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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Famiglia creativa

Famiglia creativa

A cura di Orione Lambri

VEDO, SENTO, FACCIO LE BOCCACCE!

“Gli stereotipi sono come l’acqua per i pesci; proprio perché ci circondano e sono ovunque, non li vediamo più”. Alla fine era tutto in questa frase di Foster Wallace, l’unico virgolettato “colto” del testo che ci hanno spedito le operatrici del Centro Veneto Progetti Donna, il centro antiviolenza che da più di vent’anni a Padova difende le donne e le aiuta a rifarsi una vita, alla faccia dei mentecatti che hanno pensato di potersi palleggiare la loro a piacimento.  

“Conoscere al di là degli stereotipi” è il titolo del convegno contro la violenza sulle donne, per presentare la seconda edizione di un progetto educativo sulla diversità di genere rivolto a studenti, studentesse e insegnanti delle scuole secondarie di primo e secondo grado della provincia di Padova. È promosso del Rotary Club insieme col Centro Veneto Progetti Donna, con il patrocinio delle istituzioni del territorio, mentre il nostro studio è stato contattato per ideare un’immagine coordinata degna: locandina, pieghevole col programma, Facebook. Evitando, giustappunto, gli stereotipi di mestiere: lividi, botte, immagini-shock e via imposturando.

Ora, si dà il caso che gli stereotipi sulla violenza siano tutti intorno a noi, come lo spot della nota compagnia telefonica, incarnati in persone in carne ed ossa e che è bastato un, forse poco piacevole, backup mnemonico per recuperarne qualcuno. La signora al bar che ora ha paura a uscir di casa, un tempo era diverso, o la maestra di arti marziali che, di fronte alle proteste per l’atteggiamento molesto del maschietto col testosterone a palla, e niente nella zucca, prova a minimizzare con l’allieva ruffiana, quella che su whatsapp difende le battute sessiste “così spiritose” e che chiosa con un bel “tanto adesso ci insegni a difenderci”.

“NoROTARY_35x50-2n vedo, non sento, non parlo”: la madre di tutti gli stereotipi di genere è iconizzata dalle tre classiche scimmiette dell’omertà (nella versione occidentale della metafora). Vanessa Zanzelli, art e illustratrice, ha scelto di ribaltare creativamente la frittata ritraendo Luna Berenice, la scimmietta bionda di casa Lambri, mascherata con stralunate texture “veneziane”, nelle posture della bimba urlante. L’immagine della sgargiante conoscenza con gli occhi sempre aperti, che spalanca attenta le orecchie e, irriverente con tendenza alla rebelde spinta, non s’azzitta mai.

Il che, oltre a risultare un buon affresco caratteriale della Nostra, è parso il tratto più fulmineo per raccontare la speranza. Un futuro molto presente, in cui la violenza è semplicemente una cosa inaccettabile, dove una bimba di dieci anni che chiama i carabinieri perché il babbo picchia e minaccia la mamma è la norma. Tale luogo paradisiaco, perché sia vero e stabile, non può che essere presidiato dalle donne. E non basta regalare loro un bastone, il giorno delle nozze (certo a mali estremi…). Sono le donne: madri, insegnanti ed educatrici di oggi e – soprattutto – di domani, che possono davvero ribaltare gli stereotipi. Insegnando, giorno per giorno. Sono dunque le giovani donne, ragazze e bambine – ontologicamente – la speranza.

“Io sono cattiva!” grida spesso Luna quando scoppia di allegria e letteralmente non si tiene. Intende (speriamo) “tosta”, “senza paura”. Lo sguardo è quello della capitana del futuro. Il Dalai Lama, già nel 2009, concordava: "Qualcuno mi dà del femminista… Ma dobbiamo davvero spenderci di più per promuovere i valori umani di base — la compassione umana, gli affetti umani. E in questo senso, le donne hanno dimostrato di avere maggiore rispetto e cura per il dolore e la sofferenza del prossimo. [...] Il mondo sarà salvato dalla donna occidentale."

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