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Giovedì, 25 Aprile 2024
Sex toys

Dai sex toys ai sex robot, come sono cambiati i giocattoli del sesso

"Utilizzare surrogati che mai potrebbero metterci in discussione, piuttosto che vivere delle relazioni reali, autentiche, rischia di favorire un'atomizzazione sociale già in atto, con i suoi effetti di solitudine e annullamento dei rapporti di solidarietà". L'intervista a Marco Inghilleri, vicepresidente della Società Italiana di Sessuologia ed Educazione Sessuale

In fondo, cinema e letteratura ci avevano già anticipato come sarebbero stati il nostro futuro e la nuova sessualità. Pensiamo a film come “AI”, del 2001, in cui Joe (Jude Law) interpreta un robot gigolò programmato per fare l’amore, a “Her”, del 2013, in cui Theodore (Joaquin Phoenix) fa sesso virtuale con un sistema operativo AI, o ancora a “Ex Machina”, del 2015, in cui Ava (Alicia Vikander) è un robot che corrisponde i sentimenti e manipola le menti delle persone. Oggi l’industria del sesso sta andando esattamente in questa direzione: la realtà virtuale è pronta ad aggredirla e a dar vita ad oggetti sessuali e sexy androidi che consentono di vivere un'esperienza sessuale sempre più reale. Diverse aziende già stanno lavorando alla “stampa” olfattiva per creare sex gadget in grado di trasmettere non più solo immagini e suoni, ma anche odori a distanza. In tema di tatto, poi, già esiste, un dispositivo chiamato Hug Shirt, una sorta di sms tattile che consente di inviare abbracci a distanza e attraverso cui le persone possono decidere forza, durata, calore della pelle e frequenza cardiaca del mittente.

A confermare tale tendenza il rapporto Future of Sex, secondo cui in futuro tute tattili o social network “tattili” consentiranno il sesso “fisico” anche a migliaia di chilometri di distanza. A tal proposito, gli esperti stimano che entro il 2028 oltre un quarto dei giovani avrà avuto un’esperienza sessuale a distanza, anche grazie al contributo della stampa 3D di parti del corpo che renderanno possibili amplessi particolarmente realistici e fedeli alla realtà. In un report del futurologo Ian Pearson si ipotizza che entro il 2050 il sesso uomo-robot sarà più comune del sesso uomo-uomo. Mentre, sempre entro il 2050, secondo Hiroshi Ishiguro, inventore ed esperto di robotica, l’amore cibernetico avrà definitivamente spodestato quello vero. Uno scenario apocalittico, ma a quanto pare realistico. Dove ci porterà questa “deriva tecnologica”, e quanto questi nuovi giocattoli del sesso sempre più simili agli esseri umani rischieranno di compromettere le relazioni reali? Ne abbiamo parlato con Marco Inghilleri, psicoterapeuta e sessuologo, direttore del Centro di Psicologia giuridica, Sessuologia clinica e Psicoterapia di Padova e vicepresidente della Società Italiana di Sessuologia ed Educazione Sessuale.

Marco, negli ultimi anni il settore dei sex toys e in particolare di quelli specificatamente pensati per il piacere femminile, ha avuto un boom incredibile. A cosa è dovuta questa esplosione dei giocattoli erotici?

“Credo che il contributo maggiore alla diffusione dei sex toys sia dovuto al processo di secolarizzazione in atto nelle società contemporanee, cioè al progressivo allontanamento dagli schemi, usi e consumi tradizionali e religiosi, che hanno infranto molti tabù ancora presenti nella modernità. Sebbene, a prima vista, questo possa apparire come il compimento della “Rivoluzione sessuale”, che negli anni ’70 ha avuto il suo apogeo, non significa però che sia scevro da conseguenze negative. Tra le principali, sussistono la desacralizzazione dei corpi e della sessualità, e la loro conseguente commercializzazione, ossia la loro riduzione a mero bene di consumo. Tra gli aspetti virtuosi, invece, troviamo la liberazione del desiderio e del corpo femminile, per secoli censurato, negato e represso, il che potrebbe giustificare la diffusione dell’oggettistica erotica tra le donne, che, meno vincolate da norme prescrittive sociali, si sono riappropriate della loro biologia negata. Ricordo, a tal proposito, che la supposta diagnosi di “ninfomania” e il trattamento dell’isteria potevano ricorrere alla cauterizzazione della clitoride, e questo solo nei primi del ‘900, non in epoche così lontane. Infine, l’autoerotismo femminile cerca di compensare una sessualità vissuta in termini performativi e meccanicistici dalla controparte maschile, che, ahimè, continua a restare repressa negli aspetti emotivi ed affettivi dell’Eros”.

Cosa pensi dell’utilizzo dei sex toys sia in coppia che nell'autoerotismo?

“Le cose in sé non sono né buone, né cattive. I sex toys possono avere sia connotazioni ludiche, sia auto-terapeutiche, in riferimento soprattutto alle problematiche della sessualità femminile come dispaurenia e vaginismo, permettendo un’esplorazione più intima del proprio corpo e del proprio desiderio. Tuttavia, se introdotti nei rapporti di coppia, potrebbero non essere così utili alla relazione, costituendosi come “feticci” attraverso cui mediare la “presenza dell’altro”, ossia riducendo il rapporto sessuale a mera fantasia, dove il partner, anziché essere la persona che abbiamo scelto, è ridotto ad attore del proprio immaginario autoerotico”.

I sex toys potrebbero essere prescritti per curare alcune patologie femminili

Il progresso culturale e le nuove tecnologie digitali hanno cambiato la sessualità, e i sex toys sono sempre più orientati verso esperienze motion-sensing. Come è cambiato l’uso dei giocattoli del sesso?

“In realtà, quel che è cambiato è la proposta, non l’uso. Per la donne è rimasta l’oggettistica tradizionale, mentre per gli uomini il mercato sta proponendo oggetti sempre più sofisticati. In fondo i sex toys sono nati per dare vita soprattutto all’immaginario erotico maschile, pensiamo a quelli che simulano i giochi di ruolo, i clinical, oppure a quelli utilizzati per il bondage o il sadomaso, quindi manette, frustino, ecc. Oggi il mercato sta dando un grosso incentivo alle bambole di silicone, ma perché è aumentata la domanda da parte dell’utenza maschile rispetto a dei surrogati che possono essere oggi molto più vicini alla realtà. L’antesignano di queste bambole è un gioco, Real Life, che ti consentiva di acquistare con una moneta virtuale gli organi genitali ed avere rapporti sessuali virtualmente. Oggi i sex toys stanno andando in questa direzione: concretizzano le fantasie, rendendole esperienze molto simili a quelle reali. E' chiaro dunque che l’intelligenza artificiale offre un importante contributo in questo senso perchè da un’illusione di vitalità a queste bambole che sono perfette nella loro realizzazione”.

Inventori ed esperti di robotica dicono che il futuro della sessualità è cyber, e che i sex robot, macchine sempre più sofisticate e simili ad esseri umani, faranno parte della nostra vita quotidiana. E’ uno scenario plausibile?

“Purtroppo sì, è uno scenario plausibile che mi trova abbastanza timoroso. L’era del postumano (ho appena pubblicato un libro sull’argomento), ossia l’uso delle biotecnologie per modificare fisicamente e mentalmente gli esseri umani, ha, a mio avviso, delle implicazioni disumane, di alienazione. Ritengo che questa non sia la strada che porta a un supposto progresso, quanto, al contrario, ritengo che conduca direttamente a scenari distrofici simili al film Blade Runner. Dal mio punto di vista, per riappropriaci di quell’umanità da cui siamo stati espropriati, sarebbe più saggio indirizzarci verso l’ecologia sociale, cioè verso un nuovo modo di intendere il rapporto cultura-natura, capace di costruire società più vivibili e soprattutto più eque ed umane”.

Con la diffusione dei sex robot (pensiamo al recente approdo sul mercato di Harmony, prodotta da Matt McMullen, fornitore della Società californiana RealDoll) e, in generale, dell’intelligenza artificiale applicata alla sessualità, si rischia di individuare in questi oggetti sessuali dei partner in tutto e per tutto, anche da amare? Pensiamo al caso dell’ingegnere Zheng Jajia che ha "sposato" Yingying, il robot donna che lui stesso ha creato.

“Sì, questo è il pericolo. Sostituire con il virtuale la realtà. Utilizzare dei surrogati che mai potrebbero metterci in discussione, piuttosto che vivere delle relazioni, invece che vivere un incontro autentico, anziché confrontarci con l’Altro. Sarebbe una ritirata autistica, solipsistica che favorirebbe l’atomizzazione sociale già in atto, con tutti i suoi effetti di solitudine e annullamento dei rapporti di solidarietà. Cioè proprio la negazione della nostra caratteristica sociale come specie, che è proprio ciò che ci rende umani”.

Come capire quali sono i limiti, da un lato, e, dall'altro, trarre vantaggi psicologici e sociali dall’uso della sex tech?

“Non è possibile, perché le conclusioni sono già contenute nelle premesse. Ossia, il sex toy è merce, che sopperisce a determinati bisogni indotti dal sistema consumistico. Il filosofo G. Debord diceva: “Il mondo dell’economia trasforma il mondo, ma lo trasforma solo in mondo dell’economia”, nel senso che il sex toy ha una sua ragion d’essere in una società dei consumi, ma non in una società liberata ed umana”.

Marco Inghilleri-2-2

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