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Sabato, 20 Aprile 2024
Test Covid

Test rapidi, molecolari e autotesting: quali scegliere, quando farli e qual è il margine di errore

“Gli antigenici sono meno sensibili a Omicron e più proni a dare falsi negativi. Se avete sintomi o siete soggetti fragili sottoponetevi al molecolare". L’intervista al Prof. Pierangelo Clerici, Presidente AMCLI

Da mercoledì 19 gennaio in Emilia Romagna è possibile effettuare l’autotesting. Un nuova procedura di tracciamento per i soli vaccinati con tre dosi che possono fare il tampone nasale fai-da-te a casa e autocertificare l’eventuale positività al Covid sul Fascicolo sanitario elettronico. L’Emilia Romagna è la prima regione italiana a testare questa iniziativa nata con l’obiettivo di alleggerire la pressione sulle farmacie e punti tampone, e semplificare la presa in carico dei cittadini positivi al virus da parte del Servizio sanitario regionale, e di cui naturalmente non potranno beneficiare i No vax. Ma diversi esperti sono scettici sull’affidabilità di questo test. Per Pierangelo Clerici, Presidente dell’Associazione Microbiologi Clinici Italiani, “i tamponi fai da te presentano diversi limiti come tutti i test antigenici. Avendo una sensibilità inferiore al tampone molecolare del 30/40%, sono più proni a dare falsi negativi. Inoltre, presenta altre due criticità: l’efficacia del prelievo (essendo affidato a un non professionista potrebbe essere inefficace) e l’autodenuncia della positività da parte del cittadino (l'utente deve provvedere in autonomia a caricare il verdetto di positività al coronavirus sul portale della Regione)”.

Sui tamponi antigenici rapidi si è espresso qualche giorno anche Guido Rasi, consulente del commissario per l'emergenza Covid Francesco Paolo Figliuolo. “Dati preliminari - ha spiegato Rasi - indicano che circa il 40% delle persone positive alla variante Omicron può risultare negativo ai test rapidi, quasi 1 su 2". Secondo il consulente per l’emergenza Covid, la "perdita" di affidabilità dei test antigenici rapidi potrebbe rendere "più complicato e difficile" contenere la pandemia. Ma cerchiamo di fare un pò di chiarezza. Quali sono le differenze tra il test antigenico e il tampone molecolare? Quando sottoporsi all’uno o all’altro? E dopo quanto tempo dal contatto con un positivo bisogna fare il test? Abbiamo fatto il punto con il Prof. Pierangelo Clerici, Presidente dell’Associazione Microbiologi Clinici Italiani (AMCLI) e Presidente della Federazione delle Società Scientifiche Italiane di Medicina di Laboratorio.

Prof. Clerici, può spiegarci quali sono le differenze tra il test antigenico e il tampone molecolare nasofaringeo? Cosa cercano i due esami?

“Sono due test concettualmente diversi. Il test antigenico rileva l’antigene, in questo caso la proteina Spike che si trova sulla superficie del virus. Mentre il test molecolare va ad individuare l’RNA, cioè il codice genetico del virus, quindi richiede una procedura più complessa del primo. E’ ampiamente dimostrato che il tampone molecolare è un test di riferimento, non solo per il Covid. per la sua alta sensibilità, avendo una capacità di rinvenire il virus del 99,9%. Al contrario, il test antigenico ha una sensibilità che oscilla tra il 60% e il 75/80%, a seconda delle tipologie. In più l’antigenico rapido self test, ovvero il tampone rapido nasale fai da te – ha anche un’altra variabile che è l’auto-prelievo: molto spesso le persone non lo fanno in maniera adeguata perché non riescono ad arrivare in profondità. Un’altra differenza tra i due test è che, mentre il tampone molecolare nasofaringeo (il materiale biologico si rileva sia dalla gola che dal naso) può essere effettuato solo nei laboratori di microbiologia, i test antigenici possono essere fatti anche nelle farmacie, mentre i test antigenici fai da te anche a casa. Tutti, però, restituiscono una fotografia del momento: non dicono, quindi, cosa era presente due giorni prima, né cosa sarà presente due giorni dopo”.

Mentre il test sierologico pungidito?

“Questo test rileva la presenza di anticorpi contro il virus. E’ un test qualitativo. Non ci dice né quanti tipi di anticorpi sono presenti, né se questi sono di prima memoria o della memoria immunologica. Attualmente non ha alcun senso fare questo test, perché non conosciamo il valore soglia in base al quale poter dire se un soggetto è immune o meno. Con il test anticorpale, il test sierologico, effettuato in laboratorio siamo solo in grado di dire se un soggetto ha avuto una risposta alla vaccinazione o alla malattia, ma non siamo ancora in grado di dire se questa risposta è quantitativamente determinante per una futura immunità”.

Dopo quanto tempo dal contatto bisogna fare il test molecolare o l'antigenico?

“Per entrambi i test vale sempre la buona norma di non farli prima delle 48/72 ore e oltre 5 giorni dal contatto. Sottoporsi subito dopo il contatto al test non ha senso perché molto probabilmente il virus non si è ancora moltiplicato a livello delle cellule del rinofaringe per cui si rischierebbe di avere un falso negativo. Dobbiamo tener conto che adesso il 95% dei positivi che rinveniamo sono tutti asintomatici, mentre solo un 5/7% sono positivi con sintomi lievi”.

Diverse Regioni italiane stanno valutando l’utilizzo dei tamponi rapidi nasali su larga scala. A fare da apripista l’Emilia Romagna, dove da oggi (mercoledì 19 gennaio) solo chi è vaccinato con tre dosi può sottoporsi all’autotesting. Ma diversi esperti sono scettici sull’affidabilità di questo test. Lei cosa pensa di questa iniziativa?

“La finalità di questa iniziativa è di alleggerire la pressione sui laboratori di microbiologia e sulle farmacie. Anche, in questo caso, la sensibilità del test si basa su tre variabili: una temporale-dipendente, poichè l’esito dipende dal momento in cui si effettua (come detto prima, non ha senso effettuarlo prima delle 48 ore dall’avvenuto contatto con il positivo; l’altra uomo-dipendente (è difficile con l’autoprelievo nasofaringeo riuscire a raccogliere un campione valido, andrebbe fatto da professionisti esperti); la terza è legata alla sensibilità del sistema, che, come ho detto, va dal 60 all’80%. A questi fattori, si aggiunge poi la responsabilità del singolo: chi fa l’autotesting e risulta positivo deve autodenunciarsi (se il cittadino non si autodenuncia, il tracciamento viene meno). Quindi anche questo tipo di esame presenta non poche criticità, che, però, potrebbero essere superate se il tampone fai da te fosse fatto con criterio, eseguito solo in casi specifici, e se, parallelamente a questo, si apportasse una revisione dei criteri di quarantena e di isolamento”.

Il test sierologico serve per decidere se (e quando) fare la terza dose? Risponde l’esperto

Ma se il test antigenico ha una minore sensibilità rispetto al molecolare, ha senso continuare ad affidarci a questi test per il tracciamento?

“A livello epidemiologico il test antigenico ha una grande utilità, anche con una minor sensibilità, quando la circolazione del virus è molto alta, perché girando tanto il virus, anche se il test rileva alcuni falsi negativi, intercetta comunque la gran parte dei positivi. Non ha senso utilizzare il test antigenico quando la circolazione del virus è bassa, perché se il numero dei positivi è basso e il test non li identifica, non viene individuata una fetta importante dei casi in circolazione. Quindi, l’antigenico è un utile ausilio ma, in caso di positività, va fatta un’ulteriore indagine. Cioè, se io ho un paziente sintomatico che si fa il test antigenico e risulta negativo, gli consiglierei di fare un molecolare. Se, invece, ho dei pazienti a rischio gli consiglierei di sottoporrei direttamente a un molecolare. Altri soggetti non fragili che sono entrati in contatto con un positivo, ma sono senza sintomi, possono anche sottoporsi all’antigenico o all’autotesting tenendo conto dei limiti che ha il test”.

Cosa bisogna fare se i risultati dei due test sono differenti? In molti casi è capitato di risultare negativi al test rapido e positivi al tampone molecolare..

“Questo capita di frequente perché, come ho detto, l’antigenico ha una sensibilità inferiore. In questo caso l’esito reale è sempre quello del molecolare, senza alcun dubbio”.

Se, invece, accade il contrario, e cioè di risultare positivi al test antigenico e successivamente negativi al tampone molecolare?

“Questo può capitare nello 0,1% dei casi. Comunque, in questo caso il test antigenico era un falso positivo. Può capitare magari perché quando eseguito il test antigenico c’era pochissimo virus, e, successivamente quando ha fatto il molecolare non c’era più nulla. Ma è estremamente raro”.

Dal primo gennaio è entrato in vigore il decreto legge che modifica le regole per la quarantena dopo un contatto con un positivo. Se asintomatici, i vaccinati con terza dose o booster, i vaccinati con ciclo completo “primario” da meno di 120 giorni e i guariti dal Covid da meno di 4 mesi, non devono più mettersi in quarantena né aspettare il risultato di un tampone per uscire di casa, ma sono solamente obbligati a indossare sempre le mascherine Ffp2 fino al decimo giorno successivo all’ultimo contatto con il positivo. Cosa pensa di questa nuova regola?

“Io credo che la pandemia da Covid, come tutte le patologie pandemiche, evolva nel tempo. Quindi, è giusto che le regole che valevano un anno fa vengano plasmate sulle necessità attuali. La pandemia si sta trasformando in endemia: il virus circola tranquillamente tra persone, e per fortuna non le fa ammalare tutte. Se sappiamo che ci sono 2 milioni e mezzo di positivi accertati in Italia, e sappiamo che per ogni positivo contagia dalle 2 alle 5 persone, vuol dire che potenzialmente avremo dagli 8 a i 10 milioni di positivi che circolano. Ma non mi sembra che l’Italia sia ferma, e non mi sembra che ci siano 10 milioni di ammalati negli ospedali. Per cui rimodulare le quarantene, gli isolamenti, ha senso. Bisogna solo essere molto attenti ai tamponi molecolari effettuati ai soggetti appartenenti alle categoria a rischio, i più fragili e quelli che non possono vaccinarsi: loro non devono affidarsi all’antigenico o all’autotesting. Mentre ci sono alcune categorie che vanno ancora ben monitorate, come quelle a rischio, gli altri possono scegliere anche altri approcci. Certo è che non si può pensare che gli ospedali continuino a fare migliaia e migliaia di tamponi intasando i laboratori di microbiologia clinica perché la gente vuole andare nei ristoranti o partire per un viaggio. Il tampone va fatto per necessità, solo se si hanno dei sintomi o se si è un soggetto fragile o che non può essere vaccinato per motivi clinici”.

Quindi, per quanto riguarda il tracciamento, andrebbe fatta secondo lei una distinzione tra sintomatici e asintomatici?

“Nel 2020 i tamponi si facevano solo ai sintomatici, ora possiamo farli anche agli asintomatici a rischio, ma tutti gli altri vanno trattati in maniera diversa. E’ vero che l’asintomatico diffonde il contagio ma in una situazione endemica non dobbiamo penalizzare chi non ha sintomi. Quanta gente circola con il virus in corpo e non ha sintomi, e mai penseremmo di fare un lockdown in una situazione del genere, perché non avrebbe senso. Adesso è fondamentale la responsabilità del singolo: se si frequentano ambienti a rischio, se si circola sui mezzi pubblici o si sta in luoghi al chiuso, bisogna indossare correttamente la Ffp2, strumento che ci consente di proteggere noi stessi e chi ci sta vicino. Non è necessario chiudere o evitare che la gente frequenti locali, ecc. Ovviamente questi ragionamenti sono possibili oggi solo perché la gran parte della popolazione è vaccinata, se così non fosse saremmo dovuti ricorrere nuovamente alle chiusure selettive, ai lockdown. Se vogliamo prevenire le malattie infettive come il Covid, dobbiamo vaccinarci tutti”.

Da quasi un anno in alcuni Paesi, come Spagna, Svizzera, Austria e Stati Uniti, è piuttosto comune il test molecolare effettuato attraverso un gargarismo. In Italia è stato introdotto recentemente, ma solo in alcuni contesti…

“Due mesi e mezzo fa il Ministero della Salute ha licenziato un protocollo che riguardava la possibilità di effettuare il tampone salivare molecolare sugli studenti, sono così state individuate alcune scuole sentinella in tutte le Regioni Italiane. Quindi è partito un percorso di sperimentazione che prevedeva la raccolta della saliva o tramite gargarismo o tramite una spugnetta, o tramite altre modalità. Ma poiché con questo test va ricercato il virus a livello molecolare, l’analisi del campione è ricaduto ancora una volta sui laboratori di microbiologia. Questo tipo di test risulta un utile strumento per i bambini piccoli, per i disabili gravi e per coloro che hanno difficoltà a sopportare il prelievo con tampone naso-faringeo. Ma io lo limiterei a queste categorie”.

Come hanno denunciato le associazioni dei consumatori, i test per il controllo della positività al virus pesano migliaia di euro all’anno sui nuclei familiari. Non si potevano rendere gratuiti questi test, come hanno fatto alcuni Paesi UE?

“Io credo che per coloro che sono vaccinati con il ciclo completo, il tampone potrebbe essere fornito gratuitamente. Stesso discorso non può essere fatto, a mio parere, per coloro che hanno scelto di non vaccinarsi: è giusto che loro lo paghino. Al di là di questo, non possiamo negare che c’è stata una speculazione sui test Covid. Tutti i prelievi che effettuiamo in ospedale, il cittadino non li paga perché vengono analizzati nei laboratori dei microbiologia della struttura sanitaria pubblica. Con due anni di pandemia potevano implementare dei sistemi che ci avrebbero consentito di processare più campioni oggi e incidere in maniera importante sulla vita reale della gente. Purtroppo, questo non è stato fatto. Io credo che a questo punto sarebbe giusto rendere gratuito il test per i vaccinati con sintomi, escludendo dalla gratuità i non vaccinati. Ma comunque il test non deve essere considerato uno strumento da utilizzare per controllarsi una tantum. Non bisogna abusare di questi test”.

Attualmente, come lei stesso ha detto, stiamo vivendo una fase di transizione, dalla pandemia all'endemia. Arrivati a questo punto, non sarebbe più giusto trattare l’infezione da Covid come un’influenza?

“Siamo in una situazione di transitorietà tra la pandemia e l’endemia. Già adesso molti sono asintomatici, ma anche coloro che sono sintomatici hanno una sintomatologia simil-influenzale. Ma va anche detto che le categorie a rischio sono in ospedale, e non sto parlando solo dei No vax, ma anche di coloro che non sono vaccinati perché immunodepressi o con patologie importanti. Ma prima o poi arriveremo al punto in cui il virus avrà perso questa potenziale patogenicità grave. Arriveremo al punto in cui il Covid sarà considerato una patologia simil-influenzale. E’ nel gioco di queste infezioni virali. E l’Omicron, che si sta diffondendo così rapidamente, ci consentirà di raggiungere con rapidità l’endemia”.

Sta dicendo quindi che tutti dovremo incontrare prima o poi il Covid?

“Sostanzialmente sì. Consideriamo che ci sono tante persone che lo hanno preso già e non lo sanno, e non lo sapranno mai”.

Intanto già si sta parla di quarta dose…

“Io aspetterei prima di parlare di quarta dose. Se dovessi pensare a una strategia cautelativa, penserei a un richiamo annuale contro il Covid come quello antinfluenzale”.

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