rotate-mobile
Martedì, 23 Aprile 2024
Capitale sociale

Capitale sociale

A cura di Giuseppe De Marzo

Terra, industria, mafia e sfruttamento

Domenica 5 aprile il movimento No Tav si è spostato dalla Val Susa per arrivare nella zona della Val Scrivia, in provincia di Alessandria. Qui ha dato vita a una lunga e colorata marcia che aveva come obiettivo quello di tagliare le recinzioni del cantiere del Terzo Valico, tunnel ferroviario tra il capoluogo ligure e la Pianura padana.

E' di poco tempo fa la notizia che a Brescia, in uno dei quartieri periferici della città, il sindaco ha emesso un'ordinanza comunale per chiudere i rubinetti delle case di alcuni condomini. L'acqua di queste zone contiene 65 microgrammi di cromo per litro e il limite legale consentito è di 50 microgrammi.

Il 28 marzo invece è cominciato presso la corte d'Assise di Chieti il processo per la discarica chimica di Bussi sul Tirino, nei pressi di Pescara. Le accuse per i 19 dirigenti di Montedison sono di disastro ambientale e avvelenamento delle acque. Ventisette invece le parti civili, tra cui comitati cittadini e amministrazioni locali.

A fine marzo alcuni amministratori delegati di Enel sono stati condannati per disastro colposo ma non aggravato. La centrale di Porto Tolle, in provincia di Rovigo, sarebbe stata gestita senza un meccanismo adeguato di contenimento delle emissioni, mettendo a repentaglio per decenni la salute dei cittadini.

A inizio marzo sono state condannate 27 persone per l'omessa bonifica e traffico illecito di rifiuti nell'ambito del processo che si sta occupando dei lavori per la costruzione della Tav nel Mugello, in Toscana. Qui si sono prosciugati 81 corsi d'acqua, 37 sorgenti, una trentina di pozzi e cinque acquedotti. A causa dei depositi di terre di scavo, contaminate da idrocarburi, sono state inquinate sia le falde che le terre.

Basta prendere le notizie ambientali dell'ultimo mese per rendersi conto che il territorio nel nostro Paese non è tutelato. Questo a discapito di chi lo abita, che vive poi sulla propria 'salute' le conseguenze delle speculazioni. Spesso dietro ai disastri ambientali ci sono le associazioni a delinquere: basta pensare alla Terra dei Fuochi, forse l'esempio che ha popolato maggiormente i media nell'ultimo periodo.

In questi processi le mafie spesso sono colluse con grandi gruppi industriali e poteri politici nazionali. Però c'è una società civile fatta da cittadini, comitati e amministrazioni locali che invece si oppone a queste forze oscure perché vuole tutelare la salute della gente. A volte queste intenzioni sono più difficili da realizzare perché si costruisce, si produce e si specula senza dare importanza alla sostenibilità ambientale. Quello che la scienza ci ha ben spiegato negli ultimi anni è invece quanto la sostenibilità ecologica sia condizione necessaria per arrivare alla giustizia sociale. Non è quindi più una questione prettamente ambientale, bensì sociale. Tutelare il territorio e i beni comuni è quindi un obbligo non solo morale ma economico e sociale. Distruggere l'ambiente e non tutelarlo è dunque un errore mortale da tutti i punti di vista, ancor più stridente se lo si fa in nome di uno "sviluppo" che in realtà risulterà monco, con l'impossibilità a riprodursi in assenza delle condizioni e degli elementi basici che gli ecosistemi garantiscono.

E' arrivato il momento di fare questo salto nella comprensione delle questioni ambientali anche nel nostro paese. Per farlo non si può prescindere da come si utilizzano e garantiscono le risorse ambientali e naturali. Per questo il quarto punto della campagna Miseria Ladra chiede il risanamento del dissesto idrogeologico e la riconversione ecologica dell'apparato produttivo, mettendo insieme due esigenze: giustizia ambientale e sociale. Nello stesso punto la campagna propone di reindirizzare gli investimenti delle grandi opere inutili e di una parte delle ingenti spese militari verso altri tipi di politiche. Come quelle sul reddito minimo o sull'integrazione dei migranti, troppo spesso vittime di meccanismi di sfruttamento e di nuove forme di schiavismo.

Da quando è iniziata la crisi nel 2008 si è invece smesso di mettere al centro dell'agenda politica l'urgenza le questioni poste dalla sostenibilità ambientale. La parola "emergenza" viene invece usata per le compatibilità economiche e finanziarie, alle quali tutto si piega trasformandosi in costo difficilmente sopportabile. La crisi è invece conseguenza di un modello di sviluppo sbagliato che produce insostenibilità, tanto sociale quanto ambientale. La risposta va quindi data mettendo insieme le questioni, mettendo in campo proposte che intrecciano coerentemente giustizia ambientale e sociale. Rimandare in un secondo tempo le questioni ambientali in nome delle emergenze sociali, tagliando poi welfare e investimenti pubblici è un errore grave che sta facendo sprofondare verso il basso ceti medi e popolari. Ci sono altre strade che possono essere seguite, così come indica la campagna Miseria Ladra. Possiamo fare molto di più per invertire la rotta. L'importante è che pensiero e azione tornino a camminare insieme, in questa fase in cui invece gli spazi per la riflessione vengono negati in nome dell'emergenza e delle compatibilità finanziarie.

Si parla di

Terra, industria, mafia e sfruttamento

Today è in caricamento