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Venerdì, 19 Aprile 2024
Infarto e depressione

La terapia psicologica per la depressione riduce il rischio di infarto

Secondo una nuova ricerca, un miglioramento di questo disturbo ridurrebbe il rischio del 10-15% (un effetto simile alle diete povere di grassi)

Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte a livello globale. Solo in Italia, ad oggi si registrano 240 mila decessi all'anno, 17,6 milioni nel mondo. Numeri destinati a crescere, secondo l'OMS. La ricerca sottolinea ormai da tempo che oltre ai fattori di rischio noti, e a quelli genetici (ereditati), anche la depressione dovrebbe essere considerata una delle cause principali del rischio cardiovascolare, alla stregua di sigarette, ipertensione e colesterolo alto. Studi hanno, infatti, dimostrato che il rischio di malattie cardiovascolari è superiore del 72% tra le persone con depressione rispetto ai coetanei sani. Questo perchè in presenza di un disturbo depressivo si possono innescare nell'organismo una serie di modifiche fisiologiche come un aumento del cortisolo circolante, fenomeni di vasocostrizione e vasodilatazione, alterazioni della frequenza cardiaca con rischio di aritmie e aumento dell'infiammazione che favorisce la formazione di placche aterosclerotiche, fattori che aumentano le probabilità di un evento cardiovascolare.

Un nuovo studio, condotto dall'University College di Londra, ha scoperto che una gestione efficace della depressione con la terapia psicologica può ridurre il rischio di malattie cardiache e ictus. "Le persone i cui sintomi della depressione sono migliorati dopo la terapia - ha affermato la dott.ssa Cèline El Baou, autrice dello studio - avevano un rischio di malattie cardiovascolari inferiore al 10-15% rispetto a quelle che non sono migliorate. Effetti comparabili sono stati trovati in studi simili che hanno indagato sulle diete a basso contenuto di grassi". Lo studio suggerisce, inoltre, che il miglioramento della salute mentale può anche aiutare la salute fisica, specialmente nelle persone sotto i 60 anni. I risultati sono stati pubblicati sull'European Heart Journal, rivista della Società Europea di Cardiologia (ESC).

Lo studio

I ricercatori hanno seguito per 3 anni 637 mila persone con un’età media di 55 anni, con depressione, che avevano completato un anno prima un ciclo di terapia psicologica e non avevano malattie cardiovascolari o demenza. Le informazioni sul trattamento psicologico, l'incidenza delle malattie cardiovascolari di nuova insorgenza, malattia coronarica, ictus e mortalità per tutte le cause, sono state tratte dai database delle cartelle cliniche elettroniche nazionali e collegate a livello individuale.

Come viene valutato il livello di depressione

Il livello di depressione è stato valutato prima e dopo la terapia utilizzando il Questionario sulla salute del paziente (PHQ-9) che assegna un punteggio da 0 (per niente) a 3 (quasi ogni giorno) sulla base a 9 stati d’animo: scarso interesse o piacere nel fare le cose; sentirsi giù, depressi o senza speranza; difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno o a dormire troppo; sentirsi stanchi o avere poca energia; scarso appetito o eccesso di cibo; sentirsi un fallimento o aver deluso se stessi o la propria famiglia; difficoltà a concentrarsi sulle cose; muoversi o parlare lentamente o essere irrequieto o irrequieto; pensieri che faresti meglio a morire, o di farti del male in qualche modo.

Chi aveva un punteggio PHQ-9 di 10 o più, tra l'inizio e la fine del trattamento, è stato definito 'depresso'. Una riduzione di 6 punti o più, in associazione a nessun peggioramento dell'ansia (= aumento di 4 punti o più sulla scala del Disturbo d'Ansia Generalizzata) indicava invece un miglioramento della depressione. L'ansia è stata inclusa nella valutazione, in modo che l'esito della terapia non fosse considerato buono se la depressione migliorava ma l'ansia peggiorava.

Articolo: L’influenza aumenta di sei volte il rischio di infarto (nei primi sette giorni): lo studio

La terapia psicologica riduce il rischio cardiovascolare

Durante il follow-up di 3 anni, i sintomi della depressione sono migliorati nel 59% di partecipanti e non migliorati nel 41%. Ci sono stati 49.803 eventi cardiovascolari e 14.125 persone sono morte. Il miglioramento della depressione è stato associato a un rischio ridotto del 12% di qualsiasi malattia cardiovascolare, dell’11% di malattia coronarica, del 12% di ictus, del 19% di morte per tutte le cause.

Per le persone tra i 45 e i 60 anni il rischio è ridotto ulteriormente 

Le associazioni erano maggiori nelle persone tra i 45 ei 60 anni, per le quali il miglioramento della depressione è stato collegato a una riduzione del 15% del rischio cardiovascolare. Per gli ultrasessantenni la riduzione del rischio era del 6%. Inoltre, le persone di età compresa tra 45 e 60 anni con miglioramento della depressione avevano una probabilità di morte ridotta del 22% rispetto a quelle senza miglioramento, mentre quelle di età pari o superiore a 60 anni avevano una riduzione del 15%. "I risultati - ha affermato El Baou - sono coerenti con ricerche precedenti che suggeriscono che gli interventi per modificare i fattori di rischio per le malattie cardiovascolari sono più efficaci in giovane età. Ciò evidenzia il valore di ricevere aiuto in anticipo per ottenere il massimo beneficio".

L’importanza di trattamenti psicologici accessibili

Alla luce di questi riusltati, i ricercatori evidenziano la necessità di rendere i trattamenti psicologici più disponibili e facilmente accessibili per migliorare la salute mentale e fisica. "Questo - ha affermato El Baou - è particolarmente rilevante per quelle persone che incontrano ostacoli all'accesso alle terapie psicologiche e sono a maggior rischio di malattie cardiovascolari. I sistemi di assistenza collaborativa in cui gli specialisti di entrambe le discipline lavorano insieme potrebbero essere un modo per rendere il trattamento più accessibile e ottenere risultati migliori in generale".

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