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Giovedì, 25 Aprile 2024
Capitale sociale

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A cura di Giuseppe De Marzo

#1maggiotaranto perché giustizia ambientale e sociale camminano insieme

Miseria Ladra per la festa dei lavoratori è stata invitata a partecipare al primo maggio organizzato dal Comitato di cittadini e lavoratori liberi e pensanti di Taranto, una città simbolo della storia antica e contemporanea. Se Roma, città eterna, è stata fondata nel 753 a.C. Taranto è arrivata poco dopo, nel 706. Furono gli spartani ad arrivare sulle coste del Mar Ionio, i Partheniai, nati durate la guerra messenica ed emigrati dalla Grecia. Una colonia che si arricchì grazie alle risorse delle terre fertili e alla posizione strategica. Anche se qui da secoli vivevano popoli indigeni, la loro cultura si mescolò a quella ellenica, fino a diventare uno dei luoghi più importanti della Magna Grecia. Si scontrò con Roma e aprì le porte ad Annibale. Divenne colonia romana e da qui passarono tante culture che lasciano ancora oggi il loro segno: quella bizantina, normanna, longobarda, saracena fino a quella borbonica.

Di storia qui ce n'è tanta, la si respira. Ma l'aria a Taranto oggi è pesante. Nel 1961 viene costruito il polo siderurgico dell'Ilva, nei pressi del quartiere Tamburi. Attualmente questa zona della città può contare circa 18mila abitanti, dopo una serie di interventi di edilizia popolare, destinati proprio agli operai dello stabilimento. Qui viene prodotto l'acciaio che arriva in tutta Europa e la fabbrica ha un prestigio a livello internazionale. Chi vive a Taranto oggi ha un parente o un amico che lavora o ci ha lavorato.

L'impianto, con i suoi forni sempre accesi, silenziosamente e con il benestare delle istituzioni ha logorato negli anni le ricchezze di queste terre: inquina il mare, lo stesso da cui qui erano arrivati gli spartani e il territorio, che con le sue risorse aveva costruito il prestigio di Taranto. Così arriviamo al dramma di oggi: diossine e veleni nei prodotti alimentari, interi allevamenti abbattuti e la salute di molti, troppi cittadini compromessa.

Da quindici anni Taranto è sito di interesse nazionale (SIN), “area riconosciuta contaminata dallo Stato che necessita interventi di bonifica del suolo, del sottosuolo e/o delle acque superficiali e sotterranee per evidenti danni ambientali e sanitari”. I dati sull’incidenza dei tumori mostrano un +30% per gli uomini e un +20% per le donne rispetto alla media nazionale. Come accertato dall’ultimo studio Sentieri del 2008, sono sempre di più le persone che si ammalano e muoiono per motivi legati all’inquinamento rispetto alle altre province pugliesi e italiane.

Sono stati gli operai dell'Ilva le prime vittime di questa strage lenta, insieme alle loro famiglie, per la maggior parte residenti nel quartiere Tamburi. Così la città si è trovata di fronte a una contraddizione: scegliamo il lavoro o la salute? Ma come si fa a scegliere tra due diritti fondamentali? Per di più in una città ulteriormente impoverita dall'assenza di politiche sociali che avrebbero dovuto garantire diritti di cittadinanza a tutti gli abitanti mentre invece sono l'ennesimo sfregio alla dignità di una comunità già pesantemente colpita.

Da due anni la vicenda di Taranto è entrata con più forza nel dibattito pubblico nazionale grazie all'impegno e alla passione del Comitato di cittadini e lavoratori Liberi e Pensanti, che con la loro piccola "Apecar" hanno fatto bruscamente irruzione il 2 agosto di due anni fa durante una manifestazione sindacale. Un'irruzione positiva, che ha scosso le coscienze di molti e interrogato il cuore di tanti, mettendo sotto accusa l'incapacità di classi dirigenti e del modello di sviluppo di saper garantire lavoro e salute.

I cittadini del Comitato hanno deciso di continuare a vivere nel loro territorio in una situazione di grande difficoltà, ma non vogliono più essere ricattati: lavoro e salute sono sullo stesso livello, sono diritti fondamentali. Di questo abbiamo discusso ieri in uno splendido primo maggio, affollato da 120mila persone che nel parco archeologico hanno ballato, grazie agli artisti che si sono voluti esibire gratuitamente manifestando il loro concreto sostegno al Comitato e ai cittadini di Taranto, vittime da decenni di una situazione non più sostenibile.

La mattina del primo maggio si è aperta invece con un dibattito su lavoro e ambiente e su come costruire le condizioni per una riconversione ecologica delle attività produttive, che salvaguardi i salari dei lavoratori, il diritto alla bonifica integrale dei cittadini e il futuro produttivo della città.
Insieme al comitato c'erano Pino Aprile, Giorgio Cremaschi, Maurizio Landini, Ugo Mattei e colui che scrive.

Un primo maggio difficile, partecipato, senza fronzoli e per questo ancor più vero, considerando la gravissima crisi che attraversa ormai l'Italia intera e che ha messo in ginocchio il mondo del lavoro. Una giornata insieme a chi ha deciso di impegnarsi per restituire speranza a una città per troppo tempo dimenticata, ma in realtà specchio fedele di tante altre realtà nel nostro Paese che vivono condizioni analoghe. Lavoro e salute sono diritti fondamentali e qui più che mai giustizia ambientale e sociale devono camminare insieme. Questa è l'unica priorità se vogliamo assicurare a tutti e tutte un futuro diverso rispetto a quanto ci viene prospettato.

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