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Giovedì, 18 Aprile 2024
Social freezing

Social freezing, sempre più donne lo fanno: cos’è e come funziona

“E' una pratica medica che consente alla donna di preservare la sua fertilità, offrendole la possibilità di rimanere incinta anche in età avanzata”. L’intervista alla dott.ssa Monica Calcagni

Sempre più donne stanno scegliendo il social freezing, una pratica medica che consente di prolungare l’età fertile e rimandare il momento della gravidanza. Tra queste anche molti personaggi famosi come l'attrice Sienna Miller e la modella Bianca Balti. “La crioconservazione degli ovociti a scopo precauzionale - spiega a Today la ginecologa Monica Calcagni - è considerata una terapia dell'infertilità futura. Consiste nello stimolare la donna con gli ormoni per farle produrre ovociti che vengono poi prelevati chirurgicamente e congelati attraverso un processo di vitrificazione. Gli ovociti così conservati possono essere utilizzati in un futuro qualora non si riesca a concepire in maniera spontanea".

Si tratta di una pratica medica già utilizzata da anni in tutte quelle donne che devono sottoporsi a chemioterapia per un tumore o a radioterapia della pelvi o ad interventi demolitivi sulle ovaie, e a cui vi ricorrono anche pazienti con una riserva ovarica bassa in giovane età e donne con endometriosi. "Oggi - spiega la Calcagni -, la stessa tecnica viene utilizzata anche dalle donne che, per motivi personali, vogliono preservare la fertilità e ricercare una gravidanza più avanti nel tempo, o che hanno difficoltà nel concepimento naturale per riduzione della fertilità”. Un’opzione ormai consolidata in molti Paesi come la Spagna e il Regno Unito, e che si sta diffondendo anche fra le donne italiane, che vi ricorrono sempre più spesso anche per motivi legati all’incertezza lavorativa o alla mancanza di un rapporto sentimentale stabile. 

Dott.ssa Calcagni, come cambia nel tempo l’orologio biologico della donna e in che modo si può preservare la fertilità?

"Quando si parla di orologio biologico nella donna ci si riferisce alla capacità del corpo femminile di riprodursi e di dare una nuova vita. Negli ultimi decenni abbiamo assistito ad una emancipazione femminile che ha fatto slittare l'età della prima gravidanza dopo i 35 anni, e a volte anche dopo i 40 anni. Questo ci ha posto davanti al dilemma della difficoltà ad ottenere facilmente una maternità in maniera spontanea. La fertilità femminile infatti si riduce drasticamente dopo i 35 anni di età. Ma oggi le donne hanno la possibilità di preservare la possibilità di diventare mamma in età più avanzata conservando i propri ovociti attraverso il social freezing. Pratica già da anni molto diffusa nel Regno Unito e in Spagna, è ora possibile anche su territorio Italiano".

Come funziona la riserva ovarica e perché è importante ai fini del concepimento?

"La riserva ovarica è la capacità che ha l'ovaio di produrre ovociti, i quali, una volta fecondati, possono generare embrioni. E’ geneticamente determinata e decresce progressivamente con l'età della donna: questo significa che con il passare degli anni si riduce la quantità di ovociti e la loro qualità con una conseguente riduzione della possibilità di concepire spontaneamente, con un aumento del rischio di aborto e della possibilità di concepire feti con patologie cromosomiche. Inoltre, la riserva ovarica si può ridurre in seguito a patologie, come per esempio l’endometriosi, o ad interventi chirurgici come l'asportazione di un ovaio per cisti ovariche, torsioni o patologie tumorali, o a radioterapia della pelvi conseguente a tumori (per esempio linfomi). Per poter procreare è necessario un giusto quantitativo di ovociti e una buona qualità ovocitaria".

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Come avviene il prelievo degli ovociti e per quanto tempo si possono conservare?

"Il congelamento degli ovociti avviene secondo un protocollo specifico molto simile a quello previsto per la fecondazione assistita o in vitro. La donna viene sottoposta ad una terapia farmacologica per la fertilità che le farà produrre un giusto quantitativo di ovuli (sono necessari circa 15 ovociti) che verranno poi prelevati con un piccolo intervento chirurgico per via vaginale e crioconservati per preservarne l'integrità. La conservazione degli ovociti in Italia è possibile per 10 anni, ma in realtà ci sono delle tecniche di vitrificazione (cioè di congelamento) che possono conservare gli ovociti a tempo indeterminato. Considerate che ci sono donne che congelano gli ovociti anche a 16-17 anni per la presenza di patologie e che magari dopo 10 anni non sono ancora in grado di stabilire se li utilizzeranno o meno".

Quali sono le tappe successive?

"La donna viene prima sottoposta ad una serie di esami per valutare la sua riserva ovarica (ecografie trasvaginali per la conta dei follicoli antrali e il dosaggio di AMH o ormone antimulleriano e FSH), e poi una terapia di stimolo per la produzione di ovociti, e ad ecografie eriate (monitoraggio ecografico dell'ovulazione). Una volta raggiunto un numero sufficiente di follicoli, sarà sottoposta ad piccolo intervento chirurgico che aspira gli ovociti che verranno poi congelati. Quando la donna vorrà, gli ovociti saranno scongelati e fecondati con il liquido seminale del partner, e gli embrioni prodotti verranno trasferiti in utero. Per poter utilizzare gli ovociti senza un partner ma con il liquido seminale di un donatore, la procedura deve essere eseguita all’estero perché in Italia non è permessa. Questo è il motivo per cui consiglio alle mie pazienti interessate al “social freezing” di rivolgersi a strutture estere: nella vita non si sa mai!".

A quali strutture deve rivolgersi una donna che si vuole sottoporre al social freezing?

"La donna che decide di sottoporsi ad una conservazione ovocitaria per motivi personali deve contattare un centro di procreazione medicalmente assistita che se ne occupi. Purtroppo è una procedura possibile in Italia solo privatamente, con un costo che si aggira intorno ai 2500 euro. E’ possibile la crioconservazione ovocitaria attraverso il sistema sanitario nazionale solo in casi particolari quali pazienti oncologiche (in tutti i centri), pazienti con una riserva ovarica bassa (solo in alcune regioni)".

Entro quale età è consigliabile sottoporsi al prelievo (e utilizzare gli ovociti congelati)?

Considerando che la fertilità si riduce progressivamente a partire dai trent'anni in poi, è consigliabile procedere alla crioconservazione degli ovociti prima dei 35 anni di età. In questo modo si possono ottenere un numero di ovociti superiore ma anche di buona qualità aumentando così la probabilità di successo di una futura gravidanza. La donna che si approccia al social freezing, lo fa in via precauzionale per poter avere un domani la possibilità di diventare mamma con i propri ovociti e non attraverso l'utilizzo dell’ovodonazione (utilizzando gli ovociti di un’altra donna). E’ consigliabile avere una gravidanza prima dei cinquant'anni di età, ma non c'è un limite per poter utilizzare gli ovociti congelati".

Il trattamento può comportare rischi?

"I rischi a cui si va incontro sono legati alla procedura di stimolazione e prelievo, ovocitario ma sono minimi rispetto al beneficio che si può avere. Quella del social freezing è una tecnica ormai standardizzata e applicata già da tanti anni alle donne con patologie oncologiche per le quali è prevista spesso anche la conservazione del tessuto ovarico che viene prelevato con un intervento chirurgico di laparoscopia".

Quante probabilità ha una donna di portare a termine una gravidanza con ovociti congelati?

"Non abbiamo ancora dei dati reali sulla efficacia della conservazione degli ovuli in quanto le donne che ricorrono a questa procedura sono ancora poche e sono ancora scarsi gli studi scientifici a riguardo. In linea generale il processo di vitrificazione presenta un tasso di sopravvivenza medio intorno all’85% e la percentuale di successo legata alla fecondazione da ovuli congelati è intorno al 75%, mentre il tasso di gravidanze ottenute da embrioni sottoposti a congelamento è intorno al 15-20%, di poco inferiore a quella che si ottiene da ovociti a fresco".

Dott.ssa Monica Calcagni-2

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