La crisi può essere un’opportunità, come sostenevano gli antichi greci e i cinesi attuali, ma è sicuramente uno stimolo a mettere a frutto le proprie capacità lavorative ad attuare il detto ‘la difficoltà aguzza l’ingegno’ per non restare disoccupati, come risulta da un’indagine di Unioncamere e InfoCamere.

Dal 2009 al 2015 i lavoratori manuali si sono reinventati giardinieri e addetti alle pulizie, così da fronteggiare il calo di addetti all’edilizia e alla falegnameria. In questo arco di tempo l'imprenditoria artigiana ha perso oltre 117mila unità (-8%), perlopiù impiegate nell’edilizia (dove  sono cessati 35.800 muratori, 6.100 carpentieri, 3.500 idraulici, 3.450 falegnami, 2.600 imbianchini, 2.000 serramentisti), mentre si è avuto un boom di imprese di pulizia di edifici (+10.898) e di attività di cura e manutenzione del paesaggio (+4.904). 

I servizi alla persona sono quasi triplicati in 6 anni, trainati dal design (+2.110) e, a seguire, dal settore benessere e bellezza (+1.140 parrucchieri e estetica) e dall’alimentare, in particolare dai takeaway (+3.240).

Un’impresa agricola su 3 è nata negli ultimi 10 anni, fa presente Coldiretti, e sempre più le imprese agricole non si limitano alla coltivazione e all’allevamento dei campi ma sono polifunzionali. Nel giro di 3 anni sono aumentate del 603% quelle che producono energie rinnovabili e sono praticamente raddoppiate quelle che trasformano direttamente i loro prodotti (+97,8%).

Sono emerse figure professionali come le filandaie, che allevano il baco da seta per ottenere tessuti, il canestraio, che raccoglie e lavora le erbe palustri in campi e fossi, il carbonaio che produce carbone secondo antiche usanze, la sfoglina che prepara o insegna a tirare la sfoglia come si faceva un tempo, e l’agrierborista che coltiva, raccoglie e trasforma piante medicinali per il benessere, la salute e la bellezza.