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Venerdì, 29 Marzo 2024
Asso di denari

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A cura di Carlo Sala

Nel 2016 contestate 359 grandi opere, ma le autostrade non suscitano il 'no' degli italiani

Può sembrare paradossale, vista l’avversione che il progetto della Gronda aveva incontrato a Genova almeno fino al crollo del ponte Morandi, ma le autostrade non sono le opere più contestate dagli italiani, almeno secondo quanto risulta, in base a dati del 2017, all’Osservatorio Media Permanente Nimby Forum®, che monitora le infrastrutture in Italia.

I costi per il gap infrastrutturale ammontano a 600 miliardi, secondo una stima dell’Osservatorio I costi del non fare che risale al 2014. Un’analisi diffusa quello stesso anno dall’Osservatorio, quantifica in 121 miliardi i mancati benefici per l’Italia legati all’inadeguato sviluppo della rete autostradale nell’arco temporale 2009-2024 (il calcolo tiene conto del fatto che nel 2009-2010 la rete autostradale si è espansa di 77 km).

Le opere ipotizzate ma bloccate da contestazioni erano 359 nel 2016, il 5% in più rispetto al 2015 secondo l’Osservatorio di Nimby Forum. Preoccupazioni ecologiche (30,1% dei casi contro il 32,8% del 2015) e desiderio di essere interpellati (21,3% dei casi, in crescita rispetto al 18,6% del 2015) sono state le prime 2 ragioni delle contestazioni. La contestazione passa sempre più attraverso i social media, utilizzati nel 16,8% dei casi nel 2015 e nel 22,9% nel 2016. Nello stesso biennio, il consenso degli italiani verso le grandi opere è comunque passato dal 15% al 20%.

Energia e rifiuti sono i settori che incorrono più spesso in contestazioni: il 56,7% delle opere che hanno suscitato l’opposizione degli italiani riguardava progetti per l’approvvigionamento energetico e in particolare 81 impianti di ricerca ed estrazione di idrocarburi nonché (75,4% dei casi) impianti legati a fonti rinnovabili (nel dettaglio, hanno suscitato contrarietà 43  centrali a biomasse, 20 strutture di compostaggio e 13 parchi eolici); il 37,4% delle contestazioni si è invece rivolto contro opere legate alla gestione dei rifiuti e in particolare contro 37 termovalorizzatori, 30 discariche di rifiuti urbani e 18 discariche di rifiuti speciali.

Nel 2015 un terzo degli impianti contestati ha subito almeno un’interruzione della procedura di autorizzazione a causa di ricorsi al Tar o al Consiglio di Stato. Il maggior numero di contestazioni (41%) è stato al Nord, con 56 casi nella sola Lombardia e 49 in Emilia Romagna rispettivamente 56 e 48 impianti contestati. Spicca poi la Basilicata, che nel 2016 ha registrato 32 contestazioni, più di Lazio (30), Veneto (28) e Sicilia (26). 
 

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