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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Asso di denari

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A cura di Carlo Sala

Un po’ di luce sullo shadow banking, il sistema bancario "ombra"

Shadow banking è il termine inglese in uso nel mondo finanziario per indicare il sistema bancario ombra, quello cioè che non sottostà ai controlli cui sono soggette tipicamente le banche tradizionali

Lo shadow banking è nato negli Usa sotto l’egida dello Stato americano e si è sviluppato grazie alle garanzie pubbliche, fino a diventare una prassi di mercato che ha consentito agli operatori finanziari privati e alle banche di cambiare la logica e soprattutto la redditività dell’intermediazione creditizia, che consiste nella raccolta di denaro per destinarlo a investimenti su cui trarre guadagni.

A operare nel settore dello shadow banking sono fondi, come gli hedge funds e i fondi del mercato monetario, società veicolo (cioè società create appositamente da operatori finanziari, spesso banche, che esercitano attività sottoposte a controlli ordinari) e altri soggetti bancari e non bancari, non di rado basati in paradisi fiscali. Questi operatori non gestiscono i classici depositi bancari e per questo non devono sottostare alle restrizioni in vigore per le banche tradizionali, finalizzati a proteggere i risparmiatori che depositano i propri averi. Per lo stesso motivo, operano spesso sui mercati cosiddetti over the counter (Otc), dove i controlli sulle operazioni compiute sono molto meno rigidi.

Lo shadow banking trae i propri finanziamenti da canali alternativi rispetto al deposito di correntisti o all’emissioni di obbligazioni. La fonte principale di funding è data da operazioni con una leva finanziaria più alta rispetto all’impiego del denaro depositato da correntisti (si tratta cioè di operazioni con un maggior divario tra il denaro impiegato e i rendimenti attesi) e consiste nel cartolarizzare i crediti o nell’operare con i credit default swaps, per fare qualche esempio. 

Lo shadow banking si regge su cartolarizzazioni e wholesale funding, che si può tradurre grossolanamente col termine “finanziamento sul mercato”: i debiti vengono cartolarizzati diventando così strumenti finanziari commerciabili ed il finanziamento per coprire i debiti avviene cercando risorse sul mercato tramite strumenti anch’essi commerciabili, come la carta commerciale (commercial paper) e i repo. “Come il sistema bancario tradizione – spiega la Fed – lo shadow banking fa intermediazione creditizi”, ma lo fa in un modo diverso dalle banche ordinarie proprio perché diverso è il canale da cui attinge le risorse.

Lo shadow banking si snoda lungo 7 passaggi ognuno dei quali implica soggetti e strumenti differenti, mentre la banca ordinaria conduce tutte le sue operazioni all’interno del suo perimetro (“under one roof”). Questo il tipico modus operandi

1) generazione del prestito; 
2) stoccaggio del prestito; 
3) emissione di un Abs (asset backed security); 
4) stoccaggio degli Abs; 
5) emissione di un CdO (collatelarized debt obligation) sugli Abs emessi; 
6) intermediazione su Abs; 
7) wholesale funding. 

Proviamo a tradurre questo iter

1) qualcuno emette un prestito poi ...
2) lo vende a qualcun altro (trasferendogli quindi il rischio di non riavere il denaro prestato) che per assicurarsi contro il rischio di non ricevere indietro il denaro; 
3) impacchetta quel prestito in un Abs nel quale figurano diversi altri prestiti (o comunque crediti) con diverso tasso di rischio (l’Abs ha quindi un valore medio tra prestiti che difficilmente si riavranno indietro e crediti che invece è ragionevole pensare di incassare) e ... 
4) lo cede a sua volta a qualcun altro che ...
5) provvede ad assicurare quel pacchetto di crediti di diversa affidabilità grazie ...
6) a operatori specializzati nel trattare pacchetti così eterogenei e ...
7) a venderli a chi (come i fondi monetari) ha la liquidità necessaria per comprarli e cerca impieghi profittevoli per quella stessa liquidità.   

La Fed ha rilevato che le passività dello shadow banking sono cresciute dai meno di 5 trilioni di dollari del 1990, allo stesso livello delle passività bancarie ad oltre 10 milioni dieci anni più tardi, quando le passività bancarie superavano di poco i 5 trilioni, fino a superare i 20 trilioni nel momento di picco del 2007 (22 trilioni a giugno), mentre le passività bancarie erano circa 14 trilioni.

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