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Giovedì, 25 Aprile 2024
Asso di denari

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A cura di Carlo Sala

Il monopolio del ritiro dei rifiuti costa 9,1 miliardi agli italiani

Nonostante la produzione di rifiuti sia diminuita di 3 milioni di tonnellate negli ultimi anni, perché con la crisi si è consumato di meno, le tariffe per la rimozione dei rifiuti stessi non accennano a diminuire, anzi, pur a fronte di un incremento di 20 punti percentuali della raccolta differenziata.

Famiglie e imprese italiane pagheranno 9,1 miliardi per i rifiuti nel 2017 secondo i calcoli della Cgia di Mestre.

La tariffa per i rifiuti rincarerà tra il 2% e il 2,6% per le attività produttive: negozi di frutta, bar, ristoranti, alberghi e botteghe artigiane. L’inflazione di quest’anno è attesa registrare un aumento minore, +1,2%

Per le famiglie il rincaro sarà al massimo del 2% e graverà sui nuclei con 2 componenti; le famiglie con 3 componenti avranno un rincaro dell’1,9%, quelle con 4 dello 0,9%.

Dal 2014 i Comuni applicano la Tari, la tassa sui rifiuti, e anche se negli ultimi 2 anni ai Comuni è stato vietato di aumentare le tasse di loro pertinenza le tariffe offrono una scappatoia, perché giuridicamente, anche se pesano allo stesso modo di un tributo, non rappresentano un prelievo fiscale ma il costo di un servizio, e possono dunque essere aumentate senza violare il divieto di aumento della pressione tributaria.

In Italia vi sono 10mila società controllate o partecipate, per il 30% in rosso e la Cgia di Mestre lamenta sia la situazione di sostanziale monopolio della rimozione dei rifiuti (svolta da tali società senza alcun problema di concorrenza e quindi di contenimento dei costi), sia la sostanziale inefficienza del servizio offerto (sempre all’insegna della concorrenza quale garante di miglior qualità oltre che di miglior prezzo), comprovata a suo dire dalla quota di società coi conti in rosso.

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