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Giovedì, 25 Aprile 2024
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A cura di Carlo Sala

Jobs Act? Il lavoro c’è, ma grazie ai voucher

In Italia il lavoro c’è, ma come emerge dalle analisi dell’Osservatorio sul precariato dell’Inps a sostenere l’occupazione sono i voucher, ben più che il Jobs Act varato dal governo Renzi nel 2015.

Dal 2008 al 2015 ci 932mila posti di lavoro in meno e 1,376 milioni di percettori di voucher in più: 8 anni fa usufruivano dei buoni lavoro da 10 euro per le sole prestazioni occasionali 24mila persone, l’anno scorso ne hanno usufruito 1,4 milioni. Circa 500mila persone in Italia, vivono grazie ai voucher.

Nei primi 5 mesi del 2016 i contratti a tempo indeterminato sono calati del 34% annuo, pari a 280.000 unità, anche perché l’anno scorso le assunzioni a tempo indeterminato godevano dello sgravio totale degli oneri contributivi (la misura è costata 3,4 miliardi), mentre quest’anno lo sgravio è stato ridotto al 40%. Nei primi 7 mesi dell’anno corrente l’Inps registra però la stipula di 972.946 nuovi contratti a tempo indeterminato (comprese se le trasformazioni di contratti a termine e di apprendistato) a fronte di 896.622 cessazioni di contratti stabili, con un saldo positivo per 76.324 unità.

Nei primi 7 mesi del 2016 sono stati venduti 84,3 milioni di voucher, con un incremento del 36,2% sullo stesso periodo del 2015. Questo dopo che nei primi sette mesi del 2015 si era registrato un +73% rispetto allo stesso periodo del 2014.

I voucher possono essere corrisposti a chi ha un reddito fino a 7mila euro l’anno, lo stesso Jobs act ha elevato il precedente tetto di 5mila euro incentivando il ricorso a questa formula. In precedenza, la riforma Fornero aveva consentito di pagare attraverso voucher i lavoratori stagionali addetti a vendemmia, commercio, ristorazione, giardinaggio e pulizia. A giugno il governo ha approntato una bozza di decreto, ancora da varare, contro possibili usi distorti dei voucher: il committente dovrà comunicare preventivamente il nominativo e il codice fiscale del lavoratore, la data e il luogo in cui svolgerà la prestazione lavorativa e la sua durata. Cgil, Cisl e Uil chiedono invece che interi settori, a partire dall’edilizia, siano esclusi dalla possibilità di pagare con voucher, e che sia fissato un tetto massimo di ore che ogni azienda non può superare nella retribuzione con buoni lavoro.

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