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Venerdì, 19 Aprile 2024
Fac fer plei

Fac fer plei

A cura di Capitan Psycho

Daspo per Genny, ma per diventare "carogne" basta un attimo

Il peccato originale è estinto. La macchia è lavata. Il calcio, l'Italia sono salvi. Dopo giorni di interminabile e febbrile attesa, Gennaro De Tommaso ha ricevuto il divieto d'accesso alle manifestazione sportive, il Daspo. Il "capo ultrà", il "protagonista della trattativa", il "figlio del camorrista", "a' carogna" non potrà accedere agli stadi per cinque anni. E con ogni probabilità per gli stessi cinque lunghi anni sarà costretto ad andare in questura a firmare un registro durante le partite del Napoli, con evidenti limiti alla libertà personale di ogni cittadino. Ma tant'è. La legge così prevede e così sia. Il mostro a cento teste - troppo spesso male informate - dell'opinione pubblica, che in Italia guida sentenze e decisioni, è finalmente saziato. Il capro espiatorio è trovato: la pratica è chiusa. 

O forse no. Perché nell'ingranaggio c'è qualcosa che non va. Un granellino di sabbia che inceppa il tutto. Perché Gennaro De Tommaso è stato daspato? Per avere - ha confessato il ministro dell'Interno, signor Angelino Alfano - indossato una maglietta con la scritta "Speziale libero". Un messaggio che, per i "capoccia" della stanza dei bottoni, sarebbe istigazione a delinquere e una sorta di apologia del reato commesso da Speziale, condannato per avere ucciso, il 2 febbraio 2007, l'ispettore Filippo Raciti. Già, sarebbe perché non può esserlo. Bene intesi, il messaggio e il suo senso sono umanamente discutibili, come ogni cosa. Ma non può essere istigazione a delinquere perché sulla maglietta non c'era scritto "100 Raciti". Non c'era scritto "Uccidiamo i poliziotti". E non c'era scritto null'altro che potesse istigare a delinquere. 

Su quella maglietta, signori "capoccia", c'era, c'è e ci sarà una richiesta di giustizia di chi è convinto - magari dopo aver letto le carte processuali - che Antonino Speziale, condannato a otto anni, sia innocente. E' la difesa di una persona che, secondo qualcuno, non ha commesso il fatto. Non è un'istigazione a delinquere contro le forze dell'ordine. 

Tra le carte del processo, sul quale pende una richiesta di revisione della Cassazione (non il tribunale di Paperopoli), c'è la testimonianza di un agente di polizia. Il celerino racconta la sera degli scontri fra tifosi catanesi e poliziotti e della morte di Raciti:  "Allo scopo di evitare che l'autovettura prendesse fuoco - un fumogeno era finito sotto il veicolo della polizia - chiudevo gli sportelli e, innescata la retromarcia, ho spostato il Discovery di qualche metro. In quel momento ho sentito una botta sull'autovettura e ho visto Raciti che si trovava alla mia sinistra portarsi le mani alla testa. Ho fermato il mezzo e ho visto un paio di colleghi soccorrere Raciti ed evitare che cadesse per terra". Ancora, scrive Giuseppe Caruso, consulente durante il procedimento in aula: "Le fratture delle quattro costole dell'ispettore e le sue lesioni al fegato sono compatibili, con abbondante verosimiglianza, con il bordo dello sportello di un fuoristrada o dello spigolo posteriore di un identico autoveicolo".

Le ombre insomma sono tante. Cosa di cui evidentemente sono convinti anche i giudici della Cassazione. Per il questore di Roma e per Alfano, però, indossare una maglietta con scritto "Speziale libero" è istigazione a delinquere. E come tale va perseguita. Con buona pace di una cosa, un po' vaga ma reale, che si trova nella Costituzione dello stato (minuscola voluta) italiano sotto la voce articolo 21: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione". 

Questo diritto, oggi dimenticato, è stato garantito ad altri. Per questo oggi i questori di tutta Italia e il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, dovrebbero essere altrettanto celeri ed efficienti nel punire chi ha difeso un condannato. Allontanare dal corpo di polizia per cinque anni tutti gli agenti - iscritti al Sap, Coisp ed altri eccellenti sindacati - che hanno difeso quattro persone condannate per eccesso colposo in omicidio colposo per la morte di Federico Aldrovandi. Allontanare dal Senato e dalla Camera i senatori e i deputati - signor Angelino Alfano in testa - che marciarono davanti al Tribunale di Milano per rivendicare l'innocenza di Silvio Berlusconi, condannato in giudicato per frode fiscale.

Vedete, cari signori dell'opinione pubblica, per diventare "carogne" basta un attimo. 

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