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Giovedì, 28 Marzo 2024
Tumore al seno

Vaccino contro il cancro al seno, a che punto siamo?

Sta per partire lo studio clinico (sull'uomo) sul primo vaccino contro il tumore al seno triplo, tra i carcinomi mammari più aggressivi e difficili da trattare

Il tumore al seno è la neoplasia più diffusa in Italia. Con quasi 55 mila nuove diagnosi in un anno, rappresenta il 30,3% di tutti i carcinomi mammari che colpiscono le donne. Di questi, il tumore del seno triplo negativo rappresenta il 15-20% (circa 10.000 casi all’anno): si tratta di uno dei tumori al seno, che solitamente colpisce donne under 50, più aggressivi e tra i più difficili da trattare poiché non può beneficiare di alcuni dei trattamenti oggi disponibili.

Una speranza nella cura di questo tipo di carcinoma arriva, però, dagli Usa: il 26 ottobre la Cleveland Clinic ha annunciato il via alla sperimentazione clinica (sull'uomo) del primo vaccino contro il tumore al seno triplo negativo, condotto in collaborazione con l’azienda Anixa Biosciences. Lo sviluppo di questo vaccino è cominciato nel 2010, a partire dalle ricerche precliniche (su modelli animali) di Vincent Tuohy, immunologo del Cleveland Clinic Main Campus. Tuohy aveva progettato un vaccino capce di attivare il sistema immunitario contro le cellule che esprimono l'alfa-lattoalbumina, proteina presente nei tumori del seno in fase emergente, dimostrandone l’efficacia sui topi. I risultati dello studio furono pubblicati su Nature Medicine e diedero il via a una ricerca, finanziata con le donazioni di oltre 20 mila persone, che ha portato oggi alla prima sperimentazione sull'uomo del vaccino contro il cancro al seno. 

Cos'è il tumore al seno triplo negativo

Il tumore al seno triplo negativo è tra i carcinomi mammari più aggressivi in assoluto, tende, infatti, a diffondersi velocemente e a ripresentarsi frequentemente dopo i trattamenti. Generalmente colpisce donne giovani sotto i 50 anni, ed è più comune tra le afroamericane e in quelle che presentano mutazioni a carico del gene Brca1. E’ definito “triplo negativo” perchè non presenta nessuno dei tre recettori che si trovano tipicamente sulla superficie delle cellule di altri tumori mammari e che rappresentano anche i bersagli delle terapie farmacologiche. Per questo le pazienti cui viene diagnosticato questo tipo di tumore, non potendo beneficiare di alcuni dei trattamenti attualmente indicati per gli altri tipi di carcinoma mammario, come la terapia ormonale o la terapia farmacologica specifica, vengono nella gran parte dei asi sottoposte a mastectomia (rimozione dell’intera ghiandola mammaria).

Lo studio

Lo studio condotto dagli studiosi del Cleveland Clinic mira a capire se questo vaccino è sicuro, a individuare la dose massima tollerata e a studiare la risposta immunitaria indotta. La ricerca coinvolgerà dalle 18 alle 24 donne che hanno già avuto il tumore al seno triplo negativo in stadio precoce e hanno completato le cure con successo nei tre anni precedenti. Le ex pazienti riceveranno tre dosi, a distanza di due settimane l'una dalle altra. I risultati sugli eventuali effetti avversi e sulla risposta del sistema immunitario si attendono tra meno di un anno (entro settembre 2022). Se i risultati saranno incoraggianti, lo studio successivo coinvolgerà un numero maggiore di donne che non hanno mai avuto il tumore, ma hanno una predisposizione genetica a svilupparlo (per esempio con mutazioni dei geni Brca1 o Brca2 o con forte familiarità) e che, per questo, hanno deciso di sottoporsi alla mastectomia bilaterale preventiva.

Come agisce il vaccino

L’obiettivo del vaccino è attivare il sistema immunitario contro le cellule che esprimono l’alfa-lattoalbumina, ovvero la proteina normalmente presente sulla superficie delle cellule mammarie in fase di allattamento (e poco presente quando il tessuto invecchia), ma espressa in quantità elevate nella maggior parte dei carcinomi della mammella. Tale proteina - spiegano i ricercatori - si ritrova anche nella maggior parte (70-80%) delle cellule del tumore triplo negativo. Il vaccino, così, attiva il sistema immunitario contro questa proteina e genera una difesa già addestrata a riconoscerla nel caso in cui il tumore dovesse cominciare a svilupparsi. Tuohy aveva già dimostrato nei topi che attivare il sistema immunitario contro α-lactalbumina è sicuro ed efficace: una sola vaccinazione sembra poter prevenire la malattia e inibire la crescita di eventuali tumori già presenti.

“La vaccinazione con alfa-lattoalbumina - spiega Tuohy - può fornire una protezione sicura ed efficace contro lo sviluppo del cancro al seno per le donne negli anni post-parto, in pre-menopausa, quando l'allattamento è facilmente evitabile e il rischio di sviluppare il cancro al seno è alto”.

Prospettive future

"Speriamo che questo - afferma Thomas Buddprincipal investigator della sperimentazione - possa essere un vero vaccino preventivo da somministrare a donne sane per impedire loro di sviluppare il cancro al seno triplo negativo, la forma di carcinoma mammario per la quale disponiamo trattamenti meno efficaci”. Ma le speranze dei ricercatori non si limitano a questo tipo di cancro, questa strategia vaccinale, infatti, potrebbe essere applicata anche ad altri tipi di tumori. “Il nostro programma di ricerca traslazionale - conclude Tuohy - si concentra sullo sviluppo di vaccini che prevengano le malattie che affrontiamo con l'età, come i tumori al seno, alle ovaie e all'endometrio. In caso di successo, questi vaccini hanno il potenziale per trasformare il modo in cui controlliamo i tumori ad insorgenza nell'età adulta e migliorare l'aspettativa di vita in un modo simile all'impatto che ha avuto il programma di vaccinazione infantile".

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