cervello che identifica e rappresenta l’odore. Gli odori possono raggiungere i neuroni sensoriali olfattivi attraverso due vie: le narici e un canale che collega il tetto della gola al naso (quando mastichiamo il cibo). In caso di raffreddore, quando il naso è tappato, gli odori non raggiungono le cellule sensoriali reattive agli odori, facendoci perdere la capacità di gustare quel che mangiamo. Questo fa capire come olfatto e gusto lavorino in strettissimo contatto.

Lo studio

Per studiare il funzionamento dell’olfatto, il team di ricerca dello Shanghai Institute of Nutrition and Health guidato da Bingjie Li ha chiesto a 1000 cinesi Han (gruppo etnico maggioritario della Cina) e a 364 persone etnicamente diverse di New York di annusare 10 fragranze, inclusi due odori che le persone spesso percepiscono in modo diverso o uguale: un muschio sintetico chiamato Galaxolide e una molecola chiave associata all'odore corporeo. I partecipanti hanno valutato l'intensità e la gradevolezza degli odori su una scala di 100 punti, mentre i ricercatori hanno esaminato la variazione genetica nei loro geni olfattivi, sperando di trovare cambiamenti legati al modo in cui percepivani i profumi.

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Perché percepiamo gli odori in maniera differente

Il confronto tra questa variabilità percettiva e la variabilità genetica ha consentito ai ricercatori di identificare il ruolo di due nuovi recettori dell'olfatto: uno che rileva il Galaxolide - un odore "pulito", dolce e talcato utilizzato in molte fragranze - e un altro che rileva la sostanza chimica chiamata 3M2H, uno dei circa 120 composti che compongono l'odore del corpo umano. I ricercatori hanno osservato che le mutazioni nei geni che codificano per questi recettori hanno influenzato la capacità delle persone di percepire gli odori come più forti o meno intensi, ma la genetica spiega solo una piccola parte della differenza.

L'olfatto degli esseri umani si è ridotto nel tempo

Incuriositi da questa osservazione, Li e i colleghi hanno esaminato queste due mutazioni nei geni insieme ad altre 27 mutazioni note legate agli odori, confrontando l'età evolutiva delle mutazioni (cioè quando queste si sono espresse nei nostri geni) e quanto queste rendessero i recettori dell'olfatto più o meno sensibili agli odori.

”Riassumendo tutte le variazioni genetiche pubblicate che si associano alla percezione dell’odore - hanno dichiarato i ricercatori -, abbiamo scoperto che gli individui con versioni ancestrali dei recettori tendevano a valutare l'odore corrispondente come più intenso", aggiungendo che questo studio suggerisce che l'olfatto degli esseri umani sì è ridotto col tempo.

La vecchia teoria sull'evoluzione dei sensi

I risultati dello studio supportano una vecchia ipotesi secondo cui l'olfatto degli esseri umani si è ridotto nel tempo a causa dei cambiamenti nei geni che codificano per i nostri recettori dell'olfatto. A confermare tale teoria alcuni studi genetici che mostrano un calo del numero di geni recettoriali olfattivi funzionali con l'evoluzione dei primati nell'uomo. In realtà, tale ipotesi si sovrappone a un'antica credenza secondo cui gli esseri umani avrebbero perso il senso dell'olfatto quando la vista è diventata il senso dominante. L'evoluzione umana è stata, infatti, caratterizzata dallo sviluppo graduale della vista e dalla riduzione dell'olfatto, evidenziata nella letteratura antropologica dalla progressiva diminuzione del muso quando gli occhi si sono spostati al centro del viso per assecondare la visione in profondità. Contemporaneamente, l'utilizzo di un habitat diverso e l'adozione di un atteggiamento eretto hanno allontanavato il naso dal suolo, con le sue ricche varietà di odori.

A supportate tale teoria il fatto che gli esseri umani e altri primati hanno centinaia di geni olfattivi in meno rispetto ai mammiferi che seguono il loro naso come i ratti, e circa la metà dei geni dell'olfatto che abbiamo non ricopre più alcuna funzione.

La capacità di distinguere gli odori deve essere allenata

Di recente questa vecchia teoria è stata fortemente contestata. Secondo alcuni ricercatori il nostro senso dell'olfatto non funziona così male come potremmo pensare. Anche se alcuni studi sull'olfatto suggeriscono che abbiamo meno geni olfattivi rispetto ad altri animali, l'abilità umana nel discernere gli odori supera le nostre aspettative e anche quella di altri animali. "Come altri mammiferi - ha dichiararo il neuroscienziato John McGann della Rutgers University - gli esseri umani possono distinguere tra un numero incredibile di odori e possono persino seguire tracce di odori. Ciò che conta non è il numero di geni che codificano per i recettori dell'olfatto, o quanti neuroni hanno gli esseri umani nel bulbo olfattivo, ma come essi lavorano per decodificare l'olfatto". 

“Il nostro olfatto sembra funzionare bene. La nostra comprensione sul funzionamento di questo senso è distorta a causa degli studi condotti fino ad oggi, perché questi si sono concentrati prevalentemente sugli occidentali, che vivono in un contesto culturale in cui l'olfatto non è particolarmente stimolato” ha dichiarato la psicologa Asifa Majid della Radboud University -. Basta pensare che intere popolazioni in altre parti del mondo, come il popolo Jahai della Malesia, sono molti più brave nel rilevamento e riconoscimento degli odori. E, allora, forse il problema dell'olfatto degli occidentali è che è fuori allenamento".

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