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Giovedì, 25 Aprile 2024
Asso di denari

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A cura di Carlo Sala

Il lavoro autonomo? Rende con gli anni e conviene al Nord

Sulla base dei redditi medi dei lavoratori autonomi riferiti alla dichiarazione dei redditi 2016 (anno di imposta 2015) l’Ufficio studi della Cgia di Mestre ha stilato la classifica delle città più e meno allettanti per svolgere attività in proprio.

Il lavoro autonomo rende di più a Milano, dove il reddito medio di chi svolge attività per conto proprio è di 38.140 euro, contro una media nazionale 26.248 euro. Seguono Bolzano (con un reddito medio di 35.294 euro), Lecco (con 33.897 euro), Bologna (con 33.584), Como (con 32.298 euro) e Monza (32.022 euro).

Vibo Valentia è il posto peggiore per i lavoratori autonomi, perché gli introiti si fermano a 15.479 euro, cioè circa due volte e mezzo meno che a Milano. La Calabria è, in generale, terra ostile per gli autonomo. Crotone e Cosenza si collocano infatti subito alle spalle di Vibo Valentia, con introiti annui rispettivamente di 15.645 e 16.318 euro.

Il 40% circa dei lavoratori autonomi è concentrato su 2 filiere produttive, che si sono imposte come quelle economicamente più importanti nel Paese: l’asse Milano-Trieste (con forti specializzazioni nella minuteria meccanica, nella produzione di macchinari, nell’agricoltura di qualità, nella moda e nell’arredo-casa) e la via Emilia (con il settore metalmeccanico) che ha dato origine alla cosiddetta dorsale adriatica. I lavoratori autonomi guadagnano di più quanto più hanno esperienza, quindi quanto più sono in là con gli anni. Chi ha tra i 50 e i 65 anni, evidenzia lo studio della Cgia, ha generalmente un’esperienza e una rete di contatti che garantiscono condizioni molto migliori rispetto a chi ha meno di 40 anni di età.

Gli europei, non solo gli italiani, continuano a preferire il lavoro dipendente: secondo quanto riportato dal 'Piano d’azione imprenditorialità 2020' redatto dalla Commissione europea, dal 2004 la percentuale delle persone che preferiscono il lavoro autonomo al lavoro subordinato è scesa in 23 dei 27 Stati membri dell’Ue; e se qualche anno fa per il 45% cittadini europei il lavoro autonomo era la scelta privilegiata, ora questa incidenza è scesa al 37%.
 

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