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Giovedì, 25 Aprile 2024
Asso di denari

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A cura di Carlo Sala

Lo smart working piace alle grandi imprese, meno a Pmi e Pa

Smart working in crescita in Italia: secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano la possibilità di lavorare da remoto e con modalità flessibili appare sempre più interessante, sopratutto per le aziende di grandi dimensioni (meno, invece, per le piccole e medie imprese e la pubblica amministrazione).

Lo smart working è una “modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato, stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro” secondo quanto stabilisce la legge recentemente introdotta per disciplinarlo.

Gli smart worker in Italia sono 305mila, pari all’8% del campione esaminato dall’Osservatorio a livello nazionale includendo impiegati, quadri e dirigenti. Si tratta di una percentuale in aumento sia rispetto al 2016 (5%) che rispetto al 2013 (3%).

Lo smart working è già stato introdotto dal 36% delle grandi aziende, mentre il 35% ipotizza di introdurlo e il 9% prevede di avviare iniziative di smart working nei prossimi 12 mesi. Solo il 7% della grandi imprese è disinteressato a questa modalità di lavoro ed  il 6% non ha iniziative in corso e non sa cosa farà nel futuro

Lo smart working è invece diffuso solo nel 7% delle piccole e medie imprese, anche se un ulteriore 12% potrebbe introdurlo      ed il 3% prevede di avviare iniziative di smart working nei prossimi 12 mesi. Quattro poi su 10 sono disinteressate a questa modalità di lavoro, il 16% non ha iniziative in corso e non sa cosa farà nel futuro. Ad ostacolare il successo dello smart working in queste imprese è nel 56% dei casi, la scarsa applicabilità della “formula” alla realtà aziendale, nell’11% la mancanza di interesse da parte del management, la scarsa presenza di attività digitalizzate e la difficoltà ad introdurre il lavoro agile rappresentano un ostacolo equamente ripartito nel 14% dei casi, mentre nel 6% dei casi vi è il timore di dover fronteggiare costi troppo alti

Ha adottato lo smart working solo il 5% dell’amministrazione pubblica, anche se un altro 48% potrebbe adottarlo e una quota dell’8% prevede di avviare iniziative di smart working nei prossimi 12 mesi. Il 12% del comparto della PA appare invece disinteressato e il 20% non ha iniziative in corso e non sa cosa farà nel futuro

I lavoratori agili trascorrono il 67% del tempo lavorativo in azienda (contro l’85% degli altri) e il 18% a casa o in altri luoghi. Il 50% di loro, riferisce l’Osservatorio, si dice pienamente soddisfatto delle modalità di organizzazione del proprio lavoro (contro il 22% degli altri) e solo l’1% si lamenta (contro il 17% dei colleghi che lavorano esclusivamente in ufficio). Ancora: il 34% degli smart worker ha buoni rapporti sia col capo che coi colleghi (forse perché li vede di meno), mentre gli altri lavoratori non riescono ad andare oltre la soglia del 16%. Il 39% dei lavoratori agili ha sviluppato “digital soft skills”, cioè capacità relazionali e comportamentali che permettono di utilizzare efficacemente i nuovi strumenti digitali, gli altri lavoratori si sono fermati alla quota del 17%.

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