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Giovedì, 25 Aprile 2024
Asso di denari

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A cura di Carlo Sala

Raddoppia il prelievo dello Stato sulle vincite dei giochi di fortuna

Il costo dei giochi di fortuna è stato giudicato una tassa già di per sé da chi guarda con scetticismo chi prova a fare fortuna affidandosi alla dea bendata anziché alle proprie doti, ma lo Stato non sembra essersene dato per inteso.

Dall’1 ottobre 2017 è raddoppiata la tassa sui giochi, passando dal 6% al 12% per le vincite superiori ai 500 euro (chi vince 500 euro quindi dovrà lasciare al fisco non più 30 euro, ma 60). Il raddoppio riguarda Gratta&Vinci, SuperEnalotto,Win For Life e le Videolottery mentre per il Lotto l’aliquota si alza soltanto di due punti, toccando la quota dell’8%. Rimangono invece invariate le imposte per casinò, slot (ma solo fino ai 100 euro), bingo, poker e scommesse.

Lo Stato si attende incassi per 143 milioni di euro in più a partire dal 2018, di cui un terzo abbondante solo per le vincite del Lotto: 48 milioni per il Lotto e 95 per gli altri giochi prevede un'analisi del Servizio Bilancio della Camera. Per gli ultimi mesi del 2017, invece, il maggior gettito incassato dallo Stato dovrebbe attestarsi sui 36 milioni. Da qui al 2018, il maggior introito è stimato in 322 milioni.

Nel 2016 gli italiani hanno giocato 96,1 miliardi (+668% rispetto al 1998), pari a una media di 1.587 euro l’anno per ciascun italiano (132 euro al mese), neonati e anziani inclusi. Prendendo in considerazione i soli cittadini contribuenti (quindi con un reddito, anche eventualmente esentasse), la media sale a 2.357 euro pro capite, pari a 196 euro al mese, che equivale all’11% circa del reddito medio dichiarato dagli italiani nel 2016 (1.724 euro al mese).

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