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Martedì, 19 Marzo 2024
Piacere femminile

Clitoride e Punto G, quali sono le zone nascoste del piacere femminile

“Sfatiamo alcuni miti. Non esistono due tipi di orgasmi, ma esistono “gli” orgasmi, e il Punto G non è un punto ma fa parte di una zona erogena molto più estesa, detta CUV, un complesso “clitoro-uretro-vaginale” che ha un ruolo fondamentale nel raggiungimento del piacere”. L’intervista al sessuologo Fabrizio Quattrini

La sessualità femminile è stata definita, a seconda delle epoche storiche, come vergognosa, demoniaca, complicata, e come tale è stata, quindi, sostanzialmente repressa. L’esistenza di un’ideologia patriarcale secolare ha implicato il radicamento di un’impostazione maschilista e misogina nella società facendo sì che il piacere femminile fosse considerato nei secoli come una mera conseguenza di quello maschile, e gerarchicamente inferiore a esso. Qualcosa però è iniziato a cambiare agli anni ‘60 grazie al lavoro della coppia di ricercatori Masters e Johnson che hanno funto da apripista alla ricerca scientifica sulla sessualità femminile e sull’orgasmo femminile, fino a quel momento quasi completamente ignorati a livello medico. Secondo le loro osservazioni, la sessualità femminile risultava essere, per le potenzialità orgasmiche e la complessità degli organi interessati al piacere, superiore o quanto meno uguale a quella maschile. Questo pensiero è stato poi utilizzato dai movimenti femministi per rivendicare il loro diritto alla sessualità e al piacere sessuale. A partire da questi anni il campo della ricerca ha visto un considerevole aumento di studi sulla sessualità femminile che hanno portato alla scoperta di elementi nuovi, utili per il superamento del cosiddetto "orgasm gap", la differenza di genere che esiste fra uomini e donne quando si tratta di raggiungere il piacere.

Ma ancora oggi il piacere sessuale femminile resta un terreno oscuro, soltanto parzialmente esplorato, e parlarne liberamente risulta difficile e talvolta "vergognoso". Occorre, quindi, sfatare vecchi tabù e falsi miti, e far luce su quei meccanismi che le donne mettono in atto "inconsapevolmente" quando sperimentano l'orgasmo. Del piacere sessuale femminile, e in particolare di clitoride e di Punto G, ne abbiamo parlato con il prof. Fabrizio Quattrini, psicoterapeuta, sessuologo e presidente dell’Istituto Italiano di Sessuologia Scientifica di Roma.

Prof. Quattrini, il clitoride è l’organo di senso centrale nell’esperienza orgasmica. Come funziona esattamente?

“Il clitoride, o la clitoride, è un piccolo organo erettile, più precisamente una porzione dell’organo genitale femminile estremamente sensibile e che gioca un ruolo fondamentale, se stimolato adeguatamente, nel raggiungimento dell’orgasmo e quindi del piacere nella donna. E’, però, importante dire che la sua stimolazione non è uguale in tutte le donne, come per la stimolazione dell’organo genitale maschile. Questo significa che le donne, per raggiungere l’orgasmo, devono imparare a capire qual è la stimolazione più adeguata, ovvero una stimolazione più forte, più delicata, più veloce, più lenta. Dal momento in cui la donna è consapevole di questa sensazione, di quello che è il raggiungimento del proprio piacere, può permettersi di raccontarlo al partner educandolo al fine di sviluppare un processo utile al raggiungimento del piacere orgasmico”.

Possiamo dire, quindi, che il clitoride è l’organo erettile femminile comparabile al pene maschile. Quali sono le differenze sostanziali tra clitoride e pene?

“Sì il clitoride come il pene è un organo erettile perché costituito, come questo, da corpi cavernosi, ovvero corpi deputati al riempimento del sangue arterioso che permette l’inturgidimento. Quindi è corretto di parlare di similitudine tra clitoride e pene: tra i due non c’è una differenza sostanziale se non nella dimensione, ma una similitudine molto forte per quanto riguarda la stimolazione. Se stimolato adeguatamente, adeguatamente, infatti, produce quello che è il raggiungimento dell’orgasmo durante l’attività erotico-sessuale, esterna (con una stimolazione orale o manuale) o interna (attraverso al penetrazione e quindi un rapporto coitale) che sia”.

La donna può avere due tipi di orgasmi: clitorideo e vaginale. Può spiegarci la differenza?

“In realtà è scorretto dire che la donna ha due tipi di orgasmi. La donna ha “gli” orgasmi in generale, molti più di due, ma soprattutto ha un orgasmo fisiologico. I due tipi di orgasmo, clitorideo e vaginale, nascono da un pensiero molto datata. Addirittura Freud parlava di un orgasmo clitorideo che è tipicamente infantile, e quindi non maturo, e di un orgasmo vaginale maturo, perché la donna lo raggiungeva in età avanzata o addirittura in età fertile. L’orgasmo è, in realtà, uno solo e riguarda le contrazioni involontarie del terzo esterno del canale vaginale che a un certo momento, dopo le varie stimolazioni interne o esterne. Quando questo viene prodotto, il terzo esterno del canale vaginale inizia a vibrare raggiungendo improvvisamente vibrazioni involontarie che sono la rappresentazione massima del piacere, quindi dell’orgasmo. Questo è l’orgasmo dal punto di vista fisiologico. Cosa significa, però, che la donna può avere “gli” orgasmi? La donna può avere sensazioni di tipo orgasmico, ognuna diversa dall’altra, l’unica caratteristica in comune è che tutte queste sensazioni si collegano in maniera obbligata alla risposta fisiologica (spiegata prima). Questo è un aspetto importante da chiarire, perché il rincorrere da parte delle donne un orgasmo di tipo vaginale o clitorideo non permette loro di lasciarsi andare completamente alle sensazioni orgasmiche. Se la donna riesce a capire che la sensazione orgasmica può variare da orgasmo a orgasmo, e l’orgasmo è la rappresentazione di contrazioni involontarie del terzo esterno del canale vaginale, automaticamente abbiamo risolto la questione degli orgasmi per quanto riguarda il femminile”.

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E il punto G esiste? Cos’è esattamente?

“E’ un altro mito da sfatare. Dal punto di vista fisiologico esiste in quanto il ginecologo tedesco Gräfenberg lo ha identificato e, in qualche modo, bollato con la “G” del suo nome. Si tratta di una porzione che si trova proprio in prossimità di quella che è la “platform orgasmica” dove si viene a generare la contrazione involontaria che fisiologicamente è rappresentativa dell’orgasmo. Quindi viene rappresentato nella porzione anteriore del terzo esterno del canale vaginale. Ma, secondo quanto emerge dalle ultime ricerche scientifiche, è scorretto parlare di Punto G in sé, e soprattutto è sbagliato andare alla ricerca di un punto che, se stimolato adeguatamente, automaticamente porterà all’orgasmo, anche perché l’orgasmo è strettamente collegato alla stimolazione diretta e indiretta del clitoride. Le più recenti ricerche scientifiche hanno messo in discussione il tutto, e permesso di rappresentare al meglio quella che sono le sensibilità legate al clitoride, soprattutto della parte interna di esso. Questa area in particolare è stata definita “CUV”, ovvero l’area clitero-uretro-vaginale, un’area molto più estesa che comprende anche il vecchio Punto G, il canale vaginale e soprattutto il terzo esterno. Se questa area viene stimolata adeguatamente, durante la penetrazione, automaticamente porterà la donna a raggiungere il piacere orgasmico. Quindi è importante chiarire che non esistono due tipi di orgasmi, ma esistono “gli” orgasmi, che non esiste un Punto G ma una zona molto più estesa, e soprattutto che esiste un organo di senso, il clitoride, che occorre saper conoscere e stimolare adeguatamente”.

Possiamo concludere questo piccolo viaggio alla scoperta del piacere sessuale femminile, dicendo che conoscere la propria sessaulità aiuta ad avere una maggiore consapevolezza intima e, quindi, a sentirsi più in armonia con il proprio partner durante un rapporto sessuale?

“Conoscere e scoprire il proprio organo sessuale femminile è fondamentale, per questo sarebbe necessario che fin da piccole le bambine venissero educate al proprio organo genitale come accade anche nei maschietti. Entrare in contatto con il proprio genitale, sia nell’igiene che in quella che sarà un’autostimolazione consente di tracciare la strada a una maggiore consapevolezza futura, in età adulta, del proprio piacere. Questo serve non solo per se stesse ma per le relazioni future, perché al di là dei rapporti tra donne o tra uomini (che sono agevolati in un certo senso perché conoscendo in parte quell’organo sanno come andare a stimolare), nei rapporti eterosessuali insegnare all’uomo quello che si sa di se stesse può diventate un importante punto di contatto e anche l’opportunità per trovare una nuova armonia nel vivere il rapporto sessuale, e quindi il piacere nel rapporto sessuale con il proprio partner”.

Prof. Fabrizio Quattrini-3

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