Secondo l’istituto di statistica della Ue, Eurostat, l’Italia è il Paese con più scoraggiati tra i 28 Stati dell’Unione europea: è infatti italiano circa uno su quattro degli 11,4 milioni di europei che pur potendo lavorare non lavora, perché non cerca lavoro oppure, caso più raro (soprattutto in Italia) non è immediatamente disponibile a lavorare anche se è in cerca di un’occupazione. Ufficialmente non sono neanche disoccupati, proprio perché non stanno cercando lavoro o almeno non sono disponibili per assumere e svolgere un incarico immediato.

In Italia gli scoraggiati sono 3,55 milioni e tra loro solo 104mila sono persone che non sono disponibili nell’immediato, gli altri 3,451 milioni sono rassegnati e neanche provano a cercare impiego. Sempre secondo Eurostat ha invece quantificato che negli anni della crisi (2008-2015) sono cresciute, nel Vecchio continente, il numero di persone che non hanno cercato lavoro pur volendolo (+1,8 milioni), che aggiungono il già duro trend di crescita dei disoccupati (+6,1 milioni).

Gli italiani rassegnati o attendisti sono il 14% del totale della forza lavoro disponibile, cioè delle persone tra i 15 e i 74 anni. La media dei 28 Paesi della Ue è pari al 4,7%. La percentuale di donne rassegnate o attendiste tra quelle in grado di svolgere un’occupazione è del 60%, la quarta più alta dopo Grecia (66%), Spagna (65%) e Cipro (61%). Per percentuale di giovani fino a 25 anni che né lavorano, né studiano né svolgono attività di formazione/avviamento al lavoro, l’Italia era al primo posto in Europa, a fine 2015, davanti a Bulgaria e Grecia (rapporto del think tank Bruegel di Bruxelles ‘The growing intergenerational divide in Europe’).

I sotto-occupati (part-time) in Italia sono 748mila, il 3,3% degli occupati, mentre in Europa la media complessiva è sensibilmente più alta (intorno al 20%) ed equivale a un numero totale di 44,7 milioni di persone.