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Giovedì, 25 Aprile 2024
Rooming in

Il rooming-in è sempre una scelta libera della mamma? Parla il neonatologo

“Il rooming-in deve essere sempre la prima opzione proposta, tuttavia l’istituzione ospedaliera deve saper prevedere ed accettare senza colpevolizzazioni la scelta diversa da parte delle mamme”. L'intervista al neonatologo-pediatra Riccardo Davanzo, presidente SIN

Il caso del bimbo morto soffocato al Pertini ha sollevato importanti questioni e problematiche, sino ad ora sommerse, che riguardano le neomamme e i loro diritti. Ad essere sotto accusa in questi giorni è il rooming-in, ovvero la gestione congiunta di madre e bambino dopo la nascita e fino alla dimissione ospedaliera. Questa pratica ha alimentato fronti di dibattiti non solo nel mondo scientifico ma anche sui social dove mamme, note e meno note, stanno riportando la loro testimonianza, sottolineando come il dramma accaduto nella notte tra il 7 e l’8 gennaio poteva capitare anche a loro. “Quella che un tempo, negli anni ’70 e ’80, era considerato un traguardo da raggiungere (la separazione zero fra madre e bambino) - dichiara a Today il neonatologo-pediatra Riccardo Davanzo, Presidente della Commissione Allattamento della Società Italiana di Neonatologia (SIN) -, in questi giorni viene paradossalmente messo in discussione”.

Sì perché fino agli anni '90 i bambini subito dopo la nascita venivano portati nelle nursery ospedaliere e assistiti dalle puericultrici. Non esistevano alternative a questa pratica che consentiva alle mamme di trascorrere solo pochi minuti coi loro piccoli e in precisi periodi della giornata. Questa consuetudine oggi è però superata ed abbandonata dalla gran parte degli ospedali italiani in favore del rooming-in, promosso dall’OMS e dall’UNICEF per sostenere il contatto tra neonato e mamma sin dalle prime ore dopo la nascita. Ma quando il rooming-in, alla base dell’attuale modello organizzativo della Maternità, diventa pericoloso? E soprattutto, questa pratica è una scelta libera della mamma o può essere imposto dalla struttura ospedaliera?

Dott. Davanzo, il rooming-in dovrebbe essere una scelta libera della mamma, ma talvolta, come riportano alcune testimonianze di mamme, viene imposto dalla struttura ospedaliera. Perché non sempre viene tutelato il diritto della madre a riposare?

“Perché un modello assistenziale valido come il rooming-in può venir declinato in maniera imperfetta per mancanza di una “policy” appropriata. Queste carenze non dipendono tanto dal contesto logistico, quanto dalla cultura e dalle competenze comunicative del personale sanitario. L’assistenza fornita, nei limiti del possibile, deve essere individualizzata ed empatica. Ci tengo a sottolineare che è corretto accoglierle le critiche e le esperienze negative delle donne per interrogarci su quale sia la qualità attuale nelle nostre Maternità di questo modello sanitario. Queste riflessioni potranno portarci a introdurre dei correttivi, ma di sicuro non a sconfessare la bontà di un’organizzazione ospedaliera che risponde ad essenziali bisogni di salute di mamma e bambino, quali facilitare l’attaccamento, colonizzare con germi materni piuttosto che ospedalieri il neonato, facilitare l’avvio dell’allattamento, evidenziare situazioni di rischio psico-sociale prima di andare a casa”.

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Cosa prevede la pratica alternativa al rooming-in?

“Prevede la gestione dei neonati al Nido, messi in cullette uno vicino all’altro, visibili magari oltre una vetrata da familiari e visitatori. L’assistenza in questo caso non può essere individualizzata, perché sarà impossibile per le infermiere del Nido rispondere tempestivamente alle esigenze psicologiche, fisiche, alimentari di decine di bambini. Portare avanti e indietro dal Nido alla mamma, solo per le poppate, il proprio figlio è routine involuta, d’altri tempi. Né è proponibile, sostenibile, direi quasi non etico, che per le esigenze di questi neonati sani sia destinato un numero eccessivo di infermiere, che potrebbero essere impiegate per l’assistenza a neonati ammalati”.

Quando il rooming-in può diventare controproducente o addirittura pericoloso?

“Il rooming-in deve essere sempre la prima opzione proposta, ma la donna per essere partecipe va informata, coinvolta, supportata. In altre parole l’istituzione ospedaliera non può e non deve porre sullo stesso piano i due modelli assistenziali (rooming-in e Nido), ma deve saper prevedere ed accettare senza colpevolizzazioni la scelta diversa da parte delle donne. Questa scelta risulta più frequente se per qualche motivo il sostegno pratico e psicologico fornito dagli operatori sanitari risulta inadeguato. E’ impossibile stabilire un protocollo che elenchi quali siano le situazioni in cui è meglio che un neonato sano sia tenuto al Nido. Questa decisione deve emergere dall’interazione fra la madre e l’operatore sanitario, e tener presente lo stato generale della madre. Va tuttavia precisato che ci sono mamme che indipendentemente dall’entità e dalla qualità del supporto disponibile preferiscono comunque delegare la gestione del neonato, senza che ci siano evidenti motivazioni”.

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E i papà? Quale ruolo devono avere?

“Sono una risorsa importante, non solo come padri, ma come partner che possono meglio di chiunque altro capire ed aiutare la propria compagna ed in situazioni particolari fare in aggiunta interventi di advocacy. Informare i padri e coinvolgerli è in grado di aumentare la probabilità che la madre allatti al seno”.

Il rooming in è differente dal co-sleeping. Quali rischi comporta dormire con il neonato nel letto?

“Il dormine nello stesso letto (co-sleeping) deve essere distinto dalla condivisione del letto di una mamma vigile con un neonato sano pur addormentato. Questo secondo scenario riveste un valore pratico ed affettivo indiscutibile. I rischi, invece, del dormire in un letto condiviso esistono e inducono SIN e SIP a suggerire di mettere a fine poppata (o quando la madre si sente stanca e teme di potersi addormentare) il neonato nella sua culla. Va precisato che se mamma e neonato si addormentano nello stesso letto, il più delle volte non succede nulla di male. Rarissime volte però il neonato presenta un collasso postnatale, entità nota in tutti i paesi con elevati standard sanitari. Si tratta di un arresto del respiro e del cuore inatteso ed inspiegato, che in ¼ dei casi esita purtroppo in morte. E’ una situazione per certi versi simile a quella della morte in culla (SIDS), che sappiamo avvenire a domicilio, con un picco di rischio attorno al 2°-4° mese di vita. La causa precisa di questo collasso postnatale è e resta ignota nella maggior parte dei casi. Il fatto però che alcune volte il collasso postnatale capiti in occasione di una posizione incongrua del neonato che non gli consente di respirare ha indotto le Società scientifiche ad esprimersi prudentemente con la raccomandazione di cui sopra”.

Quindi si raccomanda di non dormire con il proprio neonato nel letto? E per quanto riguarda l’allattamento a letto? Esiste una posizione ideale per allattare?

“Effettivamente la raccomandazione di non dormire nello stesso letto può penalizzare l’intimità del rapporto madre-bambino. Questo consiglio vale però soprattutto durante i primi giorni dopo la nascita, quando la stanchezza del travaglio e del parto richiede d’essere recuperata. A casa invece la mamma deciderà quale modalità di gestione sia più consona alle proprie esigenze in base alla sostenibilità della fatica di alzarsi e prendere ogni volta il bambino per poppate talora molto frequenti. Dovranno prevalere gli aspetti pratici, ma il rischio della condivisione del letto durante il sonno materno comunque resta e la mamma deve saperlo, senza drammatizzare”.

Cosa bisogna fare se il bambino soffoca durante l’allattamento? E quando questo può accadere?

“Il bambino può presentare un arresto del respiro e del cuore anche senza evidenza di soffocamento. In questi casi vale la pena stimolare il neonato, toccandogli estremità e torace e chiamare l’intervento del personale sanitario (in ospedale) o del 112 (se a domicilio)”.

Quali altri consigli dare alle mamme per garantire un sonno sicuro del proprio bambino?

“Il bambino va messo a pancia in su, con coperte che non coprano il viso, senza lasciare nella culla oggetti che possono interferire con una nanna sicura, evitando di fumare”.

Nel podcast in basso, un approfondimento della redazione di RomaToday: "Il caso del neonato morto a Roma e il dibattito sul rooming in"

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