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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Asso di denari

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A cura di Carlo Sala

La laurea ripaga oltre metà delle spese universitarie

Il valore legale dei titoli di studio è notoriamente un’astrazione che non trova riscontro nei fatti, sul mercato. E ora la banca d’affari Schroeders ha quantificato il valore che studiare consente di avere una volta entrati nel mondo del lavoro e le differenze di valore che si possono avere sul mercato del lavoro a seconda di come e dove si è formato il proprio capitale umano.

Un neolaureato prende non meno del 30% di quanto ha speso per studiare secondo quanto emerge da un raffronto tra gli stipendi medi annui dei neolaureati e i costi sostenuti dalle famiglie per l’università.

Una laurea quinquennale si ripaga per il 53%, perché in media conseguire quel titolo di studio comporta un esborso di 31.750 euro e consente di accedere a uno stipendio medio annuo iniziale di 16.800 euro. Nel caso dell’università privata Bocconi di Milano una laurea magistrale comporta uscite fino a 85mila euro ma di contro garantisce che la prima busta paga sarà di importo più che doppio rispetto alla media: 44.346 euro l’anno.

Le famiglie italiane investono per educare i figli meno di 9 miliardi l’anno, pari al 5,5% del Pil, contro il 6% in Spagna, Francia o Irlanda, il 7% di Gran Bretagna e Stati Uniti e l’8% (scarso) di Corea del Sud o Danimarca. 

Il 40% della disoccupazione giovanile deriva da percorsi formativi errati piuttosto che dal ciclo economico, secondo uno studio della società di consulenza McKinsey. Secondo il Centro Studi di Confindustria conquistare una laurea aumenta del 40% le probabilità di trovare un impiego rispetto a chi ha solo un diploma. Il percorso universitario va però scelto con attenzione.

Quasi un lavoratore italiano ogni 5 è “sotto inquadrato”, svolge cioè mansioni più semplici rispetto al suo livello formativo. Si tratta in tutto, dice il Censis, di oltre 4 milioni di persone, per il 41% laureate. In particolare risultano sotto inquadrati il 44% dei laureati in scienze sociali e in materie umanistiche, il 57% dei laureati in economia o statistica e il 33% degli ingegneri.

Entro un anno i laureati che lavorano sono il 74% al Nord e il 53% al Sud, censisce Almalaurea. Al Nord il primo stipendio è in media di 1.290 euro, al Sud di 1.088 euro. Negli anni il gap tende a ridimensionarsi ma non a sparire. Dopo 5 anni lavora l’89% dei laureati residenti nelle regioni settentrionali e il 74% di quelli che abitano al Sud. e le retribuzioni salgono rispettivamente a 1.480 e 1.242 euro.

Dalla culla all’ateneo un figlio costa da 113mila a 271mila euro, secondo le stime di Federconsumatori per il periodo 0-18 anni. Si tratta di un esborso tra i 6.200 e i 22mila euro l’anno (la cifra è aumentata di oltre il 20% negli ultimi 50 anni al netto dell’inflazione) ma ben lontana da quelle dell’Inghilterra (11mila sterline, cioè 14.500 euro) e Stati Uniti (da 20mil a 34mila dollari secondo il Wall Street Journal).

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