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Giovedì, 25 Aprile 2024
Famiglia creativa

Famiglia creativa

A cura di Orione Lambri

Autosovranismo: il corpo è l'ultima trincea di cui siamo padroni

Il termine “sovranismo”, di gran moda negli ultimi anni tra le cose della politica, possiede il fascino di una suggestione a suo modo originale: promette potere in un'epoca in cui sembra di non contar più niente. Come il vecchio “padroni a casa nostra” dell'antica lega nordista, ma esteso alle patrie nazionali che abbiamo imparato a conoscere sui libri di storia.

Alla prova dei fatti, però, c'è sempre un qualche intoppo sovranazionale – una banca centrale, un fondo monetario, una multinazionale che vende e commercia in barba a leggi e balzelli, dei creditori forestieri che si devono presentare alle aste dei titoli di stato pena il fallimento dei conti pubblici – a spezzare l'incantesimo. Così gli elettori dopo un po' cominciano a rendersi conto che è marketing anche quello, un'altra scatola di biscotti in competizione con le altre nel supermercato elettorale delle poltrone.

Ma il problema della decisione, del potere, rimane e vale soprattutto per chi ha meno di quarant'anni ed è figlio di un mondo sempre più piccolo, di aerei sempre più low cost, di una rete internet sempre più stretta e di social network ormai sovrapposti alla realtà.

Per questi la globalizzazione non è stata un "bla bla" da sociologi, ma una promessa di libertà, la colonna sonora della propria crescita. Ora i nodi vengono al pettine: tra guerre e frontiere che si chiudono, il lavoro sempre più precario, il futuro come un punto interrogativo e l'unica certezza che - bene che vada - staranno peggio di chi li ha preceduti, che ha spazzolato risorse e bruciato riserve senza remore. Se si prova a domandare di ambiente ad un certo punto partirà il “voi”, perché  la nostra generazione di boomer cinquantenni, per loro,  è quella della Colpa.

L'alienazione non è finita:  oggi il business tecnologico passa all'incasso con tutta la necessità di controllo, schedulazione fisica e mentale, la tirannia dei cookies, i dati personali palleggiati ai quattro angoli del globo, nell'incubo realizzato del “capitalismo della sorveglianza” di Shoshana Zuboff.

E poi il consumo, impossibile capire sul serio cosa si mangia e cosa si beve, le news (vere o fake?) e tutto quello che viene frullato dall'inflazione di messaggi che fa sentire sempre più impotenti, fino al covid:

Un metro, cento centimetri di separazione dall’Altro. Chiunque sia. Perché il bello dell’Italia al tempo del coronavirus è questa gigantesca ristrutturazione del concetto di Altro, di Limite, di Confine. L’unico confine proponibile sembra il corpo e la sua bolla personale, in una paradossale forma di Autosovranismo Parossistico: da soli, a un metro dall’Altro-Chiunque-Sia.

Il corpo rimane dunque l'ultimo bastione, perché è l'unica realtà su cui si possa esercitare piena sovranità. Lo è per definizione nello yoga tantrico kashmiro del maestro éric Baret, secondo il quale il resto è poco più che un'illusione, e lo è per chi è nato dopo la caduta del Muro di Berlino, che le illusioni le sta vedendo svanire alla velocità del riscaldamento globale.

Mentre scrivo sul mio portatile, in Iran le ragazze si tagliano i capelli e bruciano i veli per la morte di #mahsaamini, tra effigi dell'Ayatollah buttate a terra come busti di Mussolini o aquilotti delle ss, mentre i giovani russi scappano in monopattino, a piedi e in autostop, si fanno arrestare nelle piazze contro una guerra senza senso che vorrebbe martirizzare i loro corpi o si ammazzano direttamente. Come il rapper ventisettenne Ivan Petunin, in arte “Walkie”, che prima di buttarsi dal balcone ha spiegato il perché in un video su Telegram: “Non sono pronto a uccidere per nessun ideale”.

La sovranità del corpo sintetizza una volta per tutte le istanze identitarie che il comico eretico americano Dave Chappelle ha definito “quelli delle consonanti” - l'ultima trincea è sacra, inviolabile e non necessita di definizioni legate a preferenze sessuali liberamente volubili – oltre alle scelte etiche che hanno a che fare con il dare e il togliersi la vita, nonché il modo in cui la si conduce se non si arreca danno agli altri o alla collettività (coltivare canapa e fumarla è autosovranismo, spacciare o rubare per procurarsela no).

L'Italia meloniana non fa eccezione e ai primi annunci restrittivi sull'aborto è scattata la risposta di piazza: se l'atteggiamento da purga persiste, la rivolta nelle scuole e nelle università è assicurata.

I ragazzi e le ragazze non accettano che si decida sul loro corpo. In Russia, in Iran e persino alla Garbatella.

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Opera di @apotropaike

selezionata per CHEAP – street poster art festival

in affissione a Vicolo delle Dame, Bologna

Autosovranismo: il corpo è l'ultima trincea di cui siamo padroni

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