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Giovedì, 25 Aprile 2024
Asso di denari

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A cura di Carlo Sala

Cosa è il cuneo fiscale e perché metà stipendio se ne va in contributi e imposte

Il cuneo fiscale in Italia è «di ben 10 punti» più alto rispetto a quello che si registra mediamente nel resto d’Europa, secondo il rapporto 2017 della Corte dei Conti sul coordinamento della finanza pubblica. E questo, secondo i magistrati contabili, penalizza i dipendenti italiani ben più dei loro colleghi europei perché «colloca al livello più alto la differenza fra il costo del lavoro a carico dell'imprenditore e il reddito netto che rimane in busta paga al lavoratore».

Il 49% dello stipendio lordo se ne va in contributi e imposte, secondo la Corte dei conti. I primi gravano sia sul lavoratore che sul suo datore di lavoro (o cliente, per i liberi professionisti e i lavoratori autonomi), le seconde sono tutte a carico del lavoratore (dipendente o no che sia).

Il cuneo fiscale è la differenza tra guadagni netti del lavoratore e costi del datore di lavoro per l’impiego dello stesso lavoratore. Calcolata in percentuale del salario lordo, è la differenza tra quanto un dipendente costa all’azienda (stipendio lordo) e quanto lo stesso dipendente incassa, netto, in busta paga.

Il cuneo fiscale indica in percentuale il rapporto tra tutte le imposte sul lavoro (dirette, indirette e contributi previdenziali) e il costo del lavoro complessivo, quindi può essere determinato sia per i lavoratori dipendenti sia per i lavoratori autonomi o liberi professionisti.

Il cuneo fiscale è dato Irpef, addizionali locali e contributi previdenziali per il lavoratore dipendente, mentre per il lavoratore autonomo e per il libero professionista è costituito dall’Irpef aumentata dalle addizionali locali,  dai contributi previdenziali e dall’Iva.

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