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Venerdì, 29 Marzo 2024
Asso di denari

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A cura di Carlo Sala

Lavoro, il fallimento dei centri pubblici per l'impiego

I centri pubblici per l’impiego non sono certo il metodo più seguito da chi cerca un impiego, secondo quanto certifica l’Eurostat, l’istituto di statistica della Ue; in Italia, infatti, prevalgono ancora amicizie e passaparola. Peraltro, mentre la sorte dei centri pubblici è in alto mare (dovrebbero confluire nell’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro), che però ancora non esiste, le agenzie per il lavoro (private) risultano molto più efficienti.

Solo il 25,9% dei disoccupati italiani si rivolge a centri per l’impiego pubblici, l’84,3% dei disoccupati preferisce rivolgersi ad amici, parenti e conoscenti: rappresentano l’84,3% del totale. In Germania, le percentuali si invertono con il 75,8% dei senza lavoro che si rivolge ai centri pubblici per l’impiego e appena il 39,6% che chiede a conoscenti. Nell’Unione europea a 28 il 46,7% dei disoccupati utilizza i centri pubblici per l’impiego mentre il 71,1% afferma di chiedere anche ai conoscenti.

Ciascun addetto dei centri pubblici trova lavoro a 4 persone in un anno contro i 43 dei colleghi delle agenzie private, secondo quanto risulta facendo una media tra le 8.429  unità di personale dei centri pubblici che hanno trovato lavoro a 33.414 persone e le 10.740 persone in servizio in strutture private che hanno trovato impiego a 465.939 disoccupati.

I centri pubblici restano in attesa dell’Anpal, l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, la cui istituzione era prevista dal Jobs Act ma non ha ancora avuto luogo. Nell’attesa, ciascuna Regione si sta muovendo in proprio per tenere in vita questi centri, un tempo sotto la gestione delle Province.

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