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Giovedì, 25 Aprile 2024
Tumore al seno

Tumore al seno, la senologa: “Lo sport fa guarire più in fretta e riduce il rischio di recidive”

“Anche solo 30 minuti di moto 3 volte a settimana migliora la qualità di vita delle pazienti, la tolleranza alle terapie, e aumenta le percentuali di guarigione completa”. L’intervista all’oncologa Elisa Vicini, dell'Istituto Europeo di Oncologia

Il tumore al seno è la neoplasia più frequente fra le donne in Italia e nel mondo. Secondo le ultime stime, nel nostro Paese vengono diagnosticati più di 53.000 casi all’anno, e il un numero è in crescita. Ma se da un lato ci si ammala di più, dall’altro si guarisce anche di più: il tasso di mortalità è infatti in calo (-0,8% all’anno), con una sopravvivenza media dopo 5 anni dalla diagnosi dell’87%. Ad oggi, in Italia vivono 800.000 donne che hanno avuto una diagnosi di carcinoma mammario, di queste oltre l’80% è clinicamente guarito dopo 5 anni, mentre il 20% convive con una malattia diventata “cronica”. Per queste donne, e in generale per tutti i pazienti oncologici, il benessere psico-fisico deve essere una componente fondamentale del percorso di guarigione. Tra le strategie che aiutano a raggiungerlo c’è lo sport: una regolare attività fisica non solo migliora la qualità di vita dei pazienti, ma per chi è in cura, aiuta anche a contrastare gli effetti collaterali delle terapie. A confermarlo numerosi studi scientifici internazionali che hanno dimostrato come praticare regolarmente sport aiuta a guarire più in fretta, a diminuire notevolmente il rischio di recidive (anche del 30%), e a prevenire diversi tipi di neoplasie (la probabilità di ammalarsi si riduce in media del 7%). Muoversi, inoltre, aiuta a combattere la depressione, stanchezza cronica, ansia, disturbi del sonno e dell’umore che colpiscono fino al 70% delle pazienti.

“Anche solo 30 minuti di moto 3 volte a settimana - spiega a Today la dott.ssa Elisa Vicini, senologa dell'Istituto Europeo di Oncologia - migliora la qualità della vita, la tolleranza alle terapie, e aumenta le percentuali di guarigione completa. Questo perchè l'attività fisica ottimizza il fitness cardiorespiratorio, la forza muscolare e la resistenza, permettendo alle pazienti di tollerare meglio la chemioterapia a pieno dosaggio e quindi alla massima efficacia. Ma non solo, aumenta anche la fiducia in sé stessi e l’autostima grazie ai piccoli obiettivi e traguardi che si raggiungono giorno dopo giorno”.

Dott.ssa Vicini, quanto è importante praticare regolarmente attività fisica anche dopo le cure oncologiche?

"E' fondamentale perchè riduce gli stati infiammatori e potenzia le difese immunitarie, abbassando il rischio di recidive. E se a questo si somma anche la riduzione del rischio di sviluppare patologie cardiovascolari e altri tumori, il vantaggio triplica”.

Di che tipo di attività fisica parliamo?

“Attività fisica di tipo aerobico, idealmente 30 minuti 3 volte a settimana. Un bellissimo esempio è il tennis, e proprio a questo proposito anche quest’anno l’Istituto Europeo di Oncologia organizzerà un torneo di doppio femminile con un team rosa di dottoresse e di pazienti”.

Una delle conseguenze spiacevoli del tumore della mammella è la ridotta mobilità del braccio e dell’ascella che può interessare fino a un terzo delle pazienti dopo l’intervento di chirurgia mammaria non ricostruttiva e la radioterapia. Anche in questo caso l’attività fisica può venire in aiuto?

“In realtà neanche le più recenti metanalisi sono in grado di definire con esattezza la percentuale di pazienti che presenta una ridotta mobilità dell’arto superiore. Le cause sono multifattoriali, le misurazioni non sistematiche e possono essere presenti problematiche ortopediche di base. Negli anni il numero di dissezioni ascellari sta comunque diminuendo grazie all’evoluzione delle cure associata a una riabilitazione precoce. I dati più aggiornati per le pazienti sottoposte solo a biopsia del linfonodo sentinella si attestano ampiamente sotto il 10%, e stiamo comunque parlando di piccole riduzioni nell’estensione dei movimenti. L’attività fisica in questo caso è di grande aiuto per mantenere l’articolarità e la forza muscolare riabilitate dopo la chirurgia”.

Un'altra conseguenza frequente è il linfedema, cioè l'accumulo di liquido linfatico nei tessuti. L'esercizio fisico può aiutare a migliorarlo?

“Anche la sua incidenza si sta riducendo grazie al minor numero di dissezioni ascellari (per le quali si attesta attorno a un terzo dei casi, rimanendo comunque sotto il 20% di variazione nella circonferenza dell’arto superiore) ed alla riabilitazione precoce. Praticare sport indossando una guaina elastica al braccio grazie all’azione della pompa muscolare migliora il linfedema”.

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Praticare sport è consigliato anche per chi si è sottoposto a un intervento di chirurgia mammaria ricostruttiva?

“Certamente, l’attività sportiva salvo complicanze può essere ripresa a pieno regime 1-2 mesi dopo l’intervento chirurgico. Unica accortezza, evitare un eccessivo esercizio mirato al potenziamento dei muscoli pettorali che potrebbe causare eccessiva tensione”.

L’attività fisica, infine, può essere uno strumento utile anche per la prevenzione? Che tipo di attività fisica raccomanda alle donne ad alto rischio di sviluppare un tumore al seno?

“Per la popolazione generale e per le donne ad alto rischio eredo-familiare, studi epidemiologici hanno dimostrato che l’attività fisica riduce il rischio di ammalarsi di tumore al seno del 20-30%, e anche in questo caso via libera a qualsiasi sport di tipo aerobico per almeno 90 minuti a settimana, da prolungare a almeno 150 minuti se si sceglie una attività più moderata come la camminata veloce”.

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