L’Italia appare meno corrotta, ma la sua giustizia non aiuta il business
L’inefficienza della giustizia italiana pesa enormemente sulle sue performances economiche, secondo quanto emerge da fonti e analisi diverse.
Il sommerso in Italia vale un quinto del Pil, cioè più di 310 miliardi di euro (nel sud vale al 28,6% del Pil, per complessivi 100 miliardi di euro), secondo quanto emerso da uno studio della rivista internazionale 'Rassegna economica' dal titolo 'Reati economici ed efficienza della giustizia: impatti sul rischio di credito’, presentato a Napoli davanti al capo della polizia, Franco Gabrielli.
Se il peso dell'economia sommersa e illegale in Italia scendesse al livello medio dei Paesi dell'area Euro, sarebbe possibile recuperare il 2,5% del Pil, cioè circa 40 miliardi di euro.
L’inefficienza dei tribunali relega l’Italia al 108esimo posto su 190 nella classifica Doing Business come capacità di far rispettare i contratti ed al 25esimo posto per capacità di risoluzione dell'insolvenza e procedure concorsuali (una procedura per la risoluzione di una controversia commerciale in Italia dura in media 1120 giorni e ha un costo pari al 23% del valore della controversia). Migliorano però sia la durata dei procedimenti giudiziari (per il primo grado di giudizio negli ultimi 5 anni si è passati da 620 a 532 giorni) sia il numero di procedimenti pendenti (da circa 5,45 milioni a circa 3,8 nell'ultimo quinquennio). Un recupero di efficienza delle giustizia può ridurre sofferenze di 20 miliardi di euro entro la fine del 2020.
L’Italia è terzultima tra gli Stati europei nell’indice di corruzione percepita nel settore pubblico e politico del 2016. Su una scala da 0 (molto corrotto) a 100 (per nulla corrotto), l’Italia ha fatto segnare 47 punti, entrando a far parte del 69% dei 176 Paesi analizzati nell’Indice di Percezione della Corruzione nel settore pubblico e politico del 2016 che ha ottenuto un punteggio inferiore a 50.
Si tratta del terzo miglioramento consecutivo negli ultimi 3 anni (dal 2012, quando è stata varata la legge anticorruzione, si traduce in ben 12 posizioni di differenza nel ranking mondiale stilato da Transparency International). I Paesi meno corrotti sono Danimarca e Nuova Zelanda con 90 punti, seguite da Finlandia (89) e Svezia (88). Agli antipodi figurano Somalia (10), Sud Sudan (11), Corea del Nord (12) e Siria (13).