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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cura per il tumore

Il virus buono che uccide il tumore: iniettato al primo paziente

Il farmaco, in fase di sperimentazione clinica, è progettato sia per uccidere selettivamente le cellule tumorali sia per attivare contro di esse il sistema immunitario, e potrebbe diventare un nuovo strumento per combattere il cancro

Siamo abituati a pensare ai virus come parassiti che causano malattie e infezioni più o meno gravi, eppure potrebbero essere l’arma più efficace per sconfiggere il cancro. A suggerirlo i ricercatori del Centro di ricerca e cura del cancro City of Hope di Los Angeles e della Società biotecnologica australiana Imugene Limited che hanno co-sviluppato un virus oncolitico, chiamato Vaxinia (CF33-hNIS), capace cioè di infettare e uccidere preferenzialmente le cellule tumorali. Quando il virus infetta le cellule tumorali, queste vengono distrutte rilasciando nuove particelle virali infettive (o virioni) che aiutano il sistema immunitatio a distruggere il tumore rimanente. 

Dopo avere ottenuto risultati preclinici positivi (il virus oncolitico ha portato a una regressione dei tumori del colon, del polmone, della mammella, delle ovaie e del pancreas in modelli animali), i ricercatori hanno annunciato che il farmaco è stato somministrato al primo paziente in uno Studio clinico di Fase 1 per valutare la sicurezza di Vaxinia in persone con tumori solidi avanzati o metastatici. "La nostra ricerca precedente - ha affermato Daneng Li, del City of Hope - ha dimostrato che i virus oncolitici possono stimolare il sistema immunitario a rispondere e uccidere il cancro, oltre a renderlo più reattivo ad altre immunoterapie. Ora è il momento di potenziare ulteriormente l’immunoterapia, e riteniamo che CF33-hNIS abbia il potenziale per migliorare i risultati per i nostri pazienti nella loro battaglia contro il cancro”. Se il farmaco si dimostrerà sicuro ed efficace, potrebbe essere destinato a diventare la seconda terapia oncolitica contro il cancro approvata dalla Food and Drug Administration, sulla scia del Talimogene laherparepvec (T -VEC), una versione modificata del virus herpes simplex, utilizzato nel trattamento del melanoma.

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La terapia virale oncologica

Già a metà del XX secolo si era ipotizzata una correlazione tra infezione virale e regressione del tumore, intuizione nata dall’osservazione di pazienti in cui il cancro della cervice uterina, il linfoma di Burkitt e il linfoma di Hodgkin, erano regrediti dopo che era stati infettati da un virus non correlato. Così sono iniziati i primi tentativi di curare il cancro attraverso la viroterapia (infezione deliberata da un virus), ma poiché a quel tempo non si era sviluppata ancora la tecnologia necessaria per modificare i virus in laboratorio, tutti gli sforzi della ricerca si erano concentrati sui virus oncolitici naturali (come poliovirus, adenovirus, ecc). Ma questi causavano complicazioni, molte volte con conseguente mortalità, oppure si dimostravano inefficaci perché la risposta immunitaria dell’organismo annientava il virus impedendogli di distruggere il cancro. E anche quando questo trattamento dava risposte positive, queste o erano incomplete o non durature. 

Così la viroterapia è stata per un periodo quasi del tutto abbandonata, per lasciare spazio alla chemioterapia e alla radioterapia. Solo con i progressi nell'immunoterapia nella cura del cancro come gli inibitori del checkpoint immunitario (anticorpi monoclonali che aumentano l'immunità antitumorale dell'ospite), è tornata l’attenzione sull'uso di virus oncolitici per aumentare l'immunità antitumorale.

Come funziona Vaxinia

Vaxinia è un virus del vaiolo geneticamente modificato già testato in milioni di esseri umani, poiché era il costituente attivo del vaccino che ha sradicato il vaiolo, una delle malattie più devastanti conosciute dall’umanità. Inoltre, è stato il primo virus oncolitico a dimostrare l'oncolisi virale in laboratorio nel 1922. Agisce infettando le cellule, replicandosi e uccidendo le cellule tumorali, risparmiando quelle sane. Nello specifico, le cellule infette esplodono, rilasciando migliaia di nuove particelle virali che agiscono come antigeni (molecole che vengono riconosciute dal sistema immunitario come potenzialmente pericolose) che stimolano il sistema immunitario ad attaccare le cellule tumorali vicine. Il virus oncolitico è, quindi, progettato sia per uccidere selettivamente le cellule tumorali sia per attivare il sistema immunitario contro le cellule tumorali, con il potenziale per migliorare la risposta clinica e sopravvivenza del paziente. 

 “L'efficacia del farmaco nello stimolare il sistema immunitario per distruggere le cellule tumorali - ha dichiarato  Yuman Fong, del City of Hope, e principale sviluppatore del virus geneticamente modificato - è stata dimostrata in numerosi studi preclinici e ci sono prove di una risposta antitumorale sia locale che sistemica. Attraverso l'uso di CF33, speriamo di migliorare i benefici clinici e la qualità della vita per i pazienti con tumori difficili da trattare utilizzando gli attuali approcci terapeutici”.

Lo studio clinico di Fase 1

Lo studio ha arruolato 100 adulti con tumori solidi metastatici o avanzati che hanno precedentemente provato senza successo trattamenti standard. Questi individui hanno ricevuto basse dosi del farmaco tramite iniezione diretta o per via endovenosa (in monoterapia). Se i primi risultati avranno successo e CF33-hNIS si sarà dimostrato sicuro e ben tollerato, ulteriori test indagheranno come il farmaco si accoppia con pembrolizumab , un anticorpo ingegnerizzato già utilizzato nell'immunoterapia contro il cancro, per migliora la capacità del sistema immunitario a combattere le cellule cancerose. Lo studi dovrebbe durare circa 24 mesi.

"È interessante notare che le stesse caratteristiche che alla fine rendono le cellule tumorali resistenti alla chemioterapia o al trattamento con radiazioni, migliorano effettivamente il successo dei virus oncolitici, come CF33-hNIS", ha affermato Yuman Fong. Speriamo di sfruttare la promessa della viralogia e dell'immunoterapia per il trattamento di un'ampia varietà di tumori mortali".

Come saranno testate efficacia e sicurezza

La versione del virus attualmente in fase di sperimentazione clinica produce il symporter di ioduro di sodio umano (hNIS), una proteina che consente ai ricercatori di visualizzare e monitorare la replicazione virale, oltre a consentire un ulteriore modo per danneggiare le cellule tumorali aggiungendo iodio radioattivo. Prima che l'efficacia sia determinata, tuttavia, i ricercatori cercheranno prima di vedere quanto bene il farmaco viene gestito dai pazienti, registrando la frequenza e la gravità di eventuali effetti avversi e anche studiando come se la cavano i partecipanti man mano che le dosi basse vengono aumentate.

“Se il farmaco si rivelerà sicuro e ben tollerato - ha dichiarato l'oncologa Susanne Warner, che in precedenza ha guidato il team che ha studiato gli effetti del CF33 sui tumori nei topi -, potremmo essere di fronte a un nuovo potente strumento per combattere i tumori, descritto come "un punto di svolta per la sua potenza e per la sua capacità di reclutare e attivare il sistema immunitario".

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