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Giovedì, 25 Aprile 2024
Effetti dei cambiamenti climatici

Perché lo scioglimento dei ghiacciai potrebbe scatenare la prossima pandemia

Secondo una nuova ricerca il riscaldamento climatico favorirà le migrazioni di specie selvatiche in luoghi densamente popolati aumentando il rischio di diffusione di nuove malattie

I virus costituiscono la forma di vita più antica (pare siano comparsi oltre 3 miliardi e mezzo di anni fa) e numerosa sulla Terra. In una singola goccia d'acqua di mare si trovano oltre un milione di virus, e si stima che oggi si conoscano solo lo 0,1% di quelli esistenti. Si tratta di microorganismi estremamente piccoli, costituiti da materiale genetico (DNA o RNA) racchiuso in un involucro di proteine, che giocano un ruolo determinante nel mantenere in equilibrio gli ecosistemi, dai più piccoli ai più grandi come quelli oceanici. In pratica, senza i virus, la vita sul nostro pianeta per come la conosciamo smetterebbe di esistere. Per vivere e replicarsi i virus hanno bisogno di infettare la cellula di un organismo ospite: cio' puo' avvenire in maniera diretta o tramite un ospite serbatoio (il processo è noto come spillover o salto di specie). Pensiamo a virus come l'influenza A, l' Ebola e il SARS-CoV-2 che si sono riversati sull'uomo attraverso lo spillover da animale a uomo, e hanno causato malattie significative. Tuttavia, mentre questi tre virus hanno serbatoi di animali selvatici come ospiti naturali, altri hanno una gamma di ospiti natutali molto più ampia (insetti, piante, ecc). Di conseguenza, misurare la probabilità che un virus possa propagarsi da una specie ospite all'altra (il suo rischio di propagazione) è molto difficile da quantificare. Pertanto, la diffusione a livello globale del Covid-19 ha spinto la ricerca ad indagare su come poter prevenire o frenare una possibile futura pandemia virale generata da un salto di specie.

Ora, una nuova ricerca in questo campo, condotta dai ricercatori dell’Università di Ottawa (Canada, Usa), ha scoperto che lo scioglimento dei ghiacciai (conseguenza del riscaldamento globale) potrebbe diventare "terreno fertile" per nuove pandemie virali. “Abbiamo messo a confronto - hanno dichiarato i ricercatori - due ambienti locali, sedimenti lacustri e campioni di suolo, del lago Hazen (nell’alto Artico), per testare in che modo il rischio di spillover virale è influenzato dallo scioglimento dei ghiacciai, e quindi potenzialmente dal riscaldamento globale che lo causa”. I risultati della ricerca sono stati pubblicati su Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences.

La premessa

L'alto Artico è di particolare interesse per la ricerca poiché è colpito da importanti cambiamenti climatici, riscaldandosi più velocemente rispetto al resto del mondo. "Man mano che il clima cambia - hanno spiegato i ricercatori - cambia anche l'attività metabolica della microbiosfera dell'Artico, che a sua volta influenza numerosi processi ecosistemici come l'emergere di nuovi agenti patogeni o il variare della distribuzione globale e della dinamica dei virus, nonché quella dei loro serbatoi e vettori". Inoltre, l'aumento delle temperature sta spingendo sempre più specie selvatiche a spostarsi verso aree già occupate dall'uomo, favorendo l'incontro con altri animali e lo scambio reciproco di migliaia di virus. Da questo "incontro" potrebbe avere origine la prossima pandemia.

Lo studio

Per testare questa ipotesi, i ricercatori hanno esaminato il suolo e i sedimenti lacustri del lago Hazen, il più grande lago a nord del Circolo Polare Artico. Sequenziando segmenti di DNA e RNA trovati nel suolo, hanno cercato di identificare il gruppo di virus presenti nell'ambiente. Utilizzando poi un algoritmo informatico per contestualizzare i virus con animali, piante e funghi ospiti presenti nell'area, sono stati in grado di misurare il rischio di spillover virale: ovvero la capacità dei virus di infettare nuove specie ospiti e continuare a diffondersi, come ha fatto il SARS-CoV-2 passando da animali selvatici a esseri umani. 

Lo spillover virale 

Cos'è lo spillover virale? Per vivere e replicarsi le partcelle virali devono attaccarsi a specifici recettori presenti sulla cellula che fungono da porta di ingresso per il virus. La presenza di tali recettori (pensiamo al recettore ACE2 nel caso del Covid-19) in più specie consente a questi ospiti di essere più predisposti a essere infettati dallo stesso virus. “Da un punto di vista evolutivo, i virus sono più inclini a infettare ospiti filogeneticamente vicini al loro ospite naturale, potenzialmente perché è più facile per loro infettare e colonizzare specie geneticamente simili", hanno affermato i ricercatori. 

I cambiamenti climatici favoriscono il rischio di spillover

Con il loro studio, i ricercatori hanno avuto la prova che lo spostamento di agenti patogeni, parassiti e organismi ospiti verso nuovi habitat, causato dai cambiamenti climatici, favorisce nuovi salti di specie (spillover) e aumenta il rischio di pandemie emergenti. Tuttavia, hanno anche osservato che l'aumento del rischio di spillover differisce nei campioni di sedimenti del suolo e dei laghi. “Nel suolo con elevate colate di fusione glaciale - hanno affermato i ricercatori -, il rischio di spillover è aumentato fino a un punto prima di diminuire, mentre il rischio è aumentato senza arrestarsi nei campioni di sedimenti lacustri”. Cio', secondo i ricercatori, è dovuto dal fatto che un maggiore deflusso spinge più materiale organico (e gli organismi in esso contenuti) nel lago piuttosto piuttosto che farlo restare sulla terraferma.

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L’appello degli scienziati

L'alto Artico è attualmente la parte del mondo più vulnerabile ai cambiamenti climatici. Negli ultimi due decenni, un terzo del ghiaccio invernale dell'Oceano Artico è scomparso. Allo stesso tempo questi cambiamenti - conseguenza dell'attività umana che distrugge gli habitat naturali e costringe animali e persone a vivere in ambienti sempre più ravvicinati - favoriscono spillover virali aumentando sempre di più il rischio di pandemie. “Questo duplice effetto del cambiamento climatico - hanno affermato i ricercatori - potrebbe avere effetti drammatici nell'alto Artico e nel resto del mondo. Imparare a quantificare il rischio di pandemie, comprendendo la relazione tra il cambiamento dell'habitat e la diffusione di nuove fonti di malattie, sarà uno sforzo fondamentale da perseguire per la ricerca, ma parallelamente alle attività di sorveglianza e ad azioni che prevengano eventi ambientali catastrofici”.

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