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Giovedì, 25 Aprile 2024
Casa Nostra

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A cura di Walter De Cesaris

Decreto casa, un decreto bluff

Salvo pochissime eccezioni, c’è un apprezzamento bipartisan del decreto casa varato dal governo. I mass media, telegiornali in testa, ne evidenziano il carattere sociale: per la prima volta ci sono interventi a favore delle fasce meno abbienti, più case popolari. Per ultimo, finalmente, pugno duro contro i delinquenti che occupano le case.

La domanda: è vera gloria o propaganda elettorale gratis a pochi giorni dal voto europeo? Andiamo ai fatti, che hanno la testa più dura del neoconformismo che si profila all’orizzonte. All’articolo 1 ci sono effettivamente stanziamenti per il fondo sociale affitti e per gli sfrattati per morosità incolpevole: poco più di 240 milioni di euro, proprio una bella cifra. Solo che ci si è ben guardati di andare a vedere "dentro" ai numeri altrimenti ci si sarebbe accorti facilmente del trucco contabile. Si sono sommati gli stanziamenti da qui al 2020 (7 anni). Anno per anno, quindi, sono meno di 40 milioni in media. Peccato che solo quindici anni fa, con la crisi ancora lontana, il solo fondo sociale per glia affitti era di 600 miliardi l’anno (c’erano le lire), ovvero più di 300 milioni di euro l’anno. 

La notizia vera, quindi, è che nel 2014, con un numero di sfratti per morosità che è tre volte superiore a quello di 15 anni fa, ci sono risorse per le famiglie meno abbienti tre volte inferiori. Così è per le altre fantomatiche meraviglie del piano casa. Aumentano le case popolari? E’ il contrario della verità. L’articolo 3 del decreto prevede una delega al governo per varare un decreto che, anche in deroga alle leggi vigenti di tutela degli assegnatari, acceleri il processo di dismissione del patrimonio dell’edilizia residenziale pubblica.

E ancora: mano dura contro l’illegalità. Ma di quale illegalità stiamo parlando? Perché fare di tutta l’erba un fascio? Un conto è colpire il racket delle case popolari o chi occupa una casa popolare assegnata legittimamente a un altro. Per sconfiggere il racket non servono le misure varate. La camorra e le varie criminalità organizzate se ne fottono della questione della residenza e per l’acqua e la luce non fanno la domanda. Per batterli davvero, servono i controlli, la polizia e rompere la rete di negligenza e, spesso, omertà di chi deve controllare e agire. Altro conto è chi occupa immobili vuoti e abbandonati, specialmente pubblici, spesso fonte di degrado del territorio al fine di rivendicarne il recupero e il riutilizzo a fini sociali. Spesso questi immobili, attraverso le occupazioni, sono stati sottratti alla speculazione immobiliare. 

C’è, però, un’altra illegalità che avviene tutti i giorni sotto i nostri occhi, enorme ma invisibile agli occhi del governo. Il decreto, infatti, non se ne occupa. 
In Italia, lo dicono i comuni, ci sono circa 700 mila famiglie che hanno fatto domanda per una casa popolare e ne hanno i requisiti certificati ma le amministrazioni locali non possono dare una risposta. A queste 700 mila famiglie se ne possono aggiungere altre 300 mila circa che la domanda non l’hanno neanche fatta perché sanno che tanto non c’è speranza. Inoltre ci sono le coabitazioni e l’Italia è il Paese dell’Ue in cui i figli convivono nella famiglia di origine più a lungo. 

Un diritto, quello alla casa, sancito da disposizioni di legge, nazionali, regionali e da bandi comunali non viene rispettato quotidianamente. Qual è la mano dura contro questa illegalità quotidiana dello Stato e delle pubbliche amministrazioni? Un vero piano casa dovrebbe cominciare a dare risposte a questo problema. Quello votato ieri dalla Camera non lo fa. Allora, è un bluff.
     

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