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Venerdì, 1 Dicembre 2023
Preservativo

Non usare o rimuovere il preservativo senza il consenso è “aggressione sessuale”

Secondo la Corte Suprema del Canada, l’atto di rimuovere o non usare il condom contro il volere del partner, pratica nota come "stealthing", è una violazione del consenso e come tale può essere motivo di denuncia

Un tema di grande attualità e attualmente al centro del dibattito internazionale è la pratica dello “stealthing" o  “stealth-breeding”, ovvero la rimozione non consensuale del preservativo, quando il partner ha dato il consenso solo a un rapporto sessuale protetto. Secondo uno studio del 2018 (tra i pochissimi studi ad avere indagato su quanto sia comune lo stealthing), condotto da un centro di salute sessuale a Melbourne (Australia), il 32% delle donne e il 19% degli uomini che hanno rapporti sessuali con uomini hanno riferito di aver subito lo stealthing. Il preservativo è usato come metodo preventivo primario di protezione (ha un'efficacia dall'80 al 98,6%) contro il rischio di infezioni sessualmente trasmissibili (STI), soprattutto l'HIV, e una gravidanza indesiderata: non usarlo o rimuoverlo può dunque comportare una serie di rischi, ma anche rappresentare di fatto una violenza del consenso quando i due partner non sono d'accordo sul suo utilizzo durante il rapporto sessuale.

Il tema è stato sottoposto di recente all’attenzione della Corte Suprema del Canada che ha stabilito , sulla base di un caso concreto, che le persone che non indossano il preservativo durante il rapporto sessuale dopo che il partner glielo ha richiesto (esplicitamente o implicitamente attraverso mezzi non verbali) possono essere denunciati. In sostanza, la decisione stabilisce che l'atto di rimuovere o non usare il preservativo contro il volere del partner, noto come "stealthing", è una violazione del consenso e può portare a una condanna per “aggressione sessuale”. La sentenza della Corte Suprema del Canada, emessa venerdì 29 luglio, è il risultato di un iter legale durato 5 anni. 

Il caso di Kirkpatrick

Nel 2017, una donna (rimasta anonima per motivi di privacy) ha denunciato un uomo (Ross Kirkpatrick) con cui aveva avuto due rapporti sessuali consenzienti, ma a patto che lui indossasse il preservativo. Ma mentre durante il primo rapporto, Kirkpatrick aveva il preservativo, durante il secondo ha deciso di non indossare il preservativo senza chiedere però il consenso della partner, la quale si è accorta della mancanza del condom solo dopo la fine del rapporto. Per questo motivo la donna ha deciso di denunciare Kirkpatrick per violenza sessuale. Tuttavia, il giudice del tribunale ha respinto l’accusa contro di lui per mancanza di prove, accogliendo la versione di Kirkpatrick secondo cui la donna avrebbe acconsentito a entrambi i rapporti sessuali.

La sentenza è stata poi ribaltata dalla Corte d'Appello della Columbia Britannica, che ha predisposto un altro processo, concludendo che il primo giudice non avrebbe dovuto respingere l'accusa di violenza sessuale sulla base della mancanza di prove. Kirkpatrick ha, quindi, presentato ricorso alla Corte Suprema del Canada.

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L'uso del preservativo è una “condizione” del rapporto sessuale

Venerdì 29 luglio la Corte Suprema ha respinto il ricorso di Kirkpatrick con un voto di 5-4 e confermato che è necessario un nuovo processo. “L'uso del preservativo è una condizione per il rapporto sessuale, non c'è accordo sull'atto fisico del rapporto sessuale senza preservativo. Il preservativo fa parte della "attività sessuale in questione" alla quale una persona ha acconsentito ai sensi dell'articolo 273.1, comma 1, del codice penale. Dato che solo sì significa sì e no significa no - ha continuato -, non può essere che 'no, non senza preservativo' significhi 'sì, senza preservativo’”.

“Questa è l'unica interpretazione che fornisce una lettura armoniosa del testo delle disposizioni pertinenti nel loro intero contesto e che si accorda con l'obiettivo del Parlamento di promuovere l'autonomia personale e la parità di azione sessuale”, ha concluso il giudice.  

La decisione della Corte Suprema

La decisione della Corte Suprema è stata sostenuta fortemente dai gruppi per i diritti delle donne in Canada. "Questa decisione è importante per il diritto all'autonomia e all'uguaglianza sessuale, perchè sottolinea l'importanza di rispettare il volere del partner riguardo l'uso del preservativo durante il rapporto sessuale", ha affermato in una nota Pam Hrick, direttore esecutivo e consigliere generale del Women's Legal Education and Action Fund (LEAF). "La Corte ha finalmente riconosciuto che non è raro non usare il preservativo o toglierlo quando il partner non è d'accordo. Considerare la pratica dello 'stealthing', particolarmente diffusa nelle comunità più disagiate e che includono le lavoratrici del sesso, come associata alla violenza intima del partner è una conquista importante per chi ne è vittima". 

Lo stealthing negli altri Paesi

I sistemi legali in altri Paesi del mondo hanno assunto posizioni simili contro lo “stealthing”. L'anno scorso, la California ha ad esempio  firmato una legge che consente alle vittime di intraprendere un'azione civile, mentre il Territorio della Capitale Australiana ha approvato una nuova legge che definisce lo stealthing come un atto di “aggressione sessuale”. Negli ultimi anni più persone accusate di "stealthing" sono state condannate nei tribunali di Svizzera, Germania e Regno Unito .

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