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Giovedì, 25 Aprile 2024
Asso di denari

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A cura di Carlo Sala

Affari più facili per la Cina: lo yuan diventa "valuta di riserva" del Fondo monetario

Come da accordi internazionali del novembre 2015, dall’1 ottobre lo yuan cinese è ufficialmente la quinta valuta di riserva del Fondo monetario Internazionale e la posizione di Pechino sui mercati si rafforza. Lo yuan si aggiunge a dollaro Usa, euro, yen giapponese e sterlina inglese, anche se diversamente da tutte queste altre monete esso non è ufficialmente convertibile.

Con l’ingresso tra le valute di riserva lo yuan vale quasi come l’oro, perché le valute riconosciute come valuta di riserva dal Fmi concorrono a calcolare il valore dei Diritti speciali di prelievo (Dsp), che hanno sostituito l’oro come riferimento per le transazioni internazionali (frutto della media tra i valori delle monete su cui sono calcolati, i Dsp sono in sostanza il punto di riferimento certo per sapere quanto una valuta vale nei confronti di un’altra).

La Cina ottiene anche altri due vantaggi importanti: i Paesi che emettono le valute riconosciute come base di calcolo dei Dsp possono comprare beni ad un tasso marginalmente più basso rispetto alle altre nazioni, perché per ogni scambio commerciale effettuato questi Paesi non devono sopportare i costi di transazione necessari a cambiare la loro valuta in quella richiesta per il pagamento. 

In secondo luogo, questi stessi Paesi, e ora dunque anche la Cina, possono prendere a prestito somme di denaro ad un tasso d'interesse più conveniente, grazie alla capillare presenza della loro valuta in più mercati finanziari (se la loro valuta non fosse diffusa internazionalmente infatti non godrebbe dello status di valuta di riserva).

Il nuovo status dello yuan significa che la Cina potrà comprare di più perché ora è meno probabile che chi fa affari con Pechino chieda di essere pagato in dollari (o euro o altro) o decida di saldare i suoi debiti con Pechino in una moneta diversa da quella di quel Paese.

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