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Giovedì, 28 Marzo 2024
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A cura di Maria Carola Catalano

Fb censura la foto simbolo della guerra in Vietnam: "E' pedopornografia", è polemica

La foto simbolo della guerra in Vietnam che mostra una bimba nuda in fuga da un attacco al Napalm è stata censurata da Facebook. Secondo il social network, che ha una rigidissima policy sulle foto, l'immagine non rispetta le regole: è pedopornografia.  Per questo il post pubblicato dallo scrittore norvegese Tom Egeland che accompagnava lo scatto è stato rimosso. Lo scrittore parlava delle otto fotografie che hanno cambiato la storia della guerra e tra queste c'è sicuramente lo scatto incriminato di Nick Ut, dell’Associated Press, che gli valse il premio Pulitzer. 

"La bimba è nuda, perché i suoi abiti e la sua pelle hanno preso fuoco - spiega Tom Egeland in un post del 6 settembre - Il movente è tutto l'orrore della guerra, si tratta di un'icona che ha cambiato l'opinione degli americani sulla guerra del Vietnam". Ma Facebook non fa eccezioni.

Il quotidiano norvegese Aftenpost non condivide la scelta, sposa la causa dello scrittore e pubblica in prima pagina un articolo dove accusa Mark Zuckerberg di abuso di potere e censura.

"Caro Mark Zuckerberg - scrive Espen Egil Hansen, direttore del quotidiano - Facebook è nato a beneficio di tutto il mondo. Io, per esempio, posso rimanere in contatto con i miei fratelli attraverso un gruppo chiuso. Giorno dopo giorno condividiamo le gioie e le preoccupazioni. Facebook è diventato anche una piattaforma leader mondiale per la diffusione di informazioni, per il dibattito e per le relazioni sociali tra le persone. Hai guadagnato questa posizione perché te lo meriti. Ma, caro Mark, tu sei l'editore più potente del mondo. Anche per un giocatore importante come Aftenposten, Facebook è difficile da evitare. In realtà non vogliamo evitarlo, perché ci sta offrendo un grande canale per distribuire i nostri contenuti. I mezzi di comunicazione liberi e indipendenti hanno un compito importante nel diffondere le informazioni, immagini comprese, che a volte possono essere sgradevoli. Ma alle volte libertà significa, come ha scritto il britannico George Orwell nella prefazione a "La fattoria degli animali", "dire alla gente ciò che non vogliono sentire". I media hanno la responsabilità di prendere in considerazione la pubblicazione in ogni singolo caso. Questa può essere una pesante responsabilità. Ogni editore deve pesare i pro e i contro".

La missione di Facebok è quello di "rendere il mondo più aperto e connesso". Se non vuoi distinguere tra la pornografia infantile e le fotografie documentaristiche di una guerra, allora semplicemente promuoverai la stupidità".

Anche la prima ministra Erna Solberg prende posizione: "Voglio che i miei figli e gli altri bambini crescano in una società in cui viene riportata la storia - come è stata. Dove possono imparare da eventi storici. Non puoi cambiare la storia e la realtà".

Ecco il suo post su Fb:


Per Facebook è arrivato il momento di cambiare le regole, o quanto meno di considerare le eccezioni, come un Paese intero (la Norvegia) gli sta chiedendo di fare? Zuckerberg, attraverso un suo portavoce, ha risposto alla domanda, anche se non in modo esaustivo: "Riconosciamo che questa foto sia un'icona, risulta difficile distinguere in quale caso sia opportuno permettere la pubblicazione di una foto di un bambino nudo. Cerchiamo di trovare il giusto equilibrio tra il permettere alle persone di esprimersi e il garantire alla community globale un'esperienza che sia sicura e rispettosa". L'azienda riconosce velatamente di aver fatto quanto meno una figuraccia, ma non chiede scusa, e anche se annuncia che cercherà una soluzione al problema, non promette di riuscire nell'intento. Apprezziamo il gesto, ma non è abbastanza.

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