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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronache marziane

Cronache marziane

A cura di Rossella Lamina

Se muore una radio libera siamo tutti meno liberi

È ancora un diritto conoscere senza filtri ciò che accade nei Consigli comunali e regionali? E cosa ne è della trasparenza, se in nome della “spending review” si taglia un servizio che permette di seguire in diretta cosa fanno i nostri rappresentanti in quelle aule? Succede nel Lazio, dove la Regione non rinnova la convenzione con Radio Città Aperta, che ora trasmette da un camper proprio sotto la Giunta Zingaretti.

Dal 25 marzo scorso, i redattori, i dj e gli ascoltatori di Radio Città Aperta sono in presidio permanente a Roma, sotto l’alto complesso di edifici in cui ha sede il governo regionale. Per 15 anni questa emittente ha assicurato a tutti i cittadini della capitale, e di diverse aree del Lazio, la possibilità di ascoltare in diretta le sedute consiliari. Ma la Regione, col suo bilancio da decine di miliardi, dal 2012 non riuscirebbe a trovare le risorse per mandare avanti quel servizio. Per l’amministrazione sono “due spicci” – come si dice a Roma. Ma per una radio comunitaria rappresentano la differenza fra vivere o chiudere i battenti.

E pensare che a Roma le dirette dei lavori consiliari sono nate proprio su iniziativa di Radio Città Aperta, che cominciò,15 anni or sono, a collegarsi con le aule di Regione e Comune in base al principio della “pubblicità dei lavori”, garantito in primo luogo dalla nostra Costituzione. “La pubblicità delle sedute consente al corpo elettorale di controllare tempestivamente e con completezza di informazioni l’attività dei propri rappresentanti”, ricorda la Regione Lazio sul suo sito.

Dunque, una questione di democrazia, se di mezzo c’è la nostra possibilità di esercitare il controllo sugli eletti. Dunque, la diretta radiofonica è a tutti gli effetti un “servizio pubblico”, che negli ultimi due anni Radio Città Aperta ha garantito a proprie spese, ma non potrà certo proseguire a lungo con le sue sole forze.

In 35 anni di attività, dalle frequenze di Radio Città Aperta è stata trasmessa un’informazione indipendente, attenta e puntuale, sia sui problemi locali che sui temi generali. Il forte legame della radio con il territorio è stato testimoniato da una recente assemblea, organizzata proprio in una sala della Regione Lazio, dove tante realtà associative – dai  comitati per l’acqua pubblica a quelli contro le discariche, dai movimenti per il diritto alla casa al Forum “Salviamo il Paesaggio”, solo per ricordarne alcune – sono venute a testimoniare il valore di “bene comune” della storica emittente.

Per ora nessun segnale arriva invece dalla Giunta Zingaretti, nonostante la trasformazione "da porto delle nebbie a casa di vetro”,  promessa dal presidente poco prima del suo insediamento .

C’è da augurarsi che non succeda come per Radio Città Fujiko, un’altra pioniera della diretta, che di propria iniziativa cominciò verso i primi anni Novanta a mandare in onda i lavori del Consiglio comunale di Bologna. Per quel servizio il Comune di Bologna stipulò una convenzione con la radio, che poi revocò a metà degli anni duemila  mettendo Città Fujiko in grande difficoltà economica. Seguì un bando al ribasso: “E vinse un'altra emittente, che aveva presentato un’offerta di poco inferiore alla nostra”, ricordano ancora con amarezza dalla redazione della radio.

A onor del vero, bisogna evidenziare che il Comune di Bologna assicura le dirette dei lavori consiliari in streaming.  Un’iniziativa encomiabile  (a Roma e nel Lazio non esiste) che tuttavia non può essere paragonata alla universalità e semplicità di utilizzo offerta dal mezzo radiofonico, soprattutto in un’Italia dove il digital divide è ancora molto ampio e va ad escludere consistenti fasce di popolazione -  come tanti anziani, o tutti coloro che, persino nelle grandi città, non sono ancora raggiunti da una adsl decente.

Intanto Radio Città Aperta ha lanciato la campagna “Non ci sono più le mezze stazioni”, con cui chiede il sostegno di tutti gli ascoltatori, ed ha lanciato in rete una petizione  per il rinnovo della convenzione regionale. Inoltre, per difendere la libertà d'informazione e l'indipendenza dell'emittente, il 30 aprile al Circolo degli Artisti di Roma si terrà la serata “Il rock indipendente a sostegno di Radio Città Aperta”.

Canta Eugenio Finardi:

…Con la radio si può scrivere
leggere o cucinare.
Non c'è da stare immobili
seduti lì a guardare.
E forse è proprio quello
che me la fa preferire:
è che con la radio non si smette di pensare


E magari – “se una radio è libera, ma libera veramente” – pur imbottigliati in mezzo al traffico sempre più disumano delle nostre città, quando si riceve informazione indipendente e di qualità non si smette di essere, più pienamente, cittadini.

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