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Giovedì, 18 Aprile 2024
Casa Nostra

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A cura di Walter De Cesaris

Sfratti: il governo fa dell’Italia un Paese incivile

Giornale radio delle ore 7 di mercoledì 18 febbraio 2015: “Uno scudo per le famiglie sfrattate in condizioni di disagio: potranno avere una miniproroga di 4 mesi  al fine di avere assegnato un altro alloggio”. La realtà è tutta un’altra: i nuclei con bassi redditi e pesantissime fragilità personali, sfrattate per finita locazione (cioè pagano regolarmente il canone, maggiorato del 20%, come prevede la legge, dopo lo sentenza di rilascio), possono rivolgersi al giudice per ottenere fino a 4 mesi (cioè fino a giugno), pagando alcune centinaia di euro, perché neanche hanno voluto esentare queste istanze dal pagamento dei bolli e altri oneri giudiziari.

L’informazione è usata dal Ministro Lupi come una clava per un’azione di depistaggio di massa, tanto più feroce perché illude tanta povera gente in gravissima difficoltà. Si afferma che sono stati stanziati 25 milioni di euro per queste famiglie e che i quattro mesi (eventuali) sono sufficienti per reperire un alloggio alternativo. Una bugia dietro l’altra.

Quei soldi sono stati sottratti al fondo sociale per gli affitti, che serve per altre famiglie con redditi bassi e difficoltà a reggere il canone per evitare di cadere nella morosità. Una guerra tra poveri: la coperta è sempre la stessa e se la tiri per coprire i piedi, lasci scoperta la testa o viceversa.
In quattro mesi, nessuno vedrà il becco di un euro. Ecco perché: 

1) il decreto che assegna le risorse alle regioni non è ancora neanche stato pubblicato; 

2) i soldi poi debbono essere materialmente trasferiti (e i due atti sono tra essi distinti), 

3) non sono però le regioni a dare i contributi alle famiglie ma i comuni. Quindi, le regioni debbono assegnare e trasferire le risorse  ai comuni i quali, a loro volta, debbono predisporre i bandi, formulare delle graduatorie, dare il tempo per eventuali ricorsi e così via. 

Un girone d’inferno che ha tempi di attuazione non inferiori all’anno. Basti pensare che a Roma, stiamo alla erogazione del fondo sociale del 2011 e a Napoli si sta lottando affinché la Regione assegni le risorse del 2010.

C’è infine un ultimo particolare. Il contributo è solo per il 2015 e, naturalmente, non può essere erogato rispetto all’alloggio da cui si viene sfrattato ma in relazione all’eventuale nuovo alloggio da reperire. Chi, almeno sano di mente, può ritenere che famiglie con redditi bassi e quelle fragilità su ricordate, pure se si sono rivolte al giudice e hanno sborsato alcune centinaia di euro per avere i 4 mesi di sospensione, possano trovare in così breve tempo un proprietario che gli stipula un nuovo contratto (che ricordiamo dura almeno 3 anni) sulla base di un contributo, ignoto nella quantità e limitato a un solo anno?

Non c’è che una amara conclusione. Un  Paese in cui può essere considerato normale che un malato terminale, un portatore di handicap grave, un anziano con basso reddito o un minore possano essere sfrattati e buttati per strada è incivile. Un governo che permette questo, anzi lo ha provocato, commette un crimine sociale tanto più ripugnante se mascherato con parole e promesse finte. 

Nel ventre molle delle città, è stata innescata una nuova bomba ad orologeria che si aggiunge a una condizione disperata e disperante di sfratti per morosità incolpevole in ascesa costante a causa della crisi, a fasce sociali sempre più estese, anche di ceto medio impoverito, “border line” a sostenere i costi dell’abitazione, a un popolo di senza casa che si ingrossa, a giovani costretti alla coabitazione nella famiglia di origine.
L’apprendista stregone che siede dietro una scrivania del ministero di Porta Pia può sogghignare soddisfatto.

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