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Giovedì, 25 Aprile 2024
Asso di denari

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A cura di Carlo Sala

Non solo Juve-Real, col 3 giugno si smette di lavorare per il fisco

Il 3 giugno non è solo una data attesa dai tifosi di calcio, soprattutto juventini: è anche l’ultimo giorno in cui si è lavorato, nel 2017, per guadagnare quanto serve a soddisfare le pretese del fisco, secondo quanto calcolato dall’ufficio studi della Cgil di Mestre. Dal 4 in poi tutto quello che si guadagna sarà profitto netto.

Nel 2017 il peso del fisco è stato pari a 153 giorni di lavoro, 38 in più rispetto al 1980 (quando si lavorava per il fisco fino al 25 aprile), secondo quanto comunicato dal coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo.

Il gettito di imposte, tasse e contributi nel 2017 sarà di 723,6 miliardi, secondo il documento economico e finanziario predisposto dal governo e analizzato falla Cgia. La voce più importante riguarda le imposte dirette (Irpef, Ires, Irap, etc.) che peserà sulle tasche di imprese e cittadini per 249 miliardi; seguono le imposte indirette (Iva, accise, imposte catastali, etc.) con 247,1 miliardi, i contributi sociali con 224,5 miliardi e, infine, le imposte in conto capitale (successioni, donazioni, etc.) che ammonteranno a 2,9 miliardi di euro.

La pressione fiscale effettiva è intorno al 50% per i contribuenti in regola, lamenta la Cgia ripartendo quanto preteso dall’amministrazione tributaria tra tutti coloro che non operano nell’economia sommersa e dunque sostengono effettivamente il peso delle richieste dello Stato. Si tratta, sottolinea ancora la Cgia, di una pressione «che non ha uguali in Europa».

In 10 anni solo una volta il giorno della liberazione fiscale è stato prima di giugno: nel 2008 è arrivato il 31 maggio. Dal 2007, però, ha continuato di fatto a slittare in avanti: dall’1 giugno di quell’anno al 9 giugno (finora la data più in là nel corso dell’anno) di 2012 e 2013.

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