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Giovedì, 18 Aprile 2024
Capitale sociale

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A cura di Giuseppe De Marzo

L'oro nero lucano: ambiente e salute a rischio e nessun sogno di ricchezza

Qualche giorno fa con un lettera inviata a Federica Guidi, ministro dello Sviluppo economico, il governatore della Basilicata Marcello Pittella ha sollecitato la convocazione di un tavolo tecnico per definire le questioni legate all'erogazione del bonus-carburanti, all'attuazione del memorandum sulle estrazioni petrolifere e alla revisione del patto di stabilità, specie nella parte che riguarda l'ultilizzo delle royalties.

I due si erano incontrati già il 4 giugno a Roma e il giorno prima Guidi aveva detto di essere favorevole al raddoppiamento delle estrazioni: "Dobbiamo estrarre, tutto il mondo lo fa". Ma a che prezzo?

Il Basento è il fiume più lungo della Basilicata, sfocia nel mar Ionio e, secondo i dati diffusi dal comune di Pisticci (provincia di Matera), i sedimenti nel 2013 hanno già superato il limite consentito di idrocarburi pesanti (50mg/kg), infatti a dicembre dell'anno passato erano a 112,3 mg/kg. Da questo fiume proviene l'acqua che arriva nella maggior parte delle case della regione. 

Ancora non ci sono studi che mettono in relazione la presenza di idrocarburi in queste acque e in queste terre con la salute della popolazione. Fatto sta che i tassi d'incidenza tumorali sulla popolazione maschile e femminile, tra il 1997 e il 2007, sono aumentati per diverse patologie di cancro, stando ai dati del registro tumori regionale. 

Non a caso, nel giorno dell'incontro, i comitati ambientalisti e la cittadinanza attiva di queste zone avevano manifestato contro interessi economici e politici, e per il diritto alla salute e all'ambiente. 

Tutto ciò sembra lontano dal sogno promesso da Enrico Mattei, fondatore di Eni, che negli anni sessanta aveva avviato la prima trivella estrattiva dicendo: "Richiamate i vostri uomini, fateli venire da qualsiasi paese straniero si trovino e dite loro che qui finalmente c’è lavoro". 

Ancora oggi, nonostante il monito lanciato oramai più di cinquant'anni fa, sono 3mila i giovani che ogni anno vanno via dalla Basilicata: il 31,6% di chi ha dai 15 ai 34 anni non ha lavoro e più del 28% delle famiglie vive al di sotto della soglia di povertà.

Estrarre petrolio in una delle regioni più povere del nostro Paese costa pochissimo e non produce ricchezza. La Val d'Agri ha il giacimento più grande d'Europa e fornisce circa il 5% del fabbisogno nazionale. Inoltre, qui si estende il Parco nazionale dell'Appennino Lucano Val d'Agri Lagonegrese, area naturale nata nel 2007, con uno splendido querceto e ricco di boschi. 

Dai 25 pozzi di questa zona la Basilicata estrae l'80% della produzione petrolifera italiana e le compagnie Eni e Shell hanno dichiarato di voler passare da 80mila barili al giorno a 104, come previsto dall'accordo del 1998. Migliorando le tecniche, dovrebbero aumentare l'estrazione di ulteriori 25mila barili e arrivare a coprire fino al 12% del consumo italiano. Le quote che le compagnie pagano allo Stato per lo sfruttamento dei pozzi sono tra le più basse del mondo: in Italia le royalties sono del 10% a barile, mentre in Norvegia sono dell'80% e in Libia del 90%. 

Mentre il patrimonio naturale di questa terra è a rischio e gli abitanti perdono in termini di qualità della vita e di salute, la regione quasi non guadagna su tutto questo e le uniche a trarne profitto sembrano essere le compagnie petrolifere: Eni nel 2010 ha fatturato un utile netto di 6,89 miliardi di euro.

Portare qui Miseria Ladra significa schierarsi senza se né ma accanto a tutte le realtà ambientaliste che in questi anni si sono opposte alle trivellazioni e che rimangono inascoltate, visto che nelle intenzioni del governo e della Regione è previsto il raddoppiamento. Tutto questo va contro i diritti sociali e civili di chi vive queste zone.

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