Nel 2016 contestate 359 grandi opere, ma le autostrade non suscitano il 'no' degli italiani
Può sembrare paradossale, vista l’avversione che il progetto della Gronda aveva incontrato a Genova almeno fino al crollo del ponte Morandi, ma le autostrade non sono le opere più contestate dagli italiani, almeno secondo quanto risulta, in base a dati del 2017, all’Osservatorio Media Permanente Nimby Forum®, che monitora le infrastrutture in Italia.
I costi per il gap infrastrutturale ammontano a 600 miliardi, secondo una stima dell’Osservatorio I costi del non fare che risale al 2014. Un’analisi diffusa quello stesso anno dall’Osservatorio, quantifica in 121 miliardi i mancati benefici per l’Italia legati all’inadeguato sviluppo della rete autostradale nell’arco temporale 2009-2024 (il calcolo tiene conto del fatto che nel 2009-2010 la rete autostradale si è espansa di 77 km).
Le opere ipotizzate ma bloccate da contestazioni erano 359 nel 2016, il 5% in più rispetto al 2015 secondo l’Osservatorio di Nimby Forum. Preoccupazioni ecologiche (30,1% dei casi contro il 32,8% del 2015) e desiderio di essere interpellati (21,3% dei casi, in crescita rispetto al 18,6% del 2015) sono state le prime 2 ragioni delle contestazioni. La contestazione passa sempre più attraverso i social media, utilizzati nel 16,8% dei casi nel 2015 e nel 22,9% nel 2016. Nello stesso biennio, il consenso degli italiani verso le grandi opere è comunque passato dal 15% al 20%.
Energia e rifiuti sono i settori che incorrono più spesso in contestazioni: il 56,7% delle opere che hanno suscitato l’opposizione degli italiani riguardava progetti per l’approvvigionamento energetico e in particolare 81 impianti di ricerca ed estrazione di idrocarburi nonché (75,4% dei casi) impianti legati a fonti rinnovabili (nel dettaglio, hanno suscitato contrarietà 43 centrali a biomasse, 20 strutture di compostaggio e 13 parchi eolici); il 37,4% delle contestazioni si è invece rivolto contro opere legate alla gestione dei rifiuti e in particolare contro 37 termovalorizzatori, 30 discariche di rifiuti urbani e 18 discariche di rifiuti speciali.
Nel 2015 un terzo degli impianti contestati ha subito almeno un’interruzione della procedura di autorizzazione a causa di ricorsi al Tar o al Consiglio di Stato. Il maggior numero di contestazioni (41%) è stato al Nord, con 56 casi nella sola Lombardia e 49 in Emilia Romagna rispettivamente 56 e 48 impianti contestati. Spicca poi la Basilicata, che nel 2016 ha registrato 32 contestazioni, più di Lazio (30), Veneto (28) e Sicilia (26).