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Giovedì, 18 Aprile 2024
Capitale sociale

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A cura di Giuseppe De Marzo

La Basilicata, la crisi e la lotta all'usura

Il viaggio di Miseria Ladra per l'Italia non si ferma. Questa volta siamo andati a trovare dei "vecchi amici", una delle realtà che per prime ha aderito alla nostra campagna: il Centro studi e ricerche sulle realtà meridionali (Ce.St. Ri.M.). Le ragioni con cui abbiamo felicemente accolto la loro adesione sono le stesse per cui portiamo avanti il nostro lavoro:

La costruzione dell’uguaglianza e della giustizia sociale è compito della politica nel senso più vasto del termine: quella formale di chi amministra e quella informale che ci chiama in causa tutti come cittadini responsabili. La povertà dovrebbe essere illegale nel nostro paese. La crisi per molti è una condanna, per altri è un’occasione. Le mafie hanno trovato inedite sponde nella società dell’io, nel suo diffuso analfabetismo etico. Oggi sempre più evidenti i favori indiretti alle mafie che sono forti in una società diseguale e culturalmente depressa e con una politica debole

Il Ce.St.Ri.M. è un'associazione di volontariato con sede a Potenza, costituitasi nel 1995 che sin dai suoi primi passi ha cercato di comprendere i bisogni e le povertà di questa regione, per evitare esclusione e disagio sociale. Per fare questo lavoro è necessario conoscere bene il territorio, in particolare se l'obiettivo è di dare vita a progetti che vadano oltre l'assistenzialismo e le logiche emergenziali. Un progetto ambizioso che però negli anni si è andato costruendo, sempre con alla base un principio: la priorità dell’oggi sociale è la formazione di coscienze libere e liberanti. Con questa riflessione Ce.St.Ri.M. si è soffermata sulle criticità della marginalità sociale, con un occhio particolare alle infiltrazioni mafiose in Basilicata. Tutto raccolto nel suo centro di documentazione e nella sua biblioteca. I primi frutti degli studi hanno subito fatto emergere delle considerazioni:

L’impressione era di un fuoco che covava sotto la cenere del disagio, della presenza di un parassita che succhiava il sangue della fatica di tante persone anche in Basilicata, una terra che invece da sempre era stata etichettata come un’isola felice

Così è nato il servizio antiusura, che dalla sua apertura nel 1999 ha iniziato ad avere un'utenza estesissima: in poco tempo è stato necessario aprirne tre sedi sparse per la regione. Solo tre anni dopo è nata la Fondazione antiusura che da allora si impegna sul territorio provinciale esclusivamente in questo servizio.

In effetti in questa regione il fenomeno è molto esteso: secondo la Fondazione Interesse Uomo nell'ultimo anno sono state 163 le richieste di aiuto e nel 53% dei casi hanno coinvolto piccoli imprenditori e commercianti, stretti tra le maglie della crisi e quelle dei debiti. Don Marcello Cozzi, presidente della fondazione e punto di riferimento generoso e instancabile sul territorio, spiega come la gestione dell'usura non sia un fenomeno legato a singoli, ma rappresenti invece vere e proprie reti organizzate e malavitose:

Con il perdurare della crisi i gruppi malavitosi sono gli unici a possedere liquidità di denaro ed è necessario rimettere in moto la macchina dell'economia nazionale altrimenti offriamo agli usurai occasioni d'oro per continuare a mettere in ginocchio un numero sempre crescente di italiani. L'unico modo per contrastare l'usura rimane la denuncia perché è solo così che ci si libera davvero dal flagello

Con la crisi la Basilicata è diventata terreno fertile per le associazioni a delinquere e tanti piccoli imprenditori sono state vittime dell'usura. Se il welfare e lo stato sociale avessero avuto pronti aiuti e finanziamenti alle piccole e medie imprese, a queste persone non sarebbe certo venuto in mente di rivolgersi a queste nuove reti malavitose, che hanno trovato nella crisi la loro ragione di crescita. E' questo nella pratica quello che chiamiamo "credit crunch": la contrazione del credito e il paradosso della liquidità mancante.

Fa davvero rabbia pensare come le banche siano state inondate di liquidità dalla Banca Centrale Europea (addirittura 4.5000 miliardi nel solo ottobre 2010) e invece di investire nell'economia reale e produttiva continuino a speculare grazie alla finanza, scommettendo gigantesche cifre grazie ad algoritmi quantici, ignorando l'enorme necessità  di liquidità di chi è rimasto in basso. Una responsabilità non certo imputabile esclusivamente a chi fa del profitto la sua mission ma da assegnare per la maggior parte a quei governi che negli ultimi 20 anni hanno aperto braccia e porte alla finanza, guardandosi bene dal garantire regole certe e tassazioni adeguate.

Portare Miseria Ladra qui, in questo laboratorio di giustizia e legalità costituzionale, impegnato a sostenere le persone in carne ed ossa, ascoltandole e camminando con loro per uscire dalla marginalità, è stato come sentirsi a casa.

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