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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Asso di denari

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A cura di Carlo Sala

Emorragia di botteghe e piccoli negozi di vicinato

La Cgia di Mestre segnala una vera e propria emorragia di artigiani e piccoli commercianti in Italia, anche se a fronte di una complessiva flessione vi sono stati comparti nei quali il numero di operatori attivi è aumentato

Negli ultimi 8 anni sono stati persi quasi 158.000 botteghe e piccoli negozi di vicinato. Di queste, oltre 145.000 unità operavano nell’artigianato, passato da 1.463.318 a 1.322.640 unità, e poco più di 12.000 nel piccolo commercio, calate da 805.147 (giugno 2009) a 793.102 (giugno 2017). La caduta è continuata anche negli ultimi 12 mesi: tra il giugno di quest’anno e lo stesso mese del 2016 il numero delle imprese attive nell’artigianato e nel commercio al dettaglio è sceso di 25.604 unità (-1,2%). La Cgia stima che a seguito delle chiusure dal 2009 abbiano perso il lavoro poco meno di 400.000 addetti.

I cali più sensibili hanno riguardato gli autotrasportatori (-30%), i falegnami (-27,7%), gli edili (-27,6%) e i produttori di mobili (-23,8%). In contro tendenza, invece, i parrucchieri e gli estetisti sono aumentati del 2,4%, gli alimentaristi del 2,8%, i taxisti/autonoleggiatori del 6,6%, le gelaterie/pasticcerie/take away del 16,6%), i designer del 44,8% ed i riparatori/manutentori/installatori di macchine del 58%.

Il calo è stato più pronunciato al Sud (-12,4%): in Sardegna è stato del 17,1%, in Abruzzo del 14,5%, in Sicilia del 13,5%, in Molise del 13,2% e in Basilicata del 13,1%. La Lombardia è stato il territorio che ha registrato il numero di chiusure più elevato (-18.652), seguito da Emilia Romagna (-16.466), iPiemonte (-15.333) e Veneto (-14.883).

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