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Giovedì, 28 Marzo 2024
Delirio di vita

Delirio di vita

A cura di Lucilla Vianello

Il 12% delle coppie va incontro al divorzio se uno dei due coniugi si ammala di cancro

Se poi dopo esserti operata. Fatto le sedute di radio. Preso tutte le medicine e i loro effetti collaterali che sono tutti i tuoi, chi ti sta accanto da una vita, vedendoti in piedi e con il sorriso, pensa che ormai tu abbia avuto solo un raffreddore… Bèh, qualcosa da chiedersi c’è.

Vorrei parlare di tutte quelle donne che per anni di matrimonio si sono sacrificate. Hanno lasciato la carriera. Si sono dedicate interamente alla famiglia. Al marito. Senza gratificazioni. Senza riconoscimenti. Circondate dall’apatia più totale. Dalla scontatezza. Dal dovuto. Dal sentirsi dire “Io lavoro per portare i soldi a casa, te che fai oltre a pensare a pulire, a cucinare e ai figli?” Senza essere mai ascoltate, mai credute, mai sentite. Sole. Quelle donne messe in un angolo dopo decenni di vita di coppia. Che perdono la loro femminilità. I loro sogni. Le loro aspirazioni. Che continuano il matrimonio per i figli o per i soldi. Che hanno rinnegato se stesse per amore e che un giorno scoprono di avere un tumore. E che quel giorno si ferma. Diventa lungo. Lunghissimo. Pieno di domande e di perché. Senza la possibilità di poterne parlare emotivamente con il proprio partner che è in altre faccende affaccendato.

E invece quella solitudine per queste donne diventa improvvisamente una forza enorme. Una scossa di terremoto. Uno tzunami violentissimo che gli fa aprire gli occhi su se stesse e su come passare gli ultimi anni della loro vita. Di certo non più dentro quella gabbia che si erano fatte costruire intorno. Fatta di costrizioni. Di castrazioni. Di negazioni. Di paure. E spesso di violenze silenziose. Ma di volare lontano e in alto. Libere. Felici. Anche impaurite, ma felici. Con quella incoscienza quasi adolescenziale. Uscendo fuori e assaporando forse per la prima volta loro stesse ogni secondo. Sì certo. Continuando a piangere. Continuando ad aver paura. Ma con una nuova consapevolezza. Con una nuova voglia. Senza sentirsi più giudicate da nessuno. Castrate. Limitate e ancora più additate, specialmente da chi diceva di amarle. Spesso e volentieri anche dai familiari e dagli amici. Ma, loro non si scoraggiano. Anzi, proseguono a testa alta combattendo ogni giorno la paura di una recidiva da sole e con il loro ritrovato amore per se stesse. Andando ai controlli in quella solitudine diversa. Ormai compagna e amica. Io amo queste donne e sono fiera di appartenerci.

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