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Giovedì, 25 Aprile 2024
Delirio di vita

Delirio di vita

A cura di Lucilla Vianello

Come cambia la concezione del tempo per un paziente oncologico

Da quando si riceve la notizia di avere un tumore i secondi diventano minuti. Le ore non passano mai. All'inizio un dramma. Si entra in un limbo dove continui a fare le cose di routine in maniera automatica. Uno shock talmente forte che si fa fatica ad assimilarlo. Vivi i primi giorni come un film a rallentatore. Poi iniziano le visite, le operazioni, la radio, la chemio, le cure e tutto intorno continua a muoversi, tu spettatore di un film che non sai quando finirà e quanto durerà.

Tutto quello che fai è inizialmente subire quello che ti dicono di fare affidandoti ciecamente al medico. Ma poi ti fermi e rifletti. Inevitabilmente. E ti chiedi quante cose che non hai fatto, quanti viaggi, quante amicizie trattate male, quante passeggiate mancate, quanti sorrisi non dati, quel corso di cucina sempre rimandato, quel non provare quel lavoro che chissà magari poteva andare bene. Tutto prende una luce diversa, come sotto un'enorme lente di ingrandimento. Passi tutto al vaglio. Tutto. E lo sgomento iniziale si trasforma. Si trasforma in voglia di cambiare, di fare tutto quello che non si era fatto prima. E il tempo, il ticchettio dell'orologio cambia di nuovo. Il tempo non più nemico ma quell'amico fondamentale per "fare", per cambiare e migliorare. I minuti diventano ore e ti chiedi "ma quanto tempo ho perso fin'ora". E, nonostante il fisico, ricominci. Fai piazza pulita di tutte le zavorre che ti avevano accompagnato fino a quel momento e che rallentavano la tua crescita personale, dagli affetti alle amicizie, anche al lavoro. Quello che reputavi egoismo diventa sano amor proprio.

Ormai, chi mi segue, conosce bene la mia storia. Come me tantissime altre donne hanno rivoluzionato con coraggio la loro vita. Tantissime. Ma, attenzione, molte persone che circondano queste donne, scambiano il cambiamento come un momento di pazzia, di follia, di delirio. Ma momento non è. E' presa di coscienza di sé stesse. Una presa di coscienza non più temporanea, ma definitiva, con la pesante coscienza di far male a chi ti circonda, di dargli un colpo, una mazzata stravolgendo improvvisamente una routine quotidiana e, per fare questo, vi posso assicurare, ci vuole tanto coraggio. Ma è inevitabile. E' come in battaglia. Per vincerla bisogna che ci siano delle vittime. E con dolore, con immenso dolore, tagli i fili di quelle zavorre che ti portavi dietro da anni e ti accorgi che, forse, avresti dovuto farlo molto prima ma che all'epoca avevi perso te stessa e ora, la malattia, paradossalmente, ti ha dato la forza, la chiarezza per ricominciare. Per vivere. Per vivere finalmente la tua vera vita sfruttando al massimo ogni suo istante, ogni secondo, minuto, ora. Credendo te per prima in te stessa e non permettendo più a nessuno di buttarti giù.

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