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Giovedì, 25 Aprile 2024
Asso di denari

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A cura di Carlo Sala

Se non si fa il governo gli italiani pagheranno un’Iva più salata

Appare paradossale, ma l’assenza di un governo potrebbe portare a un rincaro delle tasse a carico degli italiani.

Se non si prenderanno provvedimenti per 12,5 miliardi l’Iva rincarerà in virtù della clausola di salvaguardia dei conti pubblici, che prevede appunto di reperire quella cifra per il 2019 e altri 19,1 miliardi per il 2020 così da essere in regola con i partner europei. I vincoli europei riguardano solo le cifre da reperire e non fissano le modalità attraverso cui reperirle, ma se non ci sarà un governo che possa adottare provvedimenti idonei, le somme verranno recuperate attraverso un rincaro automatico dell’Iva secondo quanto previsto dal programma economico adottato dall’Italia nel 2017.

In caso di rincari, l’Iva ordinaria passerà dal 22% al 24,2%, a partire dal primo gennaio 2019, mentre l’aliquota dell’Iva ridotta ridotta dal 10% all'11,5%. Negli anni successivi l’aliquota ridotta salirà ulteriormente all’11,5% dall'1 gennaio 2019 e al 13% a decorrere dall’1 gennaio 2020 e quella ordinaria passerà al 24,9% a decorrere dall'1 gennaio 2020 e arriverà al 25% a decorrere dall’1 gennaio 2021.

L’Iva più alta colpirebbe anzitutto i consumi alimentari, che valgono secondo Coldiretti 215 miliardi. «Il pericolo dell'aumento dell'Iva riguarda beni di prima necessità come carne, pesce, yogurt, uova, riso, miele e zucchero con aliquota al 10% e il vino e la birra al 22% che rappresentano componenti importanti nei consumi delle famiglie» lancia l’allarme una nota della Coldiretti.

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