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Martedì, 23 Aprile 2024
Curarsi mangiando

Curarsi mangiando

A cura di Francesco Garritano

Orologio biologico, tutto quello che c'è da sapere

Quando si parla di orologi, bisogna specificare ormai di quali si sta parlando; infatti, anche il nostro corpo ne ha uno e scandisce i ritmi di funzionamento e secrezione di organi ed ormoni. Nuovi studi dimostrano come anche il microbiota intestinale sia regolato dai cicli sonno-veglia, buio-luce, assunzione di cibo-digiuno, ecc.

Orologio biologico centrale

L’orologio biologico di cui si sente parlare spesso ha sede nell’ipotalamo, è costituito da un gruppo di cellule in grado di secernere ormoni a seconda del momento della giornata, in risposta ad alcuni stimoli periferici, che possiamo anche definire ormoni. La secrezione ormonale viene regolata da questo orologio e può essere periodica o ritmica, a seconda del tipo di ormone che prendiamo in considerazione. L’orologio biologico è in grado di attivarsi spontaneamente ad intervalli ben definiti e può essere influenzato sia dalla componente genetica, che da segnali esterni o ambientali, come l’alternanza sonno-veglia, buio-luce, attività fisica-riposo, caldo-freddo e dalla stagionalità.

Esistono diversi tipi di bioritmi: il più comune è quello CIRCADIANO, che si completa nell’arco delle 24 ore, come ad esempio quello del cortisolo che raggiunge il suo picco massimo nella prima parte della mattinata per poi arrivare al livello minimo intorno a mezzanotte; inoltre, vi sono i ritmi INFRADIANI, che hanno una frequenza superiore alle 24 ore, come il ciclo mestruale che dura 28 giorni; i ritmi, invece, che hanno una frequenza inferiore a 24 ore si definiscono ULTRADIANI, si ripetono più volte nell’arco della giornata, come il battito di ciglia, la frequenza cardiaca, le attività intestinali, ecc. Infine, vi è il RITMO DI SVILUPPO, che riguarda il rilascio di ormoni in particolari momenti della vita piuttosto che in altri: ad esempio, durante l’infanzia, la pubertà e la menopausa la donna è coinvolta in ritmi di sviluppo differenti.

Orologio biologico intestinale

Non soltanto le ghiandole endocrine sono sottoposte a ritmi biologici, anche il nostro intestino, in particolare i microrganismi ospiti. Infatti, un recente studio pubblicato sul The American Journal of ClinicalNutrition ha dimostrato come il microbiota intestinale sia sottoposto a ritmi circadiani e che quindi il momento in cui noi ingeriamo del cibo può influenzare la composizione e la funzione dei batteri intestinali; la ricerca ha aggiunto un tassello in più a ciò che sapevamo: ovvero che il tipo di dieta può esercitare sul microbiota sia effetti positivi che negativi.

Sono stati esaminati gruppi di donne e uomini sani, esaminando gli effetti metabolici del microbiota in correlazione ai modi ed ai tempi dell’assunzione di cibo e alla composizione e funzionalità del microbiota intestinale. Nelle ore di veglia, tra le 7 del mattino e le 22, si è verificato un aumento della concentrazione di acidi grassi a catena corta (acetato, propionato e butirrato, con proprietà nutritive nei confronti della flora batterica intestinale) in corrispondenza con le fasi di digestione, che si riduce dopo la cena, dipendendo dunque, non solo dalla funzione digestiva, ma anche dal ritmo luce-buio.

In base al tipo di pasto ed alla durata del digiuno notturno, invece, si è verificata la proliferazione di diversi batteri, a seconda della funzione svolta dagli stessi; alcuni hanno subito un decremento, altri un incremento durante le 24 ore, anche in relazione alla frequenza dei pasti; questo comportamento dipende da fattori, come la tolleranza alla bile e la secrezione di ormoni.

Tutti questi meccanismi messi in atto dall’intestino hanno l’obiettivo di mantenere in equilibrio il microbiota, perciò bisognerebbe mangiare secondo i ritmidella crononutrizione, come consiglia la Dieta GIFT: iniziare la giornata con una colazione da re, continuarla con un pranzo da principe e terminarla con una cena da povero, in modo da far funzionare non solo gli assi metabolici che regolano le attività fisiologiche del nostro organismo, ma anche permettere una proliferazione batterica intestinale adeguata, sia nel tipo che nella quantità.

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