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Martedì, 23 Aprile 2024
Asso di denari

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A cura di Carlo Sala

I robot distruggeranno posti di lavoro ma ne creeranno ancora di più

La fiducia nel progresso si trova oggi a fare i conti col timore che lo sviluppo tecnologico comporti perdita di lavoro, ma una recente analisi conforta sul fatto che le macchine non sono nemiche del lavoratore, anzi.

Entro 7 anni i robot svolgeranno oltre il 50% dei lavori attuali secondo le proiezioni raccolte in uno studio del World Economic Forum. in quella che è già stata ribattezzata «quarta rivoluzione industriale». Si prevede l’automazione di 75 milioni di mansioni, a partire dagli addetti all’inserimento manuale dei dati in sistemi informatici e da chi svolge compiti amministrativi (come la gestione di buste paga e libri contabili), facilmente apprendibili anche dalle macchine.

La robotica porterà 133 milioni di nuove posizioni lavorative entro il 2022. Tra i ruoli legati all’information technology, i più richiesti, secondo le proiezioni del Wef, saranno gli esperti di analisi dei dati e gli scienziati, seguiti da esperti in intelligenza artificiale e manager gestionali, dagli sviluppatori di software e dai professionisti dei settori vendite e marketing.

Il saldo tra posti di lavoro persi e creati sarà positivo per 58 milioni di unità, secondo questa analisi che però avverte che gli Stati dovranno investire nella formazione per consentire ai lavoratori di essere preparati alle nuove mansioni che saranno richieste. In termini di ore di lavoro, oggi il rapporto uomo-macchina è di 71 a 29 (vale a dire che solo il 29% del lavoro complessivo è svolto da robot) ma entro il 2025 il 52% delle ore di lavoro sarà svolte da sistemi automatizzati.

A diffondersi maggiormente saranno i macchinari statici (37%), già molto utilizzati nel mercato automobilistico e aerospaziale, così come i robot di terra (33%), capaci di spostare automaticamente i componenti della produzione all’interno degli stabilimenti. Nel settore dei servizi finanziari e d’investimento si prevede invece la crescente diffusione di robot umanoidi (23%), che grazie all’intelligenza artificiale e alla disponibilità dei big data, saranno in grado di fare previsioni economiche e comporre strategie finanziare tramite l’applicazione di modelli statistici.  

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