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Giovedì, 28 Marzo 2024
Fac fer plei

Fac fer plei

A cura di Capitan Psycho

Meglio una sconfitta in 24mila che una vittoria a stadio pieno: tifoso occasionale porti male

Primo abbonamento Ragazzi Curve stagione 1990-1991, ingresso 18 Curva Sud, settore, posto e fila non li conosco e non mi interessa nemmeno sapere quali sono. Come me altre decine di migliaia di tifosi dell'As Roma che da 10, 15, 20 e anche 30 anni tutte le domeniche (quando ce lo permettevano senza turni infrasettimanali e match giocati tutti i giorni della settimana in orari buoni solo per il Dio Denaro) portano a compimento il proprio rito: telefonata all'amico, arrivo sotto casa e partenza per lo stadio.

Obiettivo: mettersi seduti sui soliti seggiolini e trovarsi con gli amici della Sud di sempre. Una sacralità che si ripete di anno in anno (tranne che per le due stagioni nelle quali era obbligatoria la Tessera del tifoso e nei quali sono stato costretto a farmi i ticket partita per partita). Il rituale è poi automatico: lotta per un parcheggio (perché più andiamo avanti e sempre più posti auto vengono interdetti per questione di ordine pubblico), fuga dai 'pizzardoni' (perché se non ti vedono quando la 'parcheggi' in tripla fila non ti fanno la multa) e poi file, tornelli, perquisizioni, caffè e gradoni (perché ci piace ancora chiamarli così). Il tutto pagando e rubando tempo agli affetti familiari e sentimentali.

Una sacralità che solamente chi come me (che attende ogni partita come la più importante della stagione per un motivo o per un altro) può comprendere. La modalità è sempre identica, si entra dall'ultimo ingresso dalla parte della Tevere, si prende il Borghetti al bar sotto la Curva e poi a cercare o gli amici 'soliti' (di cui molte volte non conosco nemmeno il nome) o i posti a sedere, senza mai cercare quello che sta scritto sull'abbonamento altrimenti me ne andrei ai Distinti.

Sali le scale di ingresso, scendi i gradini sotto la vetrata dove una volta c'era la 'pezza' Ultras Primavalle-San Lorenzo, una decina di file e a sinistra è il posto nostro. Come me migliaia di altri romanisti che da oltre 20 anni a questa parte mi trovo sempre vicino, sempre nel medesimo settore dello stadio e tutti entrati con le mie stesse modalità. Una sensazione unica, un'appartenenza indescrivibile, nella Sud siamo tutti uniti con un solo obiettivo: sostenere la maglia e portarla alla vittoria (l'avversario non conta, sempre da insultare sarà).

Allora la mente torna alle ultime due stagioni, quando Luigi Enrico prima e il Boemo poi, ci hanno fatto passare nottate insonni a contare le palle che Stekelenburg raccoglieva dentro la nostra rete, una sofferenza incredibile, un'amarezza che non passava mai e che ti faceva affrontare la settimana lavorativa in totale smarrimento. Una cosa era certa però, in quella Curva Sud, a soffrire insieme a me i soliti noti. Allora ripenso a Roma-Chievo dello scorso anno (12 dicembre) un freddo boia, una squadra allo sbando e 24822 spettatori (i soliti) a soffrire e a sbraitare contro quei quattro mercenari che di giocare al gioco del calcio e di onorare la maglia proprio non ci pensano. Segna Pellissier, mi giro a "smadonnare" e trovo le solite facce e con fare di complicità ci comunichiamo la stessa sensazione senza proferire parola: "La solita Roma".

Ricomincia la stagione, finalmente si torna in Sud (abbonamento rinnovato ad aprile 2013). Poi la Roma comincia a vincere e i tifosi dell'ultima ora ritirano fuori le tute dall'armadio (e quanto so brutte), diventano tutti i più grandi ultras della squadra e soprattutto cominciano a comprare i biglietti per venire in Curva. 30mila, 35mila, 40mila sino ai 50mila di Roma-Sassuolo. Tutti contenti, si va a Fiumicino ad accogliere i giocatori (che fanno come al solito la metà del dovere loro), si perdonano quei mercenari che sino allo scorso mese di maggio erano solamente dei giocatori da cacciare, e tutti a gridare Forza Roma allo stadio, perché quest'anno "Vincemo lo scudetto". Poi entri in Curva, metti in atto il solito rituale che i soliti 30mila fanno da 20 anni e senti un'aria strana, qualcosa che non va. Alla fine ti pareggiano al 94' e girandoti per trovare il solito tifoso che si mette sempre davanti a te (e di cui non sai nemmeno il nome) non lo vedi, ma tra te e lui ci sono tante facce nuove, 'i tifosi occasionali' con le sciarpe legate al collo, al braccio, in vita e un bandierone comprato alle bancarelle dei napoletani in pre-partita euforico.

Torni a casa, metabolizzi l'amarezza per i due punti buttati ma poi sorridi: adesso 'tifoso occasionale' stattene a casa, accendi Sky e continua a fare l'ultras da divano. Io preferisco perdere 0 a 1 con il Chievo e condividere l'amareza con quelli di sempre che vincere 2 a 0 con il Napoli assieme a chi, quando le cose vanno male, si rimette sul divano. Allora ben venga il pareggio con il Sassuolo perché sicuramente darà un risultato: lunedì sera (No al Calcio Moderno) contro il Cagliari saremo i soliti 30mila. Meglio una sconfitta contro l'ultima in classifica con i ragazzi della Sud che una vittoria contro la prima in classifica assieme a tanti sconosciuti. Tifoso occasionale porti male, contro il Cagliari stattene a casa!!!

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